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War games

Da Straker
War games
Il mondo è in fibrillazione: la Russia di Putin ha deciso di intervenire in Siria contro l’I.S.I.S., il califfato anti-islamico creato dalla C.I.A. Molti, dopo aver letto il discorso tenuto all’assemblea dell’O.N.U. cominciano a convincersi che il presidente russo è non solo uno statista di notevole caratura, ma pure una specie di salvatore. In effetti il discorso in oggetto è improntato a buon senso, moderazione nonché vivificato da alti ideali, sebbene in filigrana si intraveda un’inquietante venatura mondialista. E’ evidente che un politico usa un linguaggio che non rivela i veri obiettivi: si pensi allo scaltro Bergoglio che si avvale di una retorica sanguigna, corposa per incantare le masse, occultando obiettivi che sono diametralmente opposti a quanto dichiarato Urbi et orbi.
Dispiace deludere molti lettori, ma crediamo che non sia in corso una lotta tra il Bene (la Federazione russa) ed il Male (l’alleanza Stati Uniti-Vaticano), ma o una faida tra potenti logge o un mortale war game. Non pensiamo che Putin adempia un compito salvifico nello scacchiere internazionale, nonostante il suo indiscutibile carisma e le sue capacità diplomatiche. Come molti altri, in modo consapevole o no, interpreta una parte e gioca in una squadra il cui allenatore è presumibilmente lo stesso della rappresentativa avversaria.
Settembre è da poco trascorso e, malgrado le apparenze, è stato un mese cruciale, perché si è rinsaldata la micidiale coalizione tra Roma e Washington: è un patto in funzione anti B.R.I.C.S. con cui si sono gettate le premesse per un inasprimento delle tensioni nel Risiko planetario.
La politica è l’arte della simulazione e soprattutto della dissimulazione ed i più influenti centri di potere sono quelli più nascosti, lontani dagli opachi riflettori dei media, dall’attenzione distratta dell’opinione pubblica.
Stando a varie tradizioni, la Russia ed i suoi alleati, sono pur sempre Gog e Magog, le genti destinate ad invadere l’Europa ed a sconfiggere l’Occidente. La storia si alimenta anche di oscuri presagi e non solo di attriti economici, di contrasti militari. Di conseguenza non è improbabile che i vari focolai tendano ad allargarsi fino a conflagrare in un conflitto di ampia portata. Anche il recente riconoscimento della Palestina per opera della Chiesa di Roma è un atto che, lungi dall’essere ispirato a principi umanitari, è volto a fomentare discordie nella tormentata regione medio-orientale.
Lo scenario anticipato e descritto nel carteggio Pike-Mazzini sembra delinearsi sempre più in maniera netta e riconoscibile. All’orizzonte si profilano neri vessilli.

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