Bravo Julian Assange e bravi i suoi collaboratori. Anche questa volta Wikileaks poteva dare una lezione di controinformazione digitale a tutti i vecchi media del mondo, con lo scoop sulla guerra sporca in Afghanistan. Ha fatto invece ottimo giornalismo, tout court.
Wikileaks ha condiviso le notizie con i reporter di New York Times, The Guardian e Der Spiegel. I cronisti hanno lavorato insieme, fino alla pubblicazione del dossier, spulciando documenti, incrociando le fonti.
Nessuna contrapposizione tra vecchi e nuovi media, bensì una nuova e inedita forma di collaborazione.
Mentre in Italia si addensano nubi inquietanti sulla libertà di stampa e sul destino dei blog, altrove – non soltanto in Islanda – tira proprio un’aria diversa, più pulita.