Nelle puntate precedenti: Capitolo 1 – Pilot
2 settembre 2013
In una scala da uno a ventuno sono nella merda almeno quarantasette. Mia madre è in Bangladesh ad intrecciare cesti con le popolazioni buddiste sulle colline di non so quale città. Ovviamente è irraggiungibile, perché lei non va in albergo, no, lei va ospite in cooperative di lavoratori che preservano le tradizioni bangla. Figurati se posso mai immaginare di contattarla a un numero di telefono per parlarci. Suppongo che non immagini neanche la trovata geniale di mio padre di responsabilizzarmi e trasformarmi in un UOMO, e conseguentemente di lasciarmi senza un tetto e senza il becco di un quattrino. Ho passato il weekend tappato dentro casa a struggermi e a piangere senza riuscire a pensare ad una sola soluzione che abbia senso, o che sia attuabile e mi faccia stare tranquillo. In meno di un mese devo scasare e non ho la più pallida idea di dove andare. Suonano alla porta, sono certamente Ludovico e Carlo. Sono tornati ieri dalle vacanze e gli ho detto loro di venire subito da me dopo l’università. Apro e mi fanno le feste, sorridono e sono felici, ma leggono subito il mio sguardo. “Che c’è? È successo qualcosa che non sappiamo?” esordisce teso Ludo. “Sediamoci. Preparo il caffè e vi leggo una cosa. Sono nel bel mezzo di un dramma. Un’apocalisse. La fine inaspettata e terrificante che mai nessuno dovrebbe fare” sentenzio con tono aspro e greve. “Cosa è successo stavolta? Si è rifatto vivo il Malefico Odontoiatra? Ti abbiamo già detto che la devi piantare col tuo ex, che se ti ha lasciato è perché non ti ama più. Basta Martino. Basta Martino”, insorge Carlo.
Decido di far leggere loro direttamente la mail. Subito dopo un silenzio lungo. Un silenzio di quelli che non ti aspetti dai tuoi migliori amici. Un silenzio che mi ha fatto salire l’ansia. Ero davvero nella merda più totale, anche se Ludo, il più pratico, inizia subito a cercare delle soluzioni: ”Hai parlato con tua madre? Insomma non penso che lei potrebbe permettere una cosa del genere. Ma poi senza neanche darti il tempo di capire. Senza un lavoro. Insomma secondo me dovresti rispondergli. Gli hai risposto vero?” “No, non ho risposto.” Cosa avrei dovuto rispondere, se non fottiti, penso confuso. Carlo invece è più diretto e mi legge i pensieri-. “Io sono senza parole. Tuo padre non si fa sentire mai, a malapena ti ricordi come è fatto e se ne esce con queste inutili menate. Come se poi ci fosse una reale necessità di risparmiare. Insomma la tua famiglia è ricchissima, non vanno certo in bancarotta se ti pagano l’affitto. Tra l’altro io non capisco cosa gli cambia se è tua madre che si occupa di tutto? Martino? Martino dì qualcosa”. Niente ho avuto la forza solo di piangere. Decisi nel risollevare la situazione e il mio morale, mi trascinano a prendere un gelato. “Ci pensiamo dopo, adesso rilassiamoci un po!’” mi dice sorridendo Ludovico.
Un paio d’ore dopo sono stupito di avere due amici del genere. Ludo è al pc e cerca affitti, mentre Carlo scandaglia tutti gli annunci di lavoro. Dai più umili ai più importanti. Io sono sul divano con la mascherina per dormire sugli occhi e un panno imbevuto in acqua gelata sulla fronte. Fuori fa caldo, e non riesco a farmi venire una soluzione a questo epico dramma. Mamma ancora non sono riuscito a raggiungerla, e ho solo voglia di urlare e strepitare. Dopo un’ora di lavoro, i miei collaboratori si fermano ed iniziano ad illustrarmi la situazione. Inizia Ludo sulla casa: “Ho trovato offerte interessanti. In questi casi è la velocità che ti premia, ricorda che è settembre e che il tempo vola. Ho segnato le case che potrebbero fare al caso tuo e ho preso degli appuntamenti. Sono segnati tutti su questa scheda. Domattina si esce presto e andiamo a vederle. Appena individui la situazione che ti sembra migliore per te, la blocchiamo e vediamo quante caparre tocca versare. OK?”. Io annuisco silenzioso, ma in realtà sto pensando che avrò sì e no circa duecento euro sul mio conto, e zero euro nel mio salvadanaio a forma di gatto cinese che sta in cucina. Mamma, ogni volta che viene a trovarmi, con la scusa di riportarmi euro di altri Paesi europei mi riempie il gatto. Ma io lo svuoto man mano per comprarmi le sigarette. Mi pare più giusto. Mentre finisco di elaborare questo pensiero, Carlo comincia come una mitraglietta a farmi il resoconto delle sue ricerche: “Ho escluso a priori lavori pesanti come cameriere e fast food. Mi sono concentrato sui lavori che riguardano il tuo campo, ed ovviamente ho trovato solo collaborazioni e stage. Pochi soldi e troppo lavoro. Siamo a Roma, e devi guadagnare bene. Almeno per avere una vita semi dignitosa. Ho segnato i numeri per lavori come ufficio stampa, addetto alle pubbliche relazioni e giornalista su web tv e testate varie. Ho anche deciso che chiamerò io per tuo conto. Insomma voglio farti passare per una personalità importante e inevitabilmente avere chi ti rappresenta crea aspettativa. Tu fai in modo di essere sicuro e tranquillo. Devi esprimere sicurezza. Si devono innamorare di te. Del tuo sguardo. Devi essere diplomatico e affabile. E devi soprattutto esprimere fiducia anche se stai dicendo che il sole è giallo. Sono stato chiaro?”.
