Ho viaggiato molto nelle ultime settimane, e mi scuso con i miei lettori per aver trascurato un po' il blog.Sono anche stata, per la prima volta nella mia vita, in Svezia. Non avevo nessun motivo particolare per andare in questo paese. Se non, credo, il desiderio di vedere il luogo che aveva dato i natali a Ingmar Bergman. Quando non viaggio per lavoro, è raro che vada in posti che non c'entrino nulla con il cinema, e Bergman è uno dei miei registi preferiti. Amo i suoi film: le immagini, la luce, i luoghi, i dialoghi, i silenzi, l'abilità con cui disseziona, spiega e interpreta l'animo umano, con cui racconta l'amore e il disamore tra le persone, la disperazione con cui cerca di dare un senso alla vita, e il suo interrogarsi sull'esistenza o meno (piuttosto meno, temo, se si pensa a Luci d'Inverno) di un essere superiore.Arrivata all'aeroporto di Stoccolma, con mia grande sorpresa, mi sono vista accogliere da fotografie di famosi personaggi svedesi. Gli Abba, ça va sans dire, ma anche Ingrid Bergman, Greta Garbo e Stellan Skarsgard (attore per il quale ho sempre avuto un debole). Proprio un attimo prima che le porte si aprissero sull'uscita, c'era una foto in bianco & nero di Ingmar Bergman. Welcome to my hometwon, diceva la scritta accanto al suo volto.Voi adesso penserete che sono proprio una cretina, ma io ho avuto un colpo al cuore. Mi sono sentita un groppo in gola, come se avessi trovato un amico ad accogliermi lì in aeroporto. Benvenuta, mi diceva Ingmar, e io avrei voluto buttargli le braccia al collo e dirgli che mi sentivo già un po' a casa.
Magazine Cinema
Ho viaggiato molto nelle ultime settimane, e mi scuso con i miei lettori per aver trascurato un po' il blog.Sono anche stata, per la prima volta nella mia vita, in Svezia. Non avevo nessun motivo particolare per andare in questo paese. Se non, credo, il desiderio di vedere il luogo che aveva dato i natali a Ingmar Bergman. Quando non viaggio per lavoro, è raro che vada in posti che non c'entrino nulla con il cinema, e Bergman è uno dei miei registi preferiti. Amo i suoi film: le immagini, la luce, i luoghi, i dialoghi, i silenzi, l'abilità con cui disseziona, spiega e interpreta l'animo umano, con cui racconta l'amore e il disamore tra le persone, la disperazione con cui cerca di dare un senso alla vita, e il suo interrogarsi sull'esistenza o meno (piuttosto meno, temo, se si pensa a Luci d'Inverno) di un essere superiore.Arrivata all'aeroporto di Stoccolma, con mia grande sorpresa, mi sono vista accogliere da fotografie di famosi personaggi svedesi. Gli Abba, ça va sans dire, ma anche Ingrid Bergman, Greta Garbo e Stellan Skarsgard (attore per il quale ho sempre avuto un debole). Proprio un attimo prima che le porte si aprissero sull'uscita, c'era una foto in bianco & nero di Ingmar Bergman. Welcome to my hometwon, diceva la scritta accanto al suo volto.Voi adesso penserete che sono proprio una cretina, ma io ho avuto un colpo al cuore. Mi sono sentita un groppo in gola, come se avessi trovato un amico ad accogliermi lì in aeroporto. Benvenuta, mi diceva Ingmar, e io avrei voluto buttargli le braccia al collo e dirgli che mi sentivo già un po' a casa.
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