Mentre il mondo celebra il magniloquente ritorno di Jay Gatsby nelle sale cinematografiche la mia mente è corsa al primo grande sodalizio collaborativo tra Baz Luhrmann e Leonardo Di Caprio che ha sancito il mio eterno amore per entrambi, ovvero William Shakespeare’s Romeo+Juliet.
Se nel 1996 avevi 14 anni, ti chiamavi Giulia ed avevi una malsana passione per la poesia e la tragedia shakespeariana era inevitabile che la rappresentazione degli amanti di Verona avesse un forte ascendente sul tuo tenero animo adolescenziale! Che dire poi se nel film recitava l’idolo delle ragazzine di allora, Leonardo Di Caprio, (di cui ero già innamorata dai tempi di Genitori in blue jeans)? L’unico problema era che ai miei tempi le ragazzine della mia età non uscivano alla sera per andare al cinema, quindi dovetti farmi raccontare tutto il film, scena per scena, da mia sorella maggiore che aveva avuto il privilegio di vederlo. Io dovetti aspettare l’uscita in VHS (eh già, i dvd non c’erano ancora e tanto meno emule!): ricordo ancora la sera in cui mia mamma e mia sorella più piccola tornarono inaspettatamente dal videonoleggio con la cassetta… il pensiero è ancora un’emozione! Da quel momento la mia vita fu segnata dalla visione del film che ripetevo ininterrottamente almeno una volta alla settimana, per la gioia dei miei familiari! Quando le videocassette diventarono obsolete corsi a compare il dvd che trovai nell’edizione speciale che vedete qui sopra uscita in seguito al grande successo di un altro stupendo film di Lurhmann, Moulin Rouge!, e che conservo fra i miei cimeli!
Ma bando ai ricordi! Non so quante volte ho sentito giudicare negativamente questo film, considerato come un’accozzaglia modernista che violentava uno dei capolavori del Bardo. Personalmente non ho mai capito questo giudizio: da grande amante della tragedia Romeo e Giulietta, che in passato avevo il vanto di conoscere a memoria, ho sempre pensato che si trattasse di una rivisitazione di altissimo spessore in cui modernità e poesia sono dosate alla perfezione. Qualcuno ritiene che si tratti di un disarmonico mix di costumi contemporanei e linguaggi forbiti che male si accomunano fra loro, io la vedo in maniera diversa: per me la bella Verona Beach è collocata in una dimensione spazio-temporale distopica e non semplicemente attuale, non si tratta quindi di recitare in poesia in tempi inappropriati, si tratta di vedere la poesia in un contesto immaginario che ha delle connotazioni del presente (degli allora anni novanta). Io adoro il fatto che la sceneggiatura sembri uscita direttamente dal Rinascimento, che le battute siano forzatamente poetiche e non rappresentino lo slang contemporaneo: questo artificio rende il film fuori dal tempo e non riconducibile ad una vera e propria epoca; resterà moderno anche vedendolo tra dieci o vent’anni!
Vogliamo parlare della fotografia e delle scenografia? In questo film troviamo un compendio di tutto quello che si deve fare per creare un capolavoro: sono rimasta folgorata dall’idea di inserire le rovine di un teatro in Sycamore Grove, dove si svolgono alcune delle scene più toccanti del film, come il monologo di Mercutio sulla regina Mab o il duello tra Tebaldo e Mercutio stesso: un teatro nel teatro, un’eterna dichiarazione d’amore ad una delle arti più nobili che ci restano. Ma ogni scena è costellata di dettagli che evocano la tradizione shakespeariana, come le insegne alla stazione di servizio all’inizio del film che riportano alcune citazioni dall’Enrico IV, oppure il motto delle due famiglie antagoniste, anch’essi tratti da opere teatrali del poeta inglese.
“Add more fuel to your fire” (W. Shakespeare, Enrico VI)
"O that I were a god, to shoot forth thunder upon these paltry, servile, abject drudges!"
(W. Shakespeare, Enrico VI)
"Experience is by industry achiev'd"
(W. Shakespeare, I due gentiluomini di Verona)
"Methinks the truth should live from age to age, as ‘twere retail’d to all posterity"
(W. Shakespeare, Riccardo III)
Senza dimenticare le insegne sparse, come quella in cui si trova la sala da biliardo gestita dallo speziale che venderà il veleno a Romeo, intitolata Globe Theatre, il teatro in cui Shakespeare si esibiva con la sua compagnia teatrale, oppure quella con recante il titolo The merchant of Venice, celebre piéce del Bardo. Ogni dettaglio del film è studiato nei minimi particolari a testimonianza del fatto che un grande film non può essere improvvisato.
La colonna sonora originale parte a ripetizione ancora oggi sul mio pc, con dei brani che portano la firma di alcuni artisti eccezionali come Crush dei Garbage, l’indimenticabile Kissing You di Des’ree, Lovefool dei The Cardigans, senza scordare che anche dei miti viventi come i Radiohead hanno composto ben due canzoni, Talk Show Host, che si sente nel momento in cui appare per la prima volta Romeo, e la bellissima Exit Song (For a film) che fa da sottofondo ai titoli di coda (e che ascolto sempre fino alla fine!).
Non è possibile dimenticare il cast, composto da attori eccellenti, intensi, calati nella parte, che recitano in un film come fossero su un palco ma con naturalezza, come se questo fosse normale: impeccabile Tebaldo, interpretato da un grandissimo John Leguizamo, che nella sua parte di ‘re dei gatti’ si trova perfettamente a suo agio e duella con la pistola come se impugnasse una vera spada, “rispettando lo spartito”, dice Mercutio. E Mercutio altrettanto magnifico, sia nelle vesti della Drag Queen che anima la festa dei Capuleti che mentre difende il suo migliore amico Romeo a morte. Ma sono solo due nomi fra tutti quelli dei grandi che si alternano sulla scena con un pathos inimmaginabile.
E poi ci sono Romeo e Giulietta, un giovane ma già celebre Leonardo Di Caprio ed un’acerba ma promettente Claire Danes, che riportano sullo schermo la storia d’amore più famosa del mondo con un’aria fresca e spontanea che quasi pare sia la prima volta che la vediamo. Quante di noi hanno sognato il loro incontro, attraverso il vetro di un magnifico acquario, nel momento in cui il colpo di fulmine segna i loro destini; nel momento in cui Romeo rinnega il suo cuore che non poteva avere mai amato prima di aver visto Giulietta danzare come un angelo; chi non ha sognato la dichiarazione di eterno amore nella piscina di Casa Capuleti e chi non si è disperato a vedere come i tragici eventi prendevano il sopravvento. Se penso a Romeo e Giulietta io li immagino stretti in quell’abbraccio finale, nel letto di morte di Giulietta, circondