Il migliore amico dell’uomo morde!
Vincitore del premio come miglior film nella sezione Un Certain Regard a Cannes 67, White God – Sinfonia per Hagen è un film che lascia “piacevolmente” perplessi. Il suo stile ibrido, che esibisce classicismo e sentori horror, colpisce e non lascia indifferenti.
Lili, 13 anni, nel momento in cui deve trasferirsi dal padre, porta con sé il suo cane (Hagen). Tuttavia il padre di Lili non accetta la presenza dell’ingombrante “cucciolo” e decide di abbandonarlo in strada. Lili è sconvolta, nel mentre Hagen comincia a vivere un’avventura caratterizzata da una persecuzione costante da parte dell’uomo.
White God – Sinfonia per Hagen spiazza per il suo cambio di ritmo e la sua virata a trecentosessanta gradi nel momento in cui il film effettua il classico “giro di boa” di metà percorso. E questo cambio repentino è qualcosa che aggredisce lo spettatore e lo risveglia dal torpore che lo ha abbracciato nella prima parte. Difatti il film diretto da Kornel Mundruczo effettua una smaccata denuncia nei confronti del razzismo e della crescente intolleranza nei confronti di chi è diverso. Ma la prima parte (in cui diversi padroni si accaniscono su Hagen, un bastardo abbandonato perché non di razza) è debole, lievemente struggente e vi trova spazio la risibile vicenda di Lili (prima padrona di Hagen), tredicenne alla prese con un difficile passaggio familiare. Tuttavia, improvvisamente, il film diretto da Munduczo prende vita, riporta alla mente Gli uccelli di Hitchcock (non possedendone però l’identica tensione) e mette in scena una rivolta antropomorfa brutale, horror, ai limiti dello splatter. Il rischio, effettuando tale stravolgimento, è quello di sfociare nel ridicolo, nella parodia demenziale (le scene in cui a Budapest vige il coprifuoco sono tragicamente esilaranti), che non permette alla denuncia di arrivare chiara al destinatario. Nonostante ciò si apprezza tale innalzamento narrativo, che permette di non relegare White God – Sinfonia per Hagen a sterile prodotto con protagonista “il migliore amico dell’uomo” e la sua giovane padroncina, della quale viene esasperata la disperazione e il conseguente comportamento maleducato nei confronti delle figure adulte che la circondano.
Mascherato da pellicola che mette esclusivamente alla berlina la brutalità dell’uomo nei confronti dei cani, White God – Sinfonia per Hagen assapora la vendetta e colpisce in modo diretto e violento. La rivoluzione (metafora dell’oppresso, del diverso, che reagisce al potere forte e lo azzanna alla giugulare) è talmente repentina e inaspettata da sconvolgere il tono della pellicola e il suo intento. Per questo motivo White God – Sinfonia per Hagen non può rivelarsi un film pienamente compiuto. Difatti la preparazione (lunga e meditabonda) all’esplosiva conclusione coglie troppi aspetti inutili di un film che, facendo dell’uso della macchina da presa un instabile gioco di punti di vista (soggettivi e obiettivi), trova nel protagonista “animale” il carattere più convincente.
Uscita al cinema: 9 aprile 2015
Voto: **1/2