Photo by Marco Codato
Lo ammetto: se qualcuno, prima di martedì scorso, mi avesse detto che la pizza più buona che avrei mai mangiato sarebbe nata da un brainstorming tra chef inglesi ed ex-tossicodipendenti, probabilmente non ci avrei mai creduto. Questa è solo una delle tante magie di WeFree Days, la festa della comunità di SanPatrignano che celebra ogni anno sé stessa e la libertà da qualsiasi dipendenza, e che coinvolge ogni anno ragazzi delle scuole e collettivi di tutto il mondo.
Sono stata invitata in veste di traduttrice dalla fondazione di Jamie Oliver che ha inviato a SanPatrignano i ragazzi di Fifteen Restaurant. Fifteen è un noto ristorante di Londra, ma è anche una scuola. Ogni anno, la fondazione prende 18 ragazzi con un passato difficile e li trasforma in cuochi di altissimo livello. Insieme ai ragazzi di Fifteen, a San Patrignano ho trovato gli skaters dell’Afghanistan, i danzatori del Brasile, i graffittari del Portogallo e i breakers di Roma, Berlino, Canada e Uganda. Sono tutti diventati miei fratelli.
Ognuno di loro ha una storia da raccontare, un messaggio da portare, qualcosa da insegnare e qualcosa da imparare, ma tutti si impegnano, nella loro vita quotidiana, a promuovere il cambiamento sociale tra i giovani, ad aiutarli a uscire da situazioni difficili, a rinascere. Come le fenici. E se nel mondo esiste davvero un nido appartato per le fenici più splendenti del mondo, questo è SanPatrignano.
Ho vissuto per tre anni a Perugia, una delle città in Italia dove il problema della droga ha intaccato più profondamente il tessuto sociale, rendendo le persone arrabbiate e spaventate. Prima di varcare i cancelli di SanPatrignano, ho deciso di lasciare fuori dalla comunità tutti i miei pregiudizi, e quando sono riuscita non li ho ripresi più.
Da oltre 30 anni, SanPatrignano dona una nuova vita ai ragazzi che hanno fatto uso di droghe. Arrivano da tutto il mondo, e la percentuale di successo è altissima: il 72% smette per sempre con gli stupefacenti. A SanPa è vietato stare soli: si vive tutti i giorni gomito a gomito, si condividono i pasti, le gioie e i dolori. Tutti hanno un ruolo nella comunità, tutti lavorano, perché quando i 4 anni di programma finiscono, i ragazzi devono saper affrontare la vita con la sicurezza di saper svolgere una professione.
Sui muri di San Patrignano si legge tanto dolore, alienazione, solitudine, incomprensione, paura. Ma i sorrisi dei ragazzi urlano gioia, speranza, voglia di vivere. Siamo stati lì cinque giorni e abbiamo ascoltato tanti racconti di persone che hanno fatto un brutto errore, ma hanno avuto poi la forza e l’umiltà di ammettere i propri limiti e rialzarsi dalla polvere. Chi di noi non ha mai sbagliato nella vita, dopo tutto?
Grazie al WeFree i giovani delle scuole sono potuti entrare a SanPatrignano, e vedere con i loro occhi quanto sia potente la forza delle passioni, talmente tanto da cambiare il mondo. Hanno visto anche quanta forza si può trovare dentro sé stessi, tanto da ritrovare la via che si era persa. Ogni gruppo che ha vissuto WeFree ha portato qualcosa da condividere con i ragazzi di SanPatrignano, che non sono dei mostri. Hanno due occhi, due gambe e due braccia con le maniche ben rimboccate.
Abbiamo ballato con i ragazzi dell’Uganda, fatto beatbox con Balu e Scott di Toronto e mangiato la pizza nata dalla fusione delle ricette degli chef di Fifteen e di SanPa. Siamo arrivati tutti diversi, e ci siamo lasciati completi, arricchiti. Uguali.
Photo credits by Danny McCubbin, WeFree, Joel Sames, Projecto Transformers
For English speakers: I have not forgot you, don’t worry. The thing is that starting by now, most of the posts in English will be published on Huffington Post UK. So enjoy my debut by clicking to the English version of this article on Huff Post ;)