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WEEK-END +24 - Il Naufragio della Costa e non solo di quella
Creato il 16 gennaio 2012 da CalcisulcalcioNaufraga la nave della Costa Crociere, nella notte tra il 13 e il 14 gennaio, davanti all'Isola del Giglio. Il transatlantico si rovescia su un fianco a causa di un'impatto con gli scogli, che apre uno squarcio di circa 70 metri sulla Costa Concordia. La nave era troppo vicina alla riva, a circa 15o metri, a bordo 4229 persone.
Naufraga la vita di almeno 6 persone, altre sono ancora disperse, cercate disperatamente dai sommozzatori, in quelle acque torbide, buie, piene di detriti di ogni genere, stanza dopo stanza, ponte dopo ponte, cercando ancora di trovare persone vive...o morte.
Naufraga la carriera del comandante, ora che viene fuori la sconvolgente verità sulle cause del naufragio, non solo il comandante Francesco Schettino ha operato una manovra rischiosa e ha poi abbandonato la nave, ma lo ha fatto per omaggiare un componente dell'equipaggio nativo del Giglio, "un'inchino" che tra gli addetti ai lavori è come un segno di rispetto, un gesto dedicato anche a Palombo ex-comandante ora in pensione di origini isolane del Giglio. Col senno di poi una vera follia, costata la vita a degli innocenti.
Naufraga la stampa, per primo l'impaginatore de "Il Gazzettino" che l'ha fatta grossa e che dà l'immagine a questo articolo. Naufraga non solo la stampa italiana, ma mondiale, inizia il crocevia di persone che si affollano nei pressi del gigante rovesciato. Nulla da dire, è impressionante vederla da vicino, nulla da obbiettare, è un caso di rilevanza internazionale, ma mi chiedo se sia proprio necessario invadere l'isola, come già in passato è successo per i grandi casi di cronaca, invadendo ad esempio la vita della famiglia Scazzi-Misseri.
Naufraga la mente delle persone coinvolte, e non parlo delle persone che hanno rischiato di perdere la vita e che scosse dall'accaduto cercano conforto, ma di chi si ostina a restare nei pressi del disastro per dare la sua testimonianza al giornalista di turno, a distanza di giorni, chi non riesce a tornare alla vita di tutti i giorni perchè deve cercare il suo quarto d'ora di celebrità, chi ogni giorno deve guardare la nave, deve sperare che si ritrovi ancora qualcuno, magari vivo, e la sera torna a casa deluso, e per ultimi, chi fabbrica navi, perchè sanno che ci sarà ancora lavoro, e guadagno, e si abbassano al livello degli imprenditori che ridevano la notte del terremoto di L'Aquila.
E come sempre...purtroppo...alla fine, lentamente...diventerà il caso, il libro, il film, perchè è nella natura umana, è il modo che ci hanno insegnato ad usare, per ricordare.
di Cristian Amadei
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