Weekend francese

se chiedete a un italiano cosa pensi dei francesi, vi risponderà che sono arroganti, egocentrici, freddi e con una gran puzza sotto il naso. dai parigini, poi, meglio stare alla larga: una volta un’amica mi ha confidato che in autostrada occupano la corsia di sorpasso lungo tutto il percorso, senza mai liberarla, e che un tizio l’ha costretta a buttare il rullino su cui era per caso stata impressa l’ immagine di lui, mentre passeggiava davanti alla tour eiffel, che la poveretta voleva immortalare, rovinandole la vacanza. per non parlare del fatto che con il louvre la francia sbandiera al mondo la propria capacità di rubare preziosi pezzi alla nostra storia dell’arte e cospicui incassi ai nostri musei. che le cose siano andate così, che la gioconda debba far bella mostra di sé su una parete d’oltralpe è un fatto e c’è poco che si possa dire al riguardo, ma sulla cattiva ospitalità dei francesi, sul loro ostentato snobismo, sulla scarsa disponibilità a risponderti in una lingua che non sia la loro, mi sono dovuta ricredere in questo weekend, passato a lione per inseguire pete doherty, che ha dato eloquente prova delle proprie doti nel suggestivo teatro romano di fourviere. ho notato una discreta disponibilità a farsi intendere oltre i limiti della lingua (io non conosco una parola di francese!) e una capacità di esprimersi in inglese che mi è sembrata, non nascondo un po’ di rammarico!, mediamente superiore rispetto a quella diffusa in italia, il che mi fa pensare che se i francesi si rifiutano di costellare il proprio vocabolario di inglesismi di dubbia utilità ciò non dipende da un’indole ostile e xenofoba, ma forse solo da una maggiore padronanza linguistica e da una minore attitudine al servilismo.