William Shakespeare
LA TRAGEDIA DI AMLETO, PRINCIPE DI DANIMARCA
Titolo originale The Tragedy of Hamlet, Prince of Denmark
Traduzione di Marco Vignolo Gargini
ATTO QUARTO
SCENA PRIMA
Entrano il Re, Rosencrantz e Guildenstern.
RE: C’è un senso in questi sospiri, in questi profondi sospiri che tu devi interpretare, ci conviene comprenderli. Dov’è tuo figlio?
REGINA: Lasciateci qua soli un momento.
(Escono Rosencrantz e Guildenstern)
Ah, mio signore, che cosa ho visto stanotte!
RE: Che, Gertrude? Come sta Amleto?
REGINA: Folle come il mare e il vento quando lottano fra loro per chi è il più forte. In un suo accesso di pazzia, dietro l’arazzo sente qualcosa muoversi, sguaina la spada, urla “Un topo, un topo!” e in questa sua sensazione impazzita uccide alla cieca il buon vecchio.
RE: Oh che fatto grave! Sarebbe successo a noi, se fossimo stati là. La sua libertà è gravida di minacce per tutti; per te stessa, per noi, per ognuno. Ahimè, come risponderemo di questa azione sanguinaria? Daranno la colpa a noi, la cui previdenza avrebbe dovuto contenere, sorvegliare e segregare questo giovane pazzo; ma il nostro affetto fu eccessivo, che non abbiamo compreso ciò che era la cosa più opportuna, ma come il portatore di un morbo malvagio, evitando di divulgarlo, lasciammo che il male gli divorasse il midollo della vita. Lui dov’è andato?
REGINA: A portar via il corpo che ha ucciso, su cui la sua stessa follia, come dell’oro in una miniera di metalli spregevoli, si mostra pura; egli piange per ciò che è fatto.
RE: O Gertrude, vieni via. Appena il sole toccherà le montagne, lo imbarchiamo lontano da qui, e questa ignobile azione noi la dobbiamo abbozzare e scusare con tutta la nostra maestà e scaltrezza. Ohila, Guildenstern!
Entrano Rosencrantz e Guildenstern
Amici entrambi, andate a cercare un altro aiuto. Amleto nella sua follia ha ammazzato Polonio, e dalla stanza di sua madre l’ha trascinato via. Andate, ripescatelo, parlategli con garbo, e portate il morto nella cappella; vi prego, fatelo presto.
(Escono Rosencrantz e Guildenstern)
Vieni, Gertrude, richiameremo gli amici più savi, e li informiamo di quello che intendiamo fare e di ciò che è stato fatto inopportunamente. Così forse la calunnia – il cui sussurro per tutto il diametro del mondo, diritta come un cannone alla sua mira, porta il suo lancio velenoso – potrà mancare il nostro nome, e colpire l’invulnerabile aria. Oh, vieni via, la mia anima è piena di trambusto e sgomento.
(Escono)
SCENA SECONDA
Entra Amleto
AMLETO: Proprio sistemato.
ROSENCRANTZ e GUILDENSTERN (Da dentro): Amleto, principe Amleto!
AMLETO: Ma piano, chi strepita? Chi chiama Amleto? oh, eccoli che arrivano.
Entrano Rosencrantz, Guildenstern
ROSENCRANTZ: Che ne avete fatto, mio signore, del cadavere?
AMLETO: L’ho rimestato alla polvere sua congiunta.
ROSENCRANTZ: Diteci dov’è, che lo togliamo di lì e lo portiamo nella cappella.
AMLETO: Non credetelo.
ROSENCRANTZ: Credere cosa?
AMLETO: Che io possa tenere il vostro segreto e non il mio. Inoltre, essere interrogato da una spugna, quale risposta dovrebbe dare un figlio di re?
ROSENCRANTZ: Mi prendete per una spugna, mio signore?
AMLETO: Sí, signore, una spugna che assorbe il favore del re, le sue ricompense, e le sue autorità. Ma tali ufficiali al re il migliore servizio lo offrono alla fine; egli se li tiene, come fa la scimmia con le noci, in un angolo della sua mascella, per prima li assapora e alla fine li ingoia. Quando avrà bisogno di ciò che avete raccolto, non farà che darvi una bella strizzatina, e, spugna, tu ritorni asciutta.
ROSENCRANTZ: Non vi capisco, mio signore.
AMLETO: Ne sono felice; un discorso furbo dorme in un orecchio scemo.
