Dopo oltre duecento anni l’enciclopedia Brockhaus terminerà, tra un anno circa, la pubblicazione della sua edizione online. Lo ha comunicato nei giorni scorsi il gruppo editoriale Bertelsmann, proprietario, attraverso la controllata imediaOne, dello storico Lexicon.
Nata sul finire del Settecento, per volere di Federico il Grande di Prussia, la Brockhaus è l’equivalente tedesco dell’Encyclopedia Britannica, o della nostra Treccani, per trovare un paragone di casa nostra. L’opera, rigorosissima, ha attraversato guerre d’unificazione nazionale, processi di industrializzazione, guerre mondiali e censure naziste, imponendosi nel tempo come istituzione riconosciuta della cultura germanica.
Riconoscibilissima con i suoi ventiquattro volumi rilegati in blu scuro o rosso scuro, con fregi e numerazioni in oro, rinnovati e aggiornati costantemente, la Brockhaus è stata, probabilmente per molti lo è ancora, un punto di riferimento del sapere. Sono moltissime le famiglie tedesche che sfoggiano con orgoglio quello scaffale da un metro e mezzo necessario a sostenere le due dozzine di volumi. Tuttavia, oggi, la Brockhaus non si vende più: 250 esemplari completi sono in giacenza nei magazzini.
I motivi sono tutti racchiusi, come si può ben immaginare, nel confronto con Wikipedia, che anche in Germania è ormai il punto di riferimento delle ricerche di studenti e non solo. Come ha spiegato Der Spiegel, la Brockhaus ha 300mila voci stilate da 3.500 esperti del massimo livello mondiale, Wikipedia in tedesco conta oltre 1,5 milioni di articoli, scritti da 6.700 autori attivi, pronti a un aggiornamento continuo che la Brockhaus non può, per ovvi motivi, permettersi. E pazienza se Wikipedia è meno rigorosa e meno precisa e autorevole. Viene cliccata e consultata milioni e milioni di volte ogni giorno e questo, al giorno d’oggi, basta e avanza a mandare in pensione una delle maggiori istituzioni culturali europee.
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