Magazine Cultura

Welfare for dummies: il sistema liberista

Da Luciferkitty @MicheleAFGreco
Discutendo con varie persone, mi sono reso conto che in pochi sanno cosa sia il welfare state e quanti tipi ne esistano.
No, non ho intenzione di fare un articolo nozionistico, non avrebbe senso. Mi limiterò a inserire le informazioni basilari per poi spiegarle e ragionarci su.
Ma iniziamo da una domanda: cos'è il welfare state? Quando si parla di welfare state ci si riferisce al sistema normativo attraverso il quale lo stato applica il principio di uguaglianza sostanziale, e quindi l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze sociali. Fanno parte del welfare servizi come l’assistenza sanitaria, l’istruzione pubblica, la previdenza sociale (pensioni e assistenza d’invalidità), l’indennità di disoccupazione, la gestione delle risorse culturali (biblioteche, musei), la difesa dell’ambiente. Questi servizi gravano sui conti pubblici attraverso la “spesa sociale” e sono finanziati attraverso le tasse.
Il sociologo danese Gøsta Esping-Andersen ha introdotto una classificazione dei diversi sistemi di welfare state strutturata in tre tipologie: liberista, conservatore-corporativoe socialdemocratico.
In questo articolo parlerò del modello liberista.
Welfare liberista
  • Esempio: Stati Uniti d’America
  • Pro: livelli bassi di tassazione
  • Contro: pochi servizi sociali, spesso di scarsa qualità e indirizzati quasi solamente ai ceti molto bassi

