Quando Palermo s’illumina di creatività
Mancheranno sì tante cose, ma se non hai niente da fare, sta’ sicuro che qualcosa la trovi e non spenderai neanche tanto. Siamo a Palermo e le cose sembrano avere il gusto della casualità. Gli eventi programmati da lungo tempo sono davvero pochi e soprattutto rari e bisogna avere la fortuna di beccare la serata giusta, possedere i metodi adatti per sapere cosa c’è la sera.
Ma a volte basta abitarla per vivere appieno concerti, mostre, conferenze, letture, interi quartieri in festa, momenti in cui impari, ricevi e dai.Dicono che Palermo sia più sveglia negli ultimi anni – io non mi lamento visto che provengo da un paese -, sembra che sia diventato di moda organizzarsi da sé, sarà che in tempo di crisi ognuno trova migliore rifugiarsi nelle proprie riscoperte capacità, mettere giusto quel po’ di cervello e un tocco di originalità, unirsi ad amici fidati, e dar vita ad un progetto. Sento che siamo meno “ficu carimi immucca”** ed è un bene. Sono così tante le realtà culturali, alternative, ricreative e musicali, che ti ci perdi e mi vien da pensare che sia in generale proprio un panorama frammentario con le sue note positive e dolenti.
A parte i giochetti dell’amministrazione comunale, come il fattaccio della multa al Mikalsa, luogo di vera musica locale, i ragazzi e le ragazze, ma anche gli adulti, scendono ormai in piazza, partecipano un po’ meno imbarazzati a letture di poesie e racconti a lume di candela, ad esposizioni di tele dipinte e così via. C’è proprio tanto da fare e si potrebbe migliorare per il solo gusto di evolversi. La vitalità della provincia, poi, sembra un po’ stupire tutti, che tende, almeno nel periodo estivo, a far spostare le persone verso mete un po’ più arroccate dalla metropoli, ma di sicuro meritevoli. Per l’ennesimo anno l’Ypsigrock Festival di Castelbuono è stata la conferma, forse più degli altri anni, che se si vuole, anche in Sicilia possono venire a suonare pilastri della musica internazionale. L’evento ha stupito diversi magazine musicali. Alcune situazioni vengono poi rovinate da gretti politici (il concerto dei Litfiba a Campofelice), ma in questi casi si guarda (si calpesta) e passa. Sono sicuro che stiamo vivendo un periodo davvero importante, di impegno mentale, che ci sta coinvolgendo sempre più numerosi, con la voglia di fare e di essere qui, adesso, presenti ad esprimere la nostra voce come meglio crediamo di fare.
Volendo andare più a fondo soprattutto nella scena musicale palermitana, si scoprono diverse robe buone, alcune sono i prodotti del sudore di anni, altre sono frutto dell’urgenza giovanile, della quale non ci frega granché se sia impegnata o meno.
Il primo esempio è una bomba atomica che può esplodere ripetutamente senza fare danni, anzi, lasciando i presenti a bocca aperta, ansimanti di piacere: i Waines, di Fabio Rizzo, Roberto Cammarata e Ferdinando Piccoli.
-E’ proprio vero che bisogna andar via da qui e dall’Italia, come urlavate quando vi hanno interrotto il concerto per motivi di orario. qualche mese fa. Cosa cavolo rimane di buono in questa terra?
In quelle parole c’è qualche verità, ma sono anche figlie del momento e dell’incazzatura dovuta all’interruzione del concerto, che per noi è come toglierci il respiro. In questa terra rimane di buono il fatto che si vive con poco, che si vive di passioni forti e che le relazioni umane sono indubbiamente calde. Tutto questo fino ad ora non riusciamo a mollarlo e continuiamo a stare qui. Per il momento.
-Come si muove oggi la realtà musicale palermitana? E rispetto a ieri?
Oggi a Palermo si fanno un bel po’ di cose, si scrivono belle canzoni, questa è la novità rispetto a qualche anno fa. Le band così prendono coscienza dei propri mezzi e si mettono subito in ballo, portando in giro per l’Italia la propria musica. Insomma, si è raggiunta una qualità e una quantità interessante e poi si è condiviso un metodo abbastanza efficace fra le band. Inoltre c’è grande amicizia fra tutti i musicisti della scena, si litiga solo alle partite di calcetto.
-Palermo è un ambiente che può stimolare la produzione di materiale artistico? Quali sono gli ostacoli che si possono incontrare?
Palermo, come ogni città del sud che si rispetti è assurda. La commedia, o il dramma, è sempre in agguato ad ogni angolo. Tutto questo ti infonde un vibe particolare che poi probabilmente ributtiamo sulla musica. Almeno per i Waines so per certo che è così. Anche la munnizza può essere di ispirazione!
-Come si snoda lo scambio artistico fra persone che hanno l’urgenza di comunicare con la musica?
Scrivi canzoni, gli dai un vestito adeguato. Suoni in giro e cerchi di piacere alla gente. E’ tutto lì. Non suoniamo per noi stessi, ma per chi ci sta davanti: l’energia poi ci torna indietro e il cerchio è chiuso.
-Pensate di venir compresi o fraintesi nella maggior parte delle volte?
Sicuramente compresi, visto che la nostra musica è fatta di pochi elementi: due chitarre e una batteria che pestano come se non ci fosse un domani! Può non piacere, questo si, però credo che sia musica semplice e comprensibile e questo è un valore in cui crediamo.
-Quando eravate a comporre, provare, registrare, che obiettivi vi eravate posti, dove volevate arrivare?
Fino al primo disco l’obiettivo era avere qualcosa di buono da portare in giro coi concerti e che riscuotesse consensi sulla scena almeno nazionale per fare diffondere il nome del gruppo. E ci siamo riusciti devo dire. Col prossimo disco le responsabilità e gli obiettivi sono sicuramente diversi e più difficili. Si tratta di confermarsi, rinnovarsi, rilanciare… Vedremo!
-Esprimeteci ulteriori consigli palermitan-musicali.
Scrivere belle canzoni, suonare per il pubblico, cercare le persone in giro che possano supportare artisticamente, logisticamente, affettivamente il progetto. Pensare al disco non come una semplice registrazione, ma come un prodotto artistico a cui scegliere adeguatamente il vestito e gli accessori. Pensare al live come un momento in cui devi spendere tutto quello hai. Condividere idee con gli altri, creare rete di persone, idee e cose. Questo accade oggi a Palermo ed è una bella cosa.
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Ci può essere della scontentezza perchè basta volgere lo sguardo che vedi cose che non ti garbano per niente, ma dall’altro lato senti quel retrogusto iperattivo offerto da notti bianche di provincia, feste drum and bass in periferia, una conferenza gratuita in teatro. La vera rivoluzione culturale si avrebbe se unissimo tutte queste forze, senza privilegiare soltanto gli interessi personali, ci vorrebbero eventi culturali collettivi e di massa.
* verso di una canzone dei Velvet Underground
** Fico cadimi in bocca (Per chi lascia che le cose accadano aspettandole passivamente)