Tirava una certa aria di delusione all’ultima conferenza Tool of Change for Publishing, della O’Reilly Media.
Secondo il report che ne ha fatto Apogeonline, si è parlato di cambiamenti, sì, ma di cambiamenti mancati: la grande rivoluzione digitale è ancora lontana da venire e in molti tra i partecipanti si sono chiesti se mai avverrà.
Eppure gli strumenti esistono già, come lo standard ePub3, rilasciato più di un anno fa e mai realmente adottato, ma che potrebbe rendere gli ebook qualcosa di ben diverso da ciò che conosciamo oggi: potrebbe renderli multimediali, interattivi, accessibili tramite qualsiasi dispositivo in qualsiasi momento.
Una possibilità che ha fatto storcere il naso agli editori impegnati nel tentare di riprendere il controllo sulla produzione. Come scrive bene Ivan Rachieli: “produrre, distribuire e vendere contenuti all’interno di contenitori definiti e in un regime di scarsità indotta, ottenuta grazie all’impiego di protezioni anticopia (DRM) e alla costruzione di ecosistemi chiusi.”
Insomma, riportare l’industria allo status quo.
Ma perché? Cosa accadrebbe se finalmente si adottassero degli standard aperti?
A questo proposito ho scovato un’interessante presentazione di Hugh Mcguire, fondatore di PressBook (la piattaforma che produce libri digitali tramite WordPress).
La sua idea (o meglio speranza, visti i presupposti di cui sopra)è che presto la distinzione tra libro e Internet sparirà del tutto, che si supererà addirittura il libro elettronico per produrre dei Webbook: versione Web degli ebook, ottimizzata per la lettura su diversi formati.
Si suppone che le parole siano adatte per essere stampate con l’inchiostro su una pagina, racchiuse tra due copertine, pronte per essere vendute in un negozio. Altri tipi di parole, invece, sembrano più adatte ad essere digitate sulla tastiera, inviate ad un server per essere poi instradate sugli schermi di altri dispositivi, computer o smartphone. Qual è la differenza tra questi due tipi di parole?
Secondo Mcguire, un semplice link.
I link creano discussione, coinvolgimento e generano traffico.
Cosa ci suggerisce questo?
Che un webbook può generare un livello interesse impossibile per un semplice ebook.
Con i Webbook le idee si diffonderebbero molto più velocemente ed inoltre, sarebbero più facili da trovare per il pubblico e da monetizzare per i produttori, basandosi sull’analisi dei dati di accesso al contenuto; perché si può sempre vedere chi sta leggendo un webbook.
Ma l’unico modo è che si adottino degli strumenti web based aperti, abbastanza flessibili da poter essere sperimentati da chiunque.
Non è un’ipotesi impossibile, almeno non lo è per gli scrittori che si stanno già orientando verso il modello di scrittura condivisa proposto da piattaforme come Wattpad, che assumeranno via via sempre maggiore rilevanza con il risultato, positivo per gli appassionati, che ci sarà sempre più da leggere là fuori!
Resta da capire cosa ne vorranno fare gli editori di tutti questi Open Book.