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White Zombie – La Sexorcisto Devil music Vol. 1 (1992)

Creato il 15 aprile 2013 da Salcapolupo @recensionihc
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Tag: 1992, industrial, metal, musica-W

cd-cover
I White Zombie sono una delle band probabilmente meno considerate dal pubblico metallaro, e questo per via di elementi elettronici nel proprio sound che da un lato li fecero suonare poco “TRVE” e, dall’altro, a differenza di colleghi più brutali tipo Manson o Ministry, per aver dichiaratamente inserito in dischi come questo elementi ballabili (“wanted to keep a groovable dance element in the music“). Questa caratteristica diventa l’autentico tratto distintivo per una delle pochissime band del periodo che osarano, potremmo dire, fare una cosa del genere senza cedere a passi troppo faciloni o banalità assortite. Poco importa, in fondo, della musica in sè perchè l’attitudine è reale e tangibile: “La Sexorcisto Devil music Vol. 1” (che suggerisce un seguito che pero’, nella storia della band, non sarebbe mai arrivato) è un disco che alterna saggiamente groove, speed ed alternative metal a costituire quello che poi, per quanto in maniera decisamente più semplicistica, molte altre band come Coal Chamber e simili avrebbero battezzato come “new metal“. All’epoca dell’uscita dei loro dischi era probabilmente prematuro anche solo pensarci: oggi questo termine ha letteralmente terrorizzato e fatto gridare allo scandalo una generazione di metallari old-school – e non solo – e questo per una serie di ragioni, tra cui l’aver  enormemente banalizzato la struttura dei brani oltre che, naturalmente, per una quasi totale mancanza di reale attitudine. Cosa che non riguarda minimamente Rob Zombie, musicista con le idee piuttosto chiare oltre che attualmente regista di horror di successo quali La casa dei mille corpi, da sempre grande fan e conoscitore delle tematiche trattate nell’album (i cari vecchi b-movie, quelli frammisti di sano erotismo vintage e stranezze macabre).

Uno dei pezzi più significativi e meglio composti del disco (“Soul Crasher“) risente evidentemente di influenze alla Voivod – riprese a mani basse, per la cronaca, anche dai nostrani Jester Beast, e questo a mio avviso rende l’idea di un disco che possiede come unico reale difetto l’essere troppo diluito e dispersivo in certi passaggi, per quanto idee e produzione siano sempre di buon livello. Dal punto di vista musicale l’album è, quindi, ben congegnato ed amalgamato, per quanto non risulti esattamente da primo ascolto: mediante vari sample si citano in ordine sparso i film Faster, Pussycat! Kill! Kill! di Russ Mayer, Zombi e La notte dei morti viventi di Romero, Halloween di Carpenter, Plan 9 from Outer Space, Arancia Meccanica, Hellraiser e naturalmente Non aprite quella porta.

La Sexorcisto: Devil Music, Vol. 1 è anche il terzo album della band, il penultimo prima dello scioglimento della band avvenuto nel 1998 e che diede inizio alla notissima carriera di Zombie come regista e musicista solista.


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