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What if

Creato il 07 novembre 2014 da Jeanjacques
What if
Per chi legge i fumetti Marvel la combinazione di parole what if non sembrerà del tutto sconosciuta. Con quell'accoppiata si intende dire un semplice E se...?, indicando quindi quel tipo di storie che mostrano una variante di accadimenti già conosciuti al grande pubblico. Ad esempio, e se Fenice non avesse mai sconvolto in mondo degli X-men? E se Capitan America avesse sottostato al piano di Tony Stark, senza dare inizio alla Guerra Civile dei Supereroi? E se Jean Jacques avesse sottoposto solo la sua ragazza e i suoi amici ai suoi deliri, senza aprire uno dei blog più inutili dell'etere? Tutte domande che cambiano un passato ben noto e che quindi danno un presente totalmente diverso. E questo è anche il titolo di questa commedia romantica, da noi ancora totalmente inedita, e che ho voluto vedere perché... perché... beh, un vero perché non c'è, a dire il vero. Semplicemente mi è capitato sotto'occhio questo film e, senza un motivo apparente, mi è venuta voglia di vederlo, anche se è distante anni luce da quello che visiono solitamente - e a questo giro non avevo neppure la scusa della ragazza come con Maze runner. Poi però guardi meglio e vedi che c'è Daniel Radcliffe, l'ex Happy Popper, la cui ultima performance in The woman in black ti è ancora drammaticamente impressa nella memoria, quindi era un'occasione per vedere se col tempo il britannico dalla faccia di bronzo per eccellenza era riuscito a migliorare un pochetto.

Wallace è un po' sfigatello. La sua ragazza storica l'ha tradito, così è entrato in uno stato depressivo tale da mollare la sua specializzazione in medicina. Ora vivacchia a casa della sorella, indeciso su cosa fare della sua vita. Un giorno a una festa però incontra Chantry, bella e simpatica ragazza che lavora come animatrice, e ci prova con lei. Chantry però è fidanzata da molto tempo, quindi l'unica possibilità è quella di essere suo amico. Ma può esserci solo amicizia dove c'è amore?

Tagliamo la testa al toro e diciamolo subito: Radcliffe qui se la cava. E sono serio. Nulla di epico o trascendentale, ma offre una performance abbastanza equilibrata e, se ascoltata in lingua originale, che offre dei dialoghi molto scoppiettanti ai quali riesce a stare dietro senza problemi. Nulla che lo renda il nuovo Al Pacino, ma mi aspettavo decisamente peggio, da parte sua. Ma comunque, lui non era il vero motivo per cui avevo voluto vedere questo film e credo ve ne siate accorti un po' tutti. Il motivo è la bellissima Zoe Kazan, della quale mi sono immensamente innamorato da che ho visto quel bellissimo film che è stato Ruby Sparks, della quale era anche sceneggiatrice - e qui l'amore aumenta a dismisura. Che come attrice anche per lei vale lo stesso discorso di Radcliffe, qui si dimostra brava ma non fa gridare al miracolo, ma neppure fisicamente è questo gran figone. Eppure, un po' come Isabella Ragonese (che sia l'essere rosse?), ha un qualcosa che me la fa apprezzare più delle tanto decantate Angelina Jolie e compagne di merenda. Sì, anche più della Johansson, che rimane sempre un'icona personale e mondiale, ma la Kazan ha quel qualcosa di meno perfetto e più umano che la rende bellissima. Bene, ora che quindi abbiamo appurato i miei arrapamenti, possiamo parlare del film. Che purtroppo non è stato sceneggiato dalla Kazan, ma da tal Elan Mastai, che ha tratto il tutto la piace teatrale Toothpast and cigars di T.J. Dawe e Michale Rinaldi. Il film non è brutto, ha il suo perché e si lascia vedere con estremo piacere, specie nei momenti in cui si ha bisogno di qualcosa di leggero ma che non sia stupido. La storia è semplice, anzi, credo che leggendo la sinossi che ho scritto vi saranno venuti in mente mille altri film simili, ma come ho ripetuto più volte, la storia in certi casi non è importantissima. E' importante come la racconti, specie se usi un mezzo come quello cinematografico che permette di veicolare in maniera sperimentale ogni cosa, divenendo quindi in grado di rendere interessanti storie che in altri canali sarebbero risultate unicamente noiose - ma va appurato che questa è una capacitò di tutti i mezzi narrativi, alla fine. Il regista Michael Dowse quindi cerca di fare un lavoro simile, riuscendoci però solo in parte. E tutti i meriti del film infatti vanno dati unicamente a una parte della sceneggiatura, i dialoghi mai banali, piuttosto che alla regia e al comparto delle immagini. Queste ultime poi fanno uso di alcuni piccoli inserti animati, collegandosi al lavoro di Chantry, ma alla lunga diventano solamente inutili, dei meri contorni che nulla danno e nulla tolgono a un film modesto che, a parte per un paio di battute davvero azzeccate, non si fa particolarmente ricordare. Si cerca di spiegare l'amore, cosa difficilissima e che spesso non riesce manco agli autori più navigati, prendendo due personaggi particolarmente incasinati e cercando di proiettare il discorso su lidi scomodi e che possano mettere in discussione, lasciando spazio solo a un paio di banalità che si fanno drammaticamente pericolose verso la fine, quando la scontatezza la fa da padrona. Certo, questa è una commedia cosciente di esserlo e che non fa nulla per sembrare illuminante, però dato che sono state messe delle tematiche di possibile e rilevante interesse, mi sarei aspettato che venissero sviluppate meglio. Invece fra amicizie in bilico, coppie che scoppiano e che poi si rimettono insieme, viaggi intercontinentali per raggiungere l'anima gemella e feste con tranello, tutto si risolve in maniera abbastanza blanda. Certe volte non capiscono se l'amore sia quello che tutti cercano o quello di cui tutti cercano di parlare, spesso non riuscendoci perché ognuno lo vive alla sua maniera e quindi non è riassumibile in (quasi) alcun contesto. Nel dubbio comunque rimane una commedia con molti alti e bassi che però strappa qualche sorriso, che male di certo non fa.

Consigliato se volete una serata tranquilla. Ma vi avviso che, in quanto opera ancora inedita da noi, è reperibile solo sottotitolata, quindi armatevi di occhiali e voglia di leggere.Voto: ★★½
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