“Bisogna seguire i grandi eventi, specialmente quando sono luttuosi” Tim Stehle, giornalista del gruppo Knight Ridder, commentando i dati diffusi dalla Interactive Newspaper Conference, dove si è dimostrato che i lettori si dimostrano interessati per l’informazione su eventi negativi, lutti, incidenti, crisi internazionali, cronaca nera.
r“Medium” è latino e significa “ciò che sta nel mezzo, ciò che costituisce un tramite”. Non per questo tutti i media sono “mass” media. Lo sono, per esempio, i giornali, la radio, la Tv e, invece no, il telefono o il fax. La qualifica di mass media, infatti, si connette con l’idea di un ipotetico “centro” che produce e distribuisce conoscenza, informazioni, idee. Si tratta della capacità di comunicare “da uno a molti” (one to many), quindi moltiplicandolo, il medesimo messaggio.
Entro questa prospettiva, i giornali possono essere considerati come le prime forme di mass media, giacché i mass media vengono intesi come media per la massa. Dove per massa s’intende ampio pubblico, piuttosto eterogeneo, attento (ma anche manipolabile) alla fonte mediale percepita come più esperta, più autorevole e più prestigiosa.I primi giornali quotidiani, grazie a telegrafo e telefono potevano acquisire velocemente le informazioni e le notizie rendendo i lettori partecipi a fatti accaduti anche in luoghi lontani. Lo spazio di riferimento e di conoscenza veniva così dilatato in modo impensabile prima dell’avvento del telegrafo e le notizie, rese accessibili a larghi strati della popolazione.
Lo scopo precipuo dei giornali è sempre stato quello di assicurare alla società una sufficiente base informativa; di formare un’opinione pubblica grazie ad informazioni attendibili; di togliere le ubbie con onesti resoconti dei fatti; di fornire notizie interessanti, approfondimenti culturali e banalità ma utili, come l’elenco delle farmacie di turno. Più di ogni altra cosa, hanno tenuto a diffondere le notizie nel minor tempo possibile. Ciò che risultava soddisfacente ai tempi dei soli telefono e telescrivente, però, diventò praticamente partita persa, quando in campo a giocare entrarono radio e televisione.
I giornali affiancati da radio e televisione preferirono, invece di gareggiare a chi comunica prima la notizia, puntare su approfondimenti più dotti e ragionati, puntare sull’intelligenza e la selettività del lettore. Approfondimenti dei fatti, riflessioni sulle notizie, dando per scontato che il lettore li abbia già appresi almeno superficialmente dalla Tv. La televisione, infatti, è un medium che informa ma non richiede grande sforzo di attenzione e, il linguaggio usato è piuttosto frusto, cioè non necessita di cultura particolare per essere compreso. Offre frammenti molto ridotti e semplificati di notizie. Ma un poco di concorrenza alla Tv comunque il giornale ha cercato di farla. Ed ecco apparire accanto agli editoriali e agli articoli “pesanti”, interviste e chiacchiere (quasi da comare) su personaggi più o meno noti e stelline dello spettacolo per divertire e alleggerire l’attenzione del lettore. Inoltre le pagine del giornale hanno vivacizzato l’impatto visivo con foto, anche a colori e titoli a caratteri particolari. E se questo non è stato fatto sulle pagine del quotidiano, allora nei magazines allegati ad esso. Si è cercato, in altre parole, di riprodurre quegli spazi di spettacolo e comunicazione visiva per riattirare a sé i telespettatori. Si è cercata un’imitazione degli stili comunicativi, dei formati e dei codici espressivi dell’audiovisivo. L’obiettivo era la riconquista del mercato. La televisione, pure lei, ad onor del vero, non si limita a fornire informazione e divertimento, l’infotainment,come si dice usando una sola parola. Spesso dopo i telegiornali apre spazi culturali per approfondimenti e riflessioni. ‘Infotainment’ è un neologismo creato dagli studiosi di comunicazione di massa. Fonda assieme ‘information’ più ‘entertainment’, ovvero informazione e divertimento. L’infotainment si può tentare di tradurre con ‘intrattenimento pseudo-informativo’, cioè un miscuglio di informazione, commento e fantasia.
Oggi fra quotidiani, radio giornali e televisioni, il flusso comunicativo è pressoché continuo. Essere informati è un diritto e dovere, un requisito minimo per potersi considerare individuo sociale. Un flusso così continuo di informazioni, richiede notizie freschissime e aggiornamenti solerti, in una sorta di dipendenza dai mezzi di comunicazione di massa. La dipendenza deriva dalla consapevolezza dell’effimero. Nuovi fatti e nuove notizie arrivano nell’arco di periodi sempre più brevi. La caducità delle notizie ridefiniscono il rapporto con il tempo.
La guerra dell’informazione fra giornali e Tv si combatteva oramai a sassate, cioè a colpi di gadget e supplementi colorati da aggiungere ai quotidiani, quando è spuntata (con il dilagare del personal computer quasi in ogni casa) la possibilità del giornale telematico.
Il giornale on line apre una nuova epoca di cambiamento. Al giornale cartaceo a stampa, dal quotidiano al periodico, si affianca l’edizione on line, non solo aggiuntiva ma integrativa e complementare, capace di aggiornare le notizie e le informazioni (ad esempio i listini di borsa) pressoché continuamente.
