Era il 2001 (certo che si invecchia in fretta!!) eravamo ad Amsterdam, io e quella che al momento mi sembrava l’amica che mi aveva fatto svoltare la vita, guardare il mondo con occhi diversi e che, prima ancora della fine di quell’esperienza, avrebbe iniziato a minare sistematicamente la nostra amicizia a colpi di competitività.
Ma all’epoca niente ci poteva ancora scalfire, passavamo le giornate al Dipartimento di Ricerca dove eravamo in stage, i pomeriggio a passeggiare per i canali al freddo e al gelo, i sabati e le domeniche in gita nei dintorni ed il venerdì sera avevamo preso l’abitudine di frequentare il Jazz Cafè Alto (all’epoca forse solo Cafè Alto).
In uno dei vicoli della centralissima Leidsplein, con un ingresso a cui non daresti due lire, c’eravamo entrate per caso proprio un venerdì per stare il tempo di una birra e proseguire i nostri giri e, dopo qualche chiacchiera con i barman ed il chitarrista del gruppo che avrebbe suonato di lì a poco (che ci confessò di avere suonato più volte con Alex Britti) decidemmo di restare, conquistate dal gruppo e dalla sua musica.
Il leader e cantante del gruppo era un signore nero di mezza età, alto e dinoccolato, vestito ogni sera con un abito di colore diverso (sempre colori sgargianti, giallo, verde, rosso) con bandana in pandan, elegantissimo nei modi e nel vestire ci salutava ogni sera con il baciamano ed un simpaticissimo sorriso e ci dedicava ogni volta una canzone diversa. Il resto della band era il classico delle band soul: chitarra, basso, batteria, sassofono e corista che una sera ci provò, forse, con l’amica.
Ovviamente andammo per tutti i venerdì dei successivi due mesi e ogni volta alle prime note dell’ultima canzone il rammarico per la fine della serata era niente, rispetto a quello che provammo l’ultimo venerdì prima di partire, consapevoli che probabilmente quell’atmosfera, il sapore di quell’avventura e di quell’amicizia non si sarebbero più potuti ripetere.
Sono tornata altre volte al Café Alto, senza l’amica e con altre compagnie, ma non ha più avuto lo stesso sapore. È proprio vero, non possiamo sempre avere quello che vogliamo, a volte se cerchiamo bene ci riusciamo, ma molte cose non torneranno più.
Ah, la canzone di chiusura era proprio questa…
You can't always get what you wantBut if you try sometimes well you just might findYou get what you need
Buon ascolto!
P.S. Le immagini provengono ovviamente dal sito del Jazz Café Alto. Thanks!