Un cappotto è per sempre. Io ne sono convinta, specialmente nel periodo del boom del fast fashion. Chiamatemi antica, chiamatemi come vi pare, ma la sicurezza che ti dà un cappotto nero, fatto come Dio comanda, la danno pochi capi.
Una volta il cappotto era uno status symbol e andava sfoggiato con parsimonia, anche se in realtà era indistruttibile. Adesso siamo piene zeppe di cappottini misto acrilico, con fodere che si strappano come carta velina e che durano il tempo di una stagione. Troppo poco. Torniamo slow, ogni tanto.
Il cappotto nero in cashmere di Lavinia Turra è uno di quei pilastri da tenere nel guardaroba: lunghezza al ginocchio e un collo importante. Una linea che sfugge alle definizioni: nè bon ton nè chic si addicono. Di sicuro lo descrive bene Gabriele Via, che con le sue parole accompagna discreto le collezioni di Lavinia Turra.
Arriva l’età nuova del cappotto.
Non è il cappotto della nonna. Marca invece un discreto ritorno ad unachiarezza di cose dentro di noi, fatta poi di lane certe, calde ma nonsoffocanti, ottimi tessuti e sicurezza.
Arriva così il bisogno, di scoprire che abbiamo bisogno; e non c’è nulla dimale. Eravamo forse solo un po’ più stronzi quando giocavamo a fare imanichini di noi stessi. Ora basta, però.
Abbiamo bisogno tutti gli uni degli altri. Poggiare e mettere le spalle in una fiducia certissima, ora che il presente e il futuro ce li dobbiamo reinventare nuovamente. Di sana pianta. Non usciamo da una rivoluzione; ma torniamo coi piedi per terra dopo esserci presi in giro per molto e molto sul serio.
Fidati di te stessa, entra nel cappotto.