Cambia così il lavoro nelle redazioni e il rapporto tra il giornalista e il suo pubblico. Ma ancora di più cambia lo stile comunicativo grazie alla possibilità di interazione fra produttore e fruitore. L’ipertesto e la connessione ad Internet costituiscono i due principali nuovi fattori.
Per Giuseppe Mazzei,Internet è paragonabile a quel famoso meteorite che, abbattendosi sulla Terra sconvolse il clima, causò cataclismi e portò all’estinzione dei dinosauri. Per dinosauri intende i giornalisti “vecchia maniera”. La Rete ha sconvolto il clima intellettuale, causato cambiamenti sociali e tecnologici e porterà tra non molto all’estinzione i giornalisti tradizionali. Il giornalista tradizionale è il giornalista con una formazione unidirezionale o meglio con il sapere a compartimenti stagni. Quello che si specializza in un solo tipo di linguaggio, ad esempio la scrittura per il quotidiano, e poi di altri moduli linguistici non se ne interessa affatto. Per non parlare delle conoscenze tecniche e tecnologiche.Il giornalista dinosauro è portato a soccombere. La rete mescola e contamina i linguaggi dei diversi media: il linguaggio del cinema, del teatro e della fotografia. Non potrà, quindi, più esistere un giornalista che non conosca tutti i trucchi della comunicazione a 360 gradi; che non sia in grado di far tesoro delle potenzialità dell’informatica; che non senta il bisogno di aggiornamenti e apprendimenti continui. E, continuo con le parole di Mazzei, poiché “l’informazione è tutto, e tutto è informazione”, il giornalista deve saperla padroneggiare, selezionare, confezionare e sbriciolare, per adattarla ai vari mezzi e ai vari linguaggi in modo che risulti sempre efficace. Le nuove leve di questo mestiere, saranno i cybergiornalisti, i web giornalisti per un web giornalismo.
La lettura di un quotidiano è diversa da quella di un libro ed ha molto più in comune con la navigazione in Internet di quanto si è normalmente disposti a pensare. Innanzi tutto, se non nel caso in cui si trovino lettori particolarmente pazienti, nessuno si aspetta che un giornale venga letto tutto quanto ogni giorno. Non è un percorso di lettura dall’inizio alla fine, quindi, c’è una ricerca attiva dell’informazione che potrebbe interessare. Si sbirciano le foto, si leggono titoli ed occhielli. Ognuno sfoglia rapidamente le pagine del giornale, con le notizie proposte e va a cercare l’informazione che gli interessa. Una certa analogia con la lettura on line, da questo punto di vista, esiste.
All’inizio dei quotidiani on line, gli editori misero in Rete papale papale la versione cartacea del loro giornali, giustamente chiedendosi se non si stessero dando la zappa sui piedi, proponendo la possibilità ai lettori di usare gratis lo stesso prodotto che nelle edicole si doveva pagare. Questo era uno dei giudizi, o pregiudizi di più largo corso sulle edizioni sul Web. Poi si resero conto che la versione on line permetteva di adoperare e integrare codici comunicativi diversi, testo, suoni, immagini e filmati. La versione on line sfruttava potenzialità prima impensabili, compresa la possibilità di collegarsi a catena con link esterni e i banner della pubblicità, e perfino fidealizzava il navigatore al nome della testata che poi avrebbe preferito fra le altre (non piaciute o non trovate sul Web) comprando in edicola.
Il risultato finale all’attuale è un processo di simbiosi. Un’integrazione tra versione su carta e on line, che assicura l’aggiornamento continuo delle notizie. I giornali on line quindi non sono più sostituti ma aggiuntivi alle versioni a stampa. Dire di più: in Internet, un semplice articolo può diventare una base di partenza per una ricerca seria sull’argomento, sfruttando l’archivio e i link di siti segnalati. Internet, infatti, è un medium capace di memoria storica, ovvero dà la possibilità in qualsiasi momento di rileggere ciò che interessa ed approfondirlo, a differenza della radio o della televisione dove l’informazione passa e non può essere recuperata. E la versione on line del giornale offre molto di più in servizi ed approfondimenti di quanto non riesca a fare la copia stampata.
Internet permette persino la scelta dei contenuti informativi da parte dell’utente. Il Daily Me è il giornale personale, con contenuti composti sulla base delle preferenze dichiarate dall’utente o generati automaticamente da “agenti intelligenti”, ricavati da preferenze implicitamente manifestate durante la navigazione.
HACKER KULTURE 1. Brainframes — 2. Etica Hacker – Emmanuel Goldstein — 3. Hackers – la prima generazione — 4. gli hacker di Altair 8800 — 5. Hackers famosi — 6. il Cyber World di William Gibson — 7. Cyber Femminismo – Donna Haraway — 8. cause famose — 9. napster — 10. Jon Johansen e il codice DeCSS — 11. Software Libero – Richard Stallman – Copyleft — 12. Linux – Linus Torvalds — 13. Pekka Himanen e l’etica hacker — 14. un po’ di storia sul Copyright — 15 Open Source e Pubblica amministrazione — 16 Software, diritti d’autore — 17. Digital Millennium Copyright Act
mio pezzo, parecchio datato ma ancora presente su Hacker Kulture dvara.net ivy