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Ora, per quanto mi riguarda quel tempo è finito: l'ex golden boy del cinema per famiglie ormai fa cinema ombelicale ( ma devo ammettere che mi manca il suo ultimo Tin Tin anche se credo che sia difficile che mi faccia cambiare idea), intento a guardarsi allo specchio e al passato sia al suo che a quello altrui.
War horse è una sfiancante epopea (due ore e mezza sono decisamente troppe) , una simulazione di film alla John Ford ma senza la sanguigna visione della vita che contraddistingueva il grande irlandese. E proprio per questo suona falso e retorico.
E poi , ammettiamolo: a questo cavallo succedono più cose in questo film che a Amedeo Nazzari e Yvonne Sanson in tutta l'opera omnia di Matarazzo che a confronto di questo film sembra un misurato cesellatore di sentimenti ed emozioni. E loro sì che erano dei bersagli preferenziali per la sfiga universale.
E' un classico filmone per famiglie come si facevano una volta, uno di quelli che una volta chiamavamo polpettoni ma parlare di polpettone e di cavallo nella stessa frase forse non credo che sia così elegante.
Altra cosa che mi ha fatto venire in mente, così in maniera empirica , è quel tipo di film a episodi in cui un oggetto, un'automobile o una camera d'albergo erano il trait d'union tra i vari segmenti del film.
War horse è un film a episodi collegati tra loro da questo cavallo, mezzo da tiro e mezzo da corsa che in realtà a vedere la storia è un immane catalizzatore di sfiga. Chi tocca questo cavallo muore oppure avrà in cambio un destino di sofferenze e tribolazioni.
Analizzando il film è così: il ragazzo che lo doma lo deve vendere perchè il raccolto è andato a male( in realtà la decisione la prende il padre visto che ormai sono alla canna del gas), il capitano dell'esercito che se lo prende muore in battaglia, i due soldatini tedeschi che lo salvano finiscono fucilati come disertori, la ragazzina che lo trova se la porterà via la guerra come dice il nonno quando si ricompra l'equide a peso d'oro e così via.
Insomma con un cavallo così sfigato che durante il film rischia più volte di finire la sua carriera sotto forma di bistecche e costatine meglio essere cauti.
Il medico dell'ospedale da campo poi lo vuole sopprimere perchè ha il tetano: fa una bella diagnosi a distanza e 'sto poverino di cavallo neanche zoppica. Ma perchè lo vuole ammazzare?
Solo perchè Spielberg deve cercare di estrarre a forza le lacrime dai dotti lacrimali. Non credo che ci sia altra spiegazione.
E qui dobbiamo distinguere tra regalare emozione ed essere ruffiani.
Intendiamoci War horse non è un brutto film dal punto di vista tecnico e figurativo, però contiene alcuni pregi e molti difetti del cinema di Spielberg che nel momento migliore della sua carriera riusciva a costruire cinema che emozionava le platee, ora questa sua capacità è centellinata in alcuni momenti mentre gli riesce benissimo essere ruffiano.
Accanto a tramonti rosso fuoco, mitragliate di buoni sentimenti e alcune sequenze che valgono il cosiddetto prezzo del biglietto, ci sono alcune cadute di tono piuttosto pacchiane e soprattutto in più di un'occasione si percepisce proprio la noia che arriva galoppando.
Per esempio la sequenza in cui il cavallo viene liberato dal filo spinato che diventa l'occasione di un incontro tra soldati da parti opposte della barricata è la testimonianza di quanto il messaggio di pace grondante retorica si divori in un sol boccone il cinema. Un inno alla volemose bene scontato quanto inutile con quelle cesoie che volano perchè di uccidere un mio simile non mi importa però vuoi mettere che soddisfazione a salvare un cavallo?
Un po' come succedeva in Hachiko altro film in cui gli uomini fanno da spalla all'animale protagonista: Richard Gere schianta in due secondi a metà film e non succede nulla, il cane lo va a aspettare alla stazione e giù lacrime a profusione. Questo secondo me non vuol dire provocare emozione ma solo essere dei procacciatori di lacrime a buon mercato.
Poi , ritornando a War horse , è curioso che il soldato tedesco le chieda ai propri commilitoni in inglese, ma spero solo che sia una svista nel doppiaggio nostrano.
Insomma l'ultimo film di Spielberg è un melodrammone equino che talvolta fa intuire la fu grandezza di un cineasta che incantava le platee di tutto il mondo.
Ma i momenti in cui si rimpiange il regista che fu sono decisamente troppi per essere digeriti.
Almeno il cavallo non finisce a bistecche. Unica grama consolazione.
( VOTO : 4,5 / 10 )
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