Chiarissimo. Peccato che in realtà la mia unica voglia sarebbe quella di andare ingoiare litri e litri di vodka e dimenticare chi sono. Magari ci penso quando mi sveglio. Il mio pensiero, non so come, viene letto dai miei compagni di sventura che in men che non si dica decidono cosa devo mettermi e dove andare. Dopo una giornata simile dobbiamo svagarci e dimenticare i dispiaceri della giornata e andare in giro, ubriacarsi e rimorchiare.
3 settembre 2013
Sono passate le 15. Mi sveglio con un hangover che Amanda Bynes sei realmente sobria. Neanche se un camion mi avesse travolto. Non ho ricordi recenti della mia esistenza. Ricordo solo l’alcool a fiumi. E niente più. In lontananza sento i rumori delle dita sulla tastiera del computer. Ludo e Carlo hanno dormito qui da me. Mi avvicino e Ludo con aria interrogativa mi guarda. “Vuoi del caffè?”. Temporeggio. Nel frattempo mi vedo riflesso nella credenza della cucina. Ho tipo un mega succhiotto sul collo. Devastante. Annuisco, e Ludo mi lascia il posto mentre si alza per fare il caffè. Mi cade l’occhio sulla schermata del suo pc. Ci sono qualcosa come dodici annunci tutti sbarrati. “Già affittata, senza finestre, troppo esosa. No. No. No. Orrendi i mobili”. Ottimo penso, la ricerca della casa va a gonfie vele. Mi viene voglia di tirare alcool e farla finita. Penso che non merito affatto una fine del genere. Apro il mio profilo Facebook e scrivo in maiuscolo: QUANDO PENSI CHE DEVE ANDARE TUTTO BENE, IN REALTA’ ANDRA’ TUTTO DRAMMATICAMENTE PEGGIO. Autocit. Carlo mi guarda e ha la faccia di uno che deve darmi un’altra pessima notizia. “Che c’è?” esordisco, rendendomi conto che potrei essere anche una simpatica trans brasiliana. “Ho fatto diverse telefonate. A quanto pare i lavori che ho cercato sono stati o già presi, o sei troppo bravo per farli. Insomma non c’è un cazzo Martino”. Ecco. Figurati se non c’era qualche altro problema. Tipico.
Non mi allarmo più di tanto. Livorno ha commentato il mio status però: “Non esagerare, tutto si sistema”. Caro Livorno, se solo sapessi. Metto mi piace al suo commento e la mia attenzione viene rapita da un’annuncio sponsorizzato “Cercasi portiere”. Portiere. Mmmmmm. I portieri hanno uno stipendio e di solito anche un alloggio. Mmmmmmmm. La mia mente cammina, Ludo mi porta il caffè, e nota che mi sta frullando qualcosa in testa. Decido di cliccare e mi si apre la pagina internet di un noto palazzo del centro, clicco su Lavora con noi, e mi appare l’annuncio per intero:
SI RICERCA URGENTEMENTE PORTIERE, CON OTTIME CAPACITA’ COMUNICATIVE E CON UNA BUONA CONOSCENZA DEI PACCHETTI OFFICE E INTERNET. RICHIESTA CONOSCENZA DELLA LINGUA INGLESE E BELLA PRESENZA. SI OFFRE MENSILE, ALLOGGIO E BUONI PASTO.
Ecco, quello sono proprio io. In un secondo un sorriso mi si stampa in faccia.
When drama takes over.
[I capitoli precedenti di WDTO]
[Il blog di Annabelle Bronstein]
Il post When Drama Takes Over – “…si apre un portone”, scritto da Annabelle Bronstein, appartiene al blog Così è (se vi pare).