Nuovi files raccolti da Wikileaks e pubblicati martedi’sul Guardian, descrivono i primi passi di Nicolas Sarkozy come presidente con i suoi patners del continente africano. Oltre a diverse ”gaffes” protocollari del presidente francese, sono esposti i motivi per il quale, secondo Washington, Parigi non puo’ mettere fine alla “Françafrique“, come invece era stato annunciato. Datati ottobre 2007 e agosto 2008, relazionano una visita ufficiale in Marocco il primo file e il secondo giudica il bilancio delle velleità nelle riforme della “Françafrique” del presidente francese, un anno circa dalla sua elezione. Lo stile del presidente è dettagliato. Nei primo file si afferma che ”Sarkozy non ama perdere tempo e ama tirare dritto al punto, forse un po’ troppo“, il secondo rapporta tra le altre cose lo sviluppo di una visita del presidente della Guinea Teodoro Obiang Nguema all’Eliseo nel novembre 2007. Siccome le equipes dei due dirigenti ”erano lente a organizzare l’apertura dei lavori (…) Sarkozy non ha atteso ed ha iniziato il suo intervento quando le delegazioni stavano occupando i loro posti in modo progressivo (…) l’incontro fini’ in qualche minuto, davanti allo stupore dei partecipanti“. Secondo i contatti della diplomazia americana all’Eliseo, ”Nicolas Sarkozy avrebbe dovuto fare degli sforzi per essere più diplomatico” e si domanda ”se avesse avuto il coraggio di trattare cosi’ un capo di Stato occidentale“. Un mese dopo Nicolas Sarkozy si fece riconoscere per la sua « attitude » a Marrakech, durante un incontro con il re Mohammed VI al Palazzo reale, primo file relativo al Marocco. ”Erano presenti molti ospiti nei saloni marocchini dove il presidente era un po’ troppo rilassato, spaparazzato sulla sua sedia“, riporta la comunicazione. ”Il presidente appariva seduto con le gambe incrociate puntando le sue calzature verso il re“. Questo, secondo la diplomazia americana è stato ”un gesto irresponsabile, considerato tabù nel mondo musulmano“. Secondo gli americani l’analisi che “la mondializzazione e l’affondamento della colonizzazione e delle sensibilità postcoloniali, unite alle realtà politiche e economiche, dovranno formare un nuovo modello di relazioni con i paesi africani, marcate dalla minor dipendenza e dal paternalismo francese”. La politica africana di Sarkozy ”è stata, puo’ essere, un cambiamento destabilizzante per gli africani, ma non una sorpresa per noi “, nota il diplomatico americano. Poche righe in basso e si dettaglia gli antecedenti di Nicolas Sarkozy : le sue proposte come ministro degli Interni sull’insicurezza nelle banlieus, durante la campagna sull’immigrazione, nel periodo del famoso ”discorso di Dakar”. Washington valuta il successo, i riscontri e i fallimenti della visita del presidente a Luanda, il 23 maggio 2008. Una vista che ha sbloccato le relazioni con l’Angola imprigionata dall’affare Falcone. O ancora l’errore di Sarkozy nell’approcciarsi con la vedova del giudice Borel, troppo brutale, afferma la diplomazia americana. Eccessi come con il Rwanda, malgrado l’ottimo lavoro del ministro degli Affari stranieri Bernard Kouchner: le relazioni diplomatiche, frantumatesi a suo tempo, erano nuovamente in fase di deterioramento e servi’ attendere ancora un anno per vedere le cose ristabilizzarsi. Infine Washington qualifica ”una capitolazione abbietta“, la decisione di Parigi di richiamare il diplomatico francese Gildas Le Lidec dall’Ambasciata di Antananarivo (Madagascar) perchè Marc Ravalomanana, allora presidente, era in disaccordo totale con la politica (nascosta) colonialista della Francia. Nel documento di analizza la difficoltà della Francia di ”uccidere” la “Françafrique”. ”E’ più facile a dirsi che a farsi“, scrive il rapporto. La “Françafrique” ”ha una vita propria, con degli interessi acquisiti che i francesi possono aver sottostimato“. I ”dirigenti africani possono manipolare la Françafrique per i loro propri interessi fintanto che i francesi lo vorranno e lo potranno“, conclude il diplomatico, non prima di aver lanciato l’allarme che ”Parigi dovrà fare molta attenzione a prendere gli africani sul serio“. Per Washington , questo primo tentativo di porre fine alla “Françafrique” è di fatto un fallimento ma ”l’energia di Sarkozy (…) si abbina favorevolmente con la stagnazione che a caratterizzato la politica africana degli ultimi anni di Chirac“. E ancora ”Sarkozy si è lanciato nella rottura senza aver completamente integrato la lezione che doveva apprendere“. Gli Stati Uniti della fine dell’era Bush avevano sperato in un rinnovamento delle relazioni tra la Francia e l’Africa, ma sono stati ampiamente delusi.
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