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Where is the limit?

Creato il 24 settembre 2014 da Emialzosuipedali @MiriamTerruzzi

In life is important analize the mistakes. If you learn of your mistakes, you will be a better person.

Della Siria ci arrivano le immagini martoriate dalla guerra, le bombe, le case squarciate, i bambini con gli occhi spalancati, i profughi. Una terra piena di cicatrici e ferite ancora aperte. Una terra che dietro la polvere di colpe non sue, nasconde uno splendore segreto, una storia millenaria. Il Mediterraneo azzurro, la roccia rossa cotta dal sole, un vecchio liuto suonato nell’ombra silenziosa.
Josef Ajram è nato a Barcellona trentasei anni fa ma le sue radici affondano in Oriente. Suo padre è siriano e il sangue che scorre nelle sue vene non tradisce questa mescolanza: gli piacciono soltanto poche cose ma con autentica intensità.
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Oggi Josef è allo stesso tempo un broker e un triatleta. Due mondi diversi che lui si diverte a coniugare, proprio come due amori contrastanti e alla pari. Sui Social Network ha qualcosa come quattrocentomila persone che lo seguono, ha venduto centoventimila copie dei suoi libri e AskMen l’ha inserito nelle cinquanta persone più influenti del Mondo. “Onestamente non so il perché” confessa lui, limpidamente. Certo non è un uomo convenzionale. Oltre al fisico plasmato dall’allenamento e dalle competizioni e un piercing argentato al filetto che brilla ogni volta che sorride, sulla sua pelle ha più di venti tatuaggi. “Ho cominciato quattordici anni fa” spiega. “Mi piacciono i tatuaggi e mi piace ricordare attraverso l’inchiostro i momenti speciali della mia vita.” Uno dei suoi “segni” distintivi è quello che ha scritto attorno al collo ed è anche il suo motto: “Where is the limit? I don’t know where the limit is but I know where it is not.

Josef è sempre stato uno che, fin da subito, sapeva cosa voleva fare della sua esistenza. Non gli piaceva studiare e ha abbandonato l’università per buttarsi a capofitto nel mondo che lo attraeva: la borsa, i numeri, un turbine che lui stesso definisce vertiginoso e adrenalinico.
Con la bicicletta è un discorso a parte, l’altra metà della luna. “Ho cominciato ad andare in bicicletta da bambino” racconta. “Mio nonno pedalava con me ed era davvero divertente. Aveva una vecchia bicicletta single speed, era bellissima! Poi quando ho compiuto sedici anni, ho comprato una Specialized HardRock e l’ho guidata fino a ventidue anni, quando l’ho abbandonata perchè avevo troppo lavoro nel mercato azionario.
Josef Ajram 3
Passano due anni prima che riprenda a usare la sua due ruote e forse è proprio in quel momento che avviene la svolta e tutto comincia per caso, come in molte delle cose importanti che capitano nella vita. “A ventiquattro anni” spiega, “ho cominciato a frequentare un corso per imparare a giocare a paddle tennis. Qui ho incontrato due uomini che avevano vent’anni più di me. Ogni giorno andavano in bicicletta e correvano, proprio come un vero allenamento. Una volta gli chiesi il perché. Mi risposero che volevano fare un’ Ironman. E mi sono detto: ‘Beh, se loro possono fare un’ Ironman, lo posso fare anche io!’

L’Ironman è la più dura competizione del Triathlon: quasi quattro chilometri di nuoto, centottanta in bicicletta e quarantadue di corsa. Il tipo di sfide che a Josef sono sempre piaciute. Il cronometro non gli sta simpatico ma è ossessivo quando si tratta di allenarsi e soprattutto di cercare di battere sé stesso. Il limite, questa è la chiave continua con cui apre tutte le sue porte. “Il mio primo Ironman” dice,  “è stato nel 2004, in Austria, ma prima avevo partecipato a diverse competizioni in bicicletta. Fino ad ora, ho finito una Epic5, cioè cinque Ironmans in cinque giorni su cinque isole delle Hawaii;  tre Ultramans; otto Ironmans; tre Marathon de Sables; cinque Titan Desert e una Cape Epic.
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I suoi prossimi obiettivi sono la Madrid-Lisbona, una gara in mountain bike di 770 km no stop e a novembre sarà in Costa Rica per partecipare alla Ruta de Los Conquistadores. Where is the limit? Già, dov’è il limite? E’ la linea bianca di un traguardo sempre in movimento, un’asticella che mettiamo noi e possiamo spostare ad ogni cambiamento di vento ma solo con la tenacia e una buona dose di coraggio. Il nulla fa meno paura quando si è abituati ad affrontarlo e, anche se sembra che dietro ogni limite ci sia un burrone senza ponti per attraversarlo, siamo sempre noi a decidere se provare ad affrontarlo o rimanere dove siamo. “Nella vita” dice, “bisogna sempre avere un sogno, un obiettivo. E combattere con tutte le forze per esso. Mi ripeto sempre: ‘Dov’è il limite?’. E quando voglio darmi coraggio mi dico che bisogna cogliere l’opportunità, Carpe Diem! La vita potrebbe finire domani!” Sì, la vita che per Josef è fatta della routine che si è scelto lui stesso. A chi gli chiede come fa a conciliare il lavoro in borsa e lo sport con tutto il duro allenamento che richiede, lui risponde semplicemente che la sua formula vincente è questa: otto ore di sonno, otto ore di lavoro e otto ore di tempo libero. In realtà la simbiosi che ha creato con i suoi due mondi contrapposti è più complessa e affascinante di così. Il mercato azionario che a noi sembra una cosa da autentici matematici è per lui la parte più adrenalinica della vita, mentre per lo sport riserva le sessioni più impegnative. Le sfide e la preparazione ossessiva per affrontarle è un pane diventato oramai quotidiano. Da qualche parte ho letto che la cosa più preziosa che possiede è la sua collezione di biciclette. D’altronde chi ha messo insieme per la prima volta due ruote e ci ha fatto salire un uomo forse ancora non sapeva che aveva pensato a un mezzo non solo meccanico ma anche un po’ filosofico. Sui pedali non abbiamo compiuto solo viaggi terreni ma anche interiori, punzecchiando ogni volta il nostro limite per spostarlo più in là, sempre di più. Il motore per realizzare i sogni è la nostra fatica, soprattutto nelle grandi distanze perché lì non si può barare. Vince chi ha tenuto duro senza compromessi, chi si è sacrificato senza riserva. Alla lunga, magari. Ma poco importa visto che sono i traguardi lontani quelli più ambiti. A pochi interessano ancora quelli con troppe bandierine.

Josef le sue le ha piantate su terreni sempre più ambiziosi e, nonostante quei cinque Ultramans e otto Ironmans, sa di non essere un uomo d’acciaio ma soltanto una persona che impara dai propri errori per diventare migliore. L’umiltà è la vera dote degli sportivi, una delle chiavi concrete per aprire le porte dei successi e lui forse l’ha sempre saputo, visto che con i milioni di fans che ha, soprattutto in Spagna, ha un rapporto bellissimo: ascolta tutti e tiene a far sapere tramite i social ogni cosa che fa, per farli sentire più vicini. D’altronde non è questo che lo sport dovrebbe insegnare? Realizzare i sogni e dire agli altri che sì, tutti ce la possono fare mischiando la fatica con la passione autentica che hanno solo i coraggiosi. E’ una testimonianza di semplicità e di costanza. Cose che alla fine dovrebbero vincere su tutto.

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