Si sa che ormai nel molto dei social, da Twitter a Facebook, passando per WhatsApp, o dei siti web, come Yahoo, Wikipedia o WordPress, la nostra privacy è praticamente esposta a tutti o quasi, ma l’ultima ricerca annuale dell’EFF dimostra come su WhatsApp la gestione di questa sia disastrosa, tanto da classificare l’applicazione all’ultimo posto.
Per WhatsApp solo un criterio su cinque, sulla protezione dati, è rispettato
L’Electronic Frontier Foundation, annualmente stila il “Who Has Your Back”, una ricerca che appunto permette di capire come le più grandi aziende di comunicazione internauta rispondano all’argomento privacy. Twitter, Yahoo, WhatsApp, Wikipedia, WordPress, Verizon e molte altre vengono valutate singolarmente e poi classificate, in base ai criteri rispettati, in una graduatoria finale.
WhatsApp, che partecipa per la prima volta alla ricerca, si classifica, appunto, all’ultima posizione (anche se non bisogna valutare il numero di partecipazioni) e non ha agito in nessun modo per migliorare quelle che sono le “pratiche del settore”, quelle che dovrebbero prevedere un’informazione alla clientela circa la conservazione dati, o i dati richiesti dai governi nazionali, o il backdoor volontario per l’accesso remoto ai dati.
Facebook salva WhatsApp dal disastro totale
L’EFF, in realtà, aveva informato per tempo la società di Kourn, ma non è stato fatto assolutamente nulla al riguardo; dei criteri previsti l’unico rispettato, e soltanto grazie a Facebook che ha acquistato WhatsApp un po di tempo fa, è quello inerente al backdoor governative; non c’è nemmeno il rispetto delle pratiche del settore, a differenza della società di Zuckenberg che ha ben quattro stelline ed è una delle più sicure in termine di sicurezza dati.
WhatsApp è ormai affermata sul mercato, ed è un app di messaggistica maggiormente presente tra la popolazione mondiale, a differenza, dunque, di altre app non necessita della richiesta di rimozione dei contenuti, e inoltre esclude una richiesta, da parte dei giudici, per l’invio dei dati personali, rendendo il tutto facilmente accessibile da chiunque senza troppa burocrazia.
Dunque, se WordPress, Wikipedia e Yahoo svettano in cima con un en-plein di stelline, e Facebook e Twitter tengono il passo con cinque, una dell app più diffuse dell’Occidente raschia il fondo del barile di questa classifica sulla privacy, un dato che preoccupa non poco e che si spera possa essere migliorato tra 365 giorni, soprattutto per il bene di chi usufruisce di questo servizio.