ROSENCRANTZ: Mio signore, dovete dirci dove si trova il corpo e venire con noi dal re.
AMLETO: Il corpo è con il re, ma il re non è con il corpo. Il re è una cosa -
GUILDENSTERN: Una cosa, mio signore?
AMLETO: Una cosa da niente. Portatemi da lui. Nasconditi volpe, e tutti dietro.
(Escono)
SCENA TERZA
Entrano il Re e il seguito
RE: Ho mandato a cercarlo, e a trovare il corpo. Com’è pericoloso che quest’uomo vada libero! Eppure non dobbiamo sottoporlo al pieno rigore della legge; egli è adorato dal popolo stolto, che ama non il proprio giudizio ma con gli occhi, e dov’è così, è ponderato il castigo di chi offende, ma mai l’offesa. Perché tutto sia liscio e uniforme, questa sua partenza improvvisa deve sembrare una tregua deliberata. I mali divenuti disperati si alleviano con rimedi estremi, o niente affatto.
Entrano Rosencrantz
Allora, che è successo?
ROSENCRANTZ: Dov’è messo il corpo, mio signore, non riusciamo a farcelo dire.
RE: Ma lui dov’è?
ROSENCRANTZ: Qui fuori, mio signore, scortato, in attesa di vostre disposizioni.
RE: Portatelo davanti a noi.
ROSENCRANTZ: Ehi, Guildenstern! Porta dentro il principe.
Entrano Amleto e Guildenstern
RE: Allora, Amleto, dov’è Polonio?
AMLETO: A cena.
RE: A cena? Dove?
AMLETO: Non dove pappa ma dove è pappato. Una certa assemblea di vermi politici è alle prese con lui. Il vostro verme è il vostro unico imperatore per la dieta; noi ingrassiamo ogni altra creatura per ingrassare noi stessi; e c’ingrassiamo per i vermi. Il vostro re grasso e il vostro mendico magro non sono altro che portate variate, due piatti, ma a una tavola sola - questa è la fine.
RE: Ahimè, ahimè!
AMLETO: Un uomo può pescare con il verme che ha pappato un re, e papparsi il pesce che ha pappato il verme.
RE: Che vuoi dire con questo?
AMLETO: Niente, solo mostrarvi come un re possa fare un viaggio di stato attraverso le budella d’un mendico.
RE: Dov’è Polonio?
AMLETO: In cielo. Mandate lassù a vedere; se il vostro messaggero non ce lo trova, cercatelo voi stesso in quell’altro posto. Ma se non lo trovate affatto entro questo mese, lo annuserete salendo le scale del loggiato.
RE (A qualcuno del seguito): Andate a cercarlo lì.
AMLETO: Starà lì ad aspettare il vostro arrivo.
(Escono alcuni del seguito)
RE: Amleto, questa azione, per la tua speciale sicurezza, che molto ci preme, come molto ci addolora per quello che tu hai fatto – deve mandarti via di qui in un baleno. Quindi, preparati. La nave è pronta, il vento propizio, i compagni ti aspettano, e tutto è sistemato per il viaggio in Inghilterra.
AMLETO: In Inghilterra?
RE: Sì, Amleto.
AMLETO: Bene.
RE: Così è se conoscessi le nostre intenzioni.
AMLETO: Vedo un cherubino che le vede. Ma andiamo, in Inghilterra.
Addio, cara madre.
RE: Tuo padre amorevole, Amleto.
AMLETO: Mia madre – padre e madre sono marito e moglie, marito e moglie sono una sola carne; e allora, mia madre. Andiamo, in Inghilterra. (Esce)
RE: Stategli alle calcagna, attiratelo immediatamente a bordo, non ritardate; io lo voglio via di qui stanotte. Via, per quanto riguarda questo affare tutto è sigillato e pronto. Vi prego, affrettatevi.
(Escono Rosencrantz e Guildenstern)
E tu, Inghilterra, se tieni in qualche conto alla mia amicizia – come il mio grande potere può consigliartelo, perché la tua cicatrice è ancora fresca e rossa della spada danese, e il tuo libero rispetto a noi rende tributo – tu non puoi freddamente accogliere il nostro mandato regale, che implica appieno, con lettere conformi a tale effetto, la morte immediata di Amleto. Fallo, Inghilterra, perché come tisi egli infuria nel mio sangue, e tu devi curarmi. Finché non so che è fatto, comunque vadano le mie sorti, le mie gioie non sono mai cominciate. (Esce)