E’ bello quando la realtà ti offre spunti per nuovi articoli e la realtà che vive un lavoratore free lance potrà non offrire molto denaro, ma di spunti ne regala a bizzeffe.
Ieri ad esempio, parlavo con mia madre al telefono: mi voleva libera per il pomeriggio per non so quale faccenda. Inutili i miei :“Mà guarda, sono piena in questo periodo” – “No dai, ma non possiamo rimandare alla settimana prossima?”, alla fine ho ceduto e le ho detto: “Ok mi organizzo e ti faccio sapere”, e quando l’ho richiamata per farle sapere mi ha chiesto con un certo imbarazzo: “Cla, scusa se te lo chiedo, ma non ho capito bene che lavoro fai”, da leggersi – Dato che hai un’attività indipendente dovresti poterti staccare quando vuoi. Perché non è così?”. “Bella domanda, davvero bella domanda”.
Ti hanno mai posto un quesito del genere? Immagino proprio di sì, perché in fondo capire che lavoro faccio io, fai tu e fanno tutti i web content – blogger – copy – grafici – programmatori freelance (e chi più ne ha più ne metta) non è per niente semplice.
Tanto per cominciare lavorare in casa sembra a tutti una pacchia e il lavoro non è mai una pacchia. Inoltre c’è la quasi totale inconsistenza del cliente che se non lo vedi e non lo tocchi per davvero, pare quasi che non esista (alle persone che non sono del mestiere) tant’è che non di rado mi è stato chiesto: ma come li trovi questi lavori? Seconda buona domanda del giorno.
Ci metti poi l’immaterialità del lavoro e la difficile fruibilità del mezzo comunicativo che utilizziamo per lavorare e hai bello che confezionato l’amletico dubbio che frulla in testa ad amici e parenti: ma di cos’è che vive tizia?
D’altronde credere realmente che di scrittura si possa vivere è impensabile: scrivere non è un lavoro, tanto meno quando si scrive per il web. I siti in fondo non li portano le cicogne con tanto di testi già in allegato come dentini spuntati di recente? Ti verrebbe da urlare un bel: “No Ca… volo”, ma visto che siamo freelance, e nei panni degli altri ci mettiamo spesso, per intuirne i desideri e le necessità, mettiamoci nei panni di chi realmente non capisce che diavolo di lavoro è quello che abbiamo scelto per la nostra vita, un po’ come una missione, un po’ come una condanna, un po’ come un premio.
Il fatto è che spiegare che lavoro facciamo è il più delle volte complicato, perché il nostro lavoro cambia ogni giorno e non fai in tempo ad abituarti ad un cliente che già è volato via e un altro(speriamo) picchietta nella sezione “Contatti” del nostro sito.
Io ho cercato di spiegare schematicamente il mio lavoro così:
- durante la mia giornata ho impegni fissi. Ogni giorno devo inviare un pezzo di attualità (faccio per dire) ad almeno due siti che si aspettano di riceverlo durante le prime ore del mattino;
- conclusi gli impegni fissi mi devo lavorare i progetti con scadenza. Ne ho due in ballo fra questa e la prossima settimana;
- le scadenze nel mio lavoro si DEVONO rispettare. Se non le rispetti oggi e non le rispetti domani il cliente, che deve fare i conti probabilmente con un altro cliente, non solo ci saluta con un sibilante “ma vai a farti benedire”, ma è facile che non ci faccia una gran bella pubblicità con gli altri del settore. Il web è un paesotto piccolo piccolo;
- ogni giorno devo avere del tempo per gestire i clienti del periodo (mail etc) o per cercarne di nuovi;
- durante la giornata lavorativa svolgo anche lavori per me: gestisco 3 siti web, e lavoro al progetto del momento (libro, e book o chissà che altro);
- tra la prima parte della giornata e la seconda devo: riordinare la casa, cucinare, lavarmi, vestirmi, fare qualche telefonata perché altrimenti vado fuori di testa, innaffiare le mie piantine, e prendermi un attimo per me e per i miei occhi!
Detto questo se la persona alla quale vorresti spiegare che lavoro fai pensi che non possa proprio capire c’è sempre la risposta deluxe: certo che potrei dirti che lavoro faccio, ma poi dovrei ucciderti!
Photo Credit: Jeff Finley
{lang: ‘it’}