[...] La distilleria, nonostante sia all’aperto, non è molto grande e di primo acchito sembra un campo di battaglia con fuochi, fumo e sbuffi di vapore. Anche se al momento non ho niente da dire saluto tutti e lascio fare le presentazioni all’amico di Dominic che è del posto e ben introdotto. Fatico a trovare un ordine, una linearità della produzione nella strana disposizione degli accrocchi e l’olezzo che attanaglia il tutto -misto dolciastro/liquoroso di cose da troppo tempo appassite con note affumicate- non aiuta… bisognerà farci il naso pure a questo dato che come al solito ci sarà da aspettare.
Piano piano l’occhio si abitua e indaffarate sullo spiazzo cinto da un muro di mattoni lavorano solo donne. Sono più affidabili, organizzate e solidali degli uomini; in particolare non bevono così la produzione può continuare senza problemi o interruzioni. Quando arrivo sono in cinque ma lo staff completo è di otto e lavorano sette giorni su sette dall’alba al tramonto con bello o brutto tempo. Non ci sono storie… per guadagnarsi la paga devono distillare almeno 75 litri di waragi al giorno a testa e la prima che arriva accende i fuochi poi tutte insieme vanno a prendere l’acqua.
Producono “LiraLira”, una varietà di waragi molto richiesta dai giovani per la dolcezza al palato e l’alta gradazione. Distillano melassa di canna da zucchero fermentata -in altre parti del mondo ci preparano il rum per intenderci- e la materia prima arriva dallo zuccherificio Kakira di Jinja. Anche la legna, usata come combustibile per i fuochi degli “alambicchi”, viene da fuori ed è ammucchiata a portata di mano sotto una tettoia di fortuna.
Un distillato è un prodotto alcolico che deriva dal frazionamento di un fermentato generalmente di origine vegetale. La distillazione è un procedimento fisico che tramite calore consente la separazione degli elementi volatili di un fermentato in base al loro diverso punto di ebollizione. Si può così concentrare l’alcol etilico selezionando le sostanze più pregiate scartando il resto. A Nakawa usano la distillazione continua -l’alambicco viene caricato interrottamente così come il distillato è costantemente estratto. Il processo produttivo, interamente svolto a mano, è veramente striminzito -preparazione del mosto, fermentazione, distillazione e filtraggio- ma molto faticoso e un poco pericoloso.
I bidoni della melassa sono pesanti, c’è molta acqua da procurare, bisogna preparare il mosto da fermentare, la legna va spaccata in continuazione, i fuochi sempre attizzati, gli alambicchi caricati, l’acqua per raffreddare le serpentine va spesso cambiata, il waragi filtrato e versato nelle taniche. Si è continuamente in movimento avvolti da nuvola di fumo, tutto è posto a terra e bisogna stare spesso piegati senza contare il rischio delle esplosioni. Anche se gli alambicchi non sono in pressione, ma chiusi da pesanti coperchi in metallo, capitana che il mosto di melassa bollente trabocchi violentemente e le ustioni, come confermano vecchie e nuove cicatrici su braccia e gambe, sono abbastanza comuni.
Le signore comunque non si lamentano troppo… la paga, nonostante tutto, è sicura con la produzione in costante (leggero) aumento e proprio alcuni mesi fa c’è stata l’ultima “assunzione”. Non hanno una fase dell’anno con una forte richiesta come da noi per esempio a ridosso del natale, soltanto durante il periodo elettorale fanno il botto a conferma dei legami esistenti fra alcol e politica.
Non sono un esperto del settore -bevo giusto birra e qualche bicchiere di vino- ma ho amici con sete atavica, gole riarse, pance capienti, gusti ricercati con un’inesauribile voglia di divertirsi e un’opinione circa il rompicapo dell’alcol in Uganda me l’ha sono fatta. Il problema è che con gli stessi soldi spesi per bere una sola bottiglia di birra da mezzo litro si può comprare 1 litro di waragi e prendersi una sonora sbornia anche in quattro o cinque(!) e fare così una bella… festa.