William Shakespeare era cattolico, lo riconosce anche il primate anglicano

Creato il 04 giugno 2011 da Uccronline

La religiosità di William Shakesperare, il più grande scrittore in lingua inglese, è sempre stata oggetto di discussione. Esiste perfino una pagina di Wikipedia in versione inglese, che sostanzialmente lascia aperte molte possibilità, anche se tendenzialmente lo colloca all’interno dell’anglicanesimo.

Tuttavia in questi giorni, come è ripreso su Italia Oggi, il primate della Comunione anglicane, l’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, dotto studioso di letteratura, ha riconosciuto che «aveva un retroterra cattolico». Lo ha detto durante l’Hay Festival in corso in in Galles: «Per quel che vale, penso che Shakespeare avesse un retroterra cattolico e molti amici cattolici, ma l’autore dei Sonetti non è stato un uomo molto giudizioso. Se è stato un cristiano, non è stato un santo. Quanto credesse, o che cosa facesse per quanto concerne la sua fede, non lo so proprio. Non era un uomo molto gradevole sotto vari aspetti, e questo è qualche cosa che colpisce molto. Si occupava di accumulare grano, e di comprare proprietà a Stratford, niente di terribilmente attraente». Comunque, ha continuato l’arcivescovo anglicano, «ci sono cose, nelle sue opere, che non si possono capire senza comprendere i concetti di perdono e di grazia. Ha lottato con le domande dell’umanità e ha concluso dicendo che c’è molto di più in tutto questo di quanto si potrebbe pensare. Quel mistero è una parte di ciò che troviamo nelle sue opere. Il che sembra impossibile, senza un qualche cosa di sacro».

Nel 2008 su Zenit.it, anche lo scrittore Joseph Pearce, il quale ha scritto un libro sull’argomento, spiegava: «esiste una schiera di illustri studiosi di Shakespeare che sono arrivati alla conclusione che il poeta era cattolico. Dopo il lavoro pionieristico di Richard Simpson del XIX secolo, la convinzione che Shakespeare fosse un credente cattolico ha ricevuto conferme dal successivo lavoro investigativo accademico degli studiosi. Tra questi ultimi figurano Mutschmann e Wentersdorf, John Henry de Groot, Ian Wilson, due gesuiti padre Peter Milward e padre Herbert Thurston, Hildegard Hammerschmidt-Hummel e Clare Asquith». La faccenda è rimasta celata perché «il cattolicesimo, ai tempi di Shakespeare, era fuori legge. E poi perché nei due secoli successivi alla sua morte il mondo intellettuale di quel periodo è stato fortemente anticattolico. Infine, gran parte degli elementi inconfutabili non è venuta alla luce o non è stata correttamente intesa se non da poco tempo». Di questo ne parla ottimamente un articolo apparso nel 2004 sulla rivista Il Timone.

Un’altra prova, riportavano Il Sole 24 ore e altri quotidiani internazionali nel 2009, sarebbero anche tre firme “shakespeariane” sulle pagine di un libro di pellegrini cattolici, le quali potrebbero anche dimostrare che Shakespeare trascorse del tempo in Italia frequentando il Venerable English College di Roma, un seminario per la formazione dei sacerdoti cattolici inglesi che divenne un rifugio per i cattolici perseguitati durante la Riforma, durante i suoi cosiddetti “anni perduti” tra il 1585 e il 1592. Tra l’altro cinque delle sue 37 opere sono situate in Italia, altre cinque completamente o parzialmente a Roma e tre in Sicilia.


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