Il modello liberista, detto anche "residuale", riconosce alcuni diritti sociali solo a chi ne ha davvero bisogno, quindi le fasce più povere della società. Già il ceto medio-basso è decisamente poco protetto, e ancor di meno lo è quello medio.
Con il sistema liberista, i cittadini devono pagare poche tasse, il che potrebbe sembrare un bene. In realtà non lo è del tutto. Prendiamo ad esempio gli U.S.A.: le scuole e le università pubbliche sono di scarsissima qualità e per avere una buona istruzione bisogna affidarsi ai privati. Non tutti possono permettersi di pagare fior di quattrini, quindi l’istruzione diventa elitaria, in grado di fornire un ottimo servizio solo ai ceti alti e medio-alti. Inoltre, dato che il prestigio dell’università in cui ci si laurea conta molto, uscendo da un’università pubblica si avranno serie difficoltà a trovare lavori di alto livello.
E per quanto riguarda la sanità? La qualità è generalmente di altissimo livello, ma è tutto a carico del paziente. Insomma, o sborsi fior di quattrini alle assicurazioni private o puoi schiattare. Appartieni al ceto medio, hai un grave problema medico e pagarti le cure ti distruggerebbe le finanze? Allora non meriti di essere curato! Almeno su questo, persino gli U.S.A. hanno capito che lo stato deve intervenire. Ed ecco che Obama ha reso un po' più equa la sanità statunitense. Qui in Italia, invece, c'è chi propone la privatizzazione del settore sanitario. Attualmente la nostra sanità non funziona, questo è vero, ma privatizzarla sarebbe come dire “mi fa male la testa, quindi mi decapito”. No, non ha senso. La malattia di cui soffre la sanità italiana è curabile senza privatizzare, basta migliorare la gestione e combattere gli sprechi e la corruzione.
I liberisti partono dal presupposto che il mercato sia in grado di regolarsi da solo. In realtà ciò non è vero, perché i privati hanno come primo obiettivo il guadagno. Ed ecco che si inverte il rapporto domanda-offerta creando falsi bisogni e sfruttando i meccanismi di obsolescenza pianificata e obsolescenza percepita. Tutto ciò è una truffa ai danni dei consumatori! Ma si tratta di un discorso generale, quindi andiamo più nel dettaglio e parliamo dei servizi sociali. I liberisti credono che i privati possano gestirli meglio dello stato spendendo pure meno. Ma ciò è vero? Non esattamente. Lo stato dovrebbe avere come primo obiettivo il benessere dei cittadini, quindi offrire servizi di alta qualità al minor prezzo possibile dovrebbe far parte dei suoi obiettivi. Perché ho usato il condizionale? Perché ci sono le incognite della corruzione e della capacità gestionale di chi si occupa della cosa pubblica. Il primo problema va combattuto duramente, anche perché toglie dalle casse dello stato centinaia di miliardi di euro, il secondo problema va risolto sia dall'interno (trasparenza, lotta alle raccomandazioni, maggiori controlli) che dall'esterno (voto consapevole e informato dei cittadini). Facendo tutto ciò, privatizzare perde senso. Come è stato già detto, ai privati importa soprattutto guadagnare, il che dovrebbe includere un buon servizio, ma non necessariamente prezzi contenuti. Anzi, con le scuole private i prezzi tendono a lievitare senza ritegno. Inoltre, pagando in modo diretto, gli studenti perdono motivazione ed entrano nell'ottica del “sto pagando, quindi ho la strada spianata e posso anche impegnarmi di meno”.
Lo stato deve permettere a tutti l’accesso ai più alti gradi dell’istruzione, e questo è sancito dalla nostra Costituzione. Ciò vuol dire che non si possono favorire i ricchi a scapito dei ceti medi e medio-bassi  (per quelli bassi ci sono agevolazioni e borse di studio). Questa non è vera meritocrazia. Non si può parlare di meritocrazia senza fornire pari opportunità a tutti. Non si può parlare di meritocrazia senza tenere in conto che ognuno parte da situazioni economiche e sociali diverse, non ci può essere meritocrazia senza giustizia sociale. Se ne deduce che lo stato, anziché sprecare soldi finanziando le scuole private, dovrebbe aumentare i fondi per le scuole e le università pubbliche in modo da offrire un servizio migliore e accessibile a tutti.
Come abbiamo detto, il Walfare State include anche gli indennizzi di disoccupazione, il sistema pensionistico, il reddito minimo di cittadinanza, i servizi di collocamento lavorativo e varie altre cose. Chiaramente, con un sistema liberista gli interventi statali sono ridotti all'osso e il cittadino è lasciato in balia di se stesso e delle sue possibilità economiche. Ma un liberista, di solito, non si ferma qui e propone anche altre privatizzazioni, come ad esempio quella della gestione dell’acqua pubblica. Come abbiamo già detto, questo potrebbe provocare costi minori così come costi maggiori, qualità maggiore così come qualità minore, una gestione ottimale così come una gestione scadente se non addirittura pericolosa per la salute pubblica. L’unica cosa certa è che ai privati interessa guadagnare. Allora, anziché fare controlli su controlli, non sarebbe meglio lottare la corruzione, ottimizzare le spese, eliminare gli sprechi e quindi migliorare la gestione pubblica?
E qui veniamo a un altro punto: i fannulloni.  È inutile negarlo: attualmente il pubblico è pieno di incompetenti e pigri. Questo perché non si è diffusa la cultura secondo cui lavorare nel pubblico è prima di tutto una vocazione. Non si sta lavorando solo per sé, per guadagnare e portare il pane in tavola, ma anche e soprattutto per garantire un servizio ottimale ai cittadini tutti. E allora bisogna abbattere il tabù dei licenziamenti: nel pubblico si dove poter licenziare. Non lavori bene? Ok, fuori! E questo vale per tutti, dagli impiegati comunali ai professori. Su questi ultimi, poi, ci sarebbe da fare un discorso a parte legato all'incapacità di molti ad insegnare e alla scarsa conoscenza dei metodi di insegnamento e della psicologia di base. In Italia ci sono molti professori legati a metodi antiquati o che sfogano la loro frustrazione sugli studenti, formando così centinaia di individui impreparati sia al lavoro che alla cittadinanza attiva. Possibile che per mantenere i privilegi di un professore bisogna danneggiare tantissimi studenti?
Insomma, l’obiettivo principale deve essere migliorare l’efficienza della cosa pubblica lottando la corruzione, eliminando gli sprechi, migliorando la gestione e aumentando la meritocrazia e le pari opportunità. Affidarsi ai privati è superfluo e inutile, talvolta addirittura dannoso.
Concludendo, il welfare liberista fa pagare meno tasse e quindi illude i cittadini di poter risparmiare, ma in realtà si crea disparità, iniquità, discriminazione e antagonismo sociale. I liberisti parlano tanto di meritocrazia, ma non capiscono che il loro sistema è il meno meritocratico. Il problema è che sono accecati dei loro dogmi anacronistici, dalla loro psicotica e ossessiva demonizzazione dello stato, dalla loro cieca fede nel libero mercato. O meglio, precisiamo: il libero mercato di per sé è assolutamente un bene, ma va controllato e regolato dallo stato. Un mercato senza guinzaglio è destinato a deragliare, a favorire gli interessi di pochi e a schiavizzare e annichilire le masse. Bisogna necessariamente porre dei paletti per tutelare i cittadini.
P.S. un’obiezione dei liberisti è legata al debito pubblico. Parlerò di quest’argomento quando affronterò il welfare socialdemocratico, ossia quello scandinavo.
P.P.S. spessissimo liberalismo e liberismo camminano a braccetto, ma non sempre. Si può essere liberali senza essere liberisti, quindi attenti a non fare confusione.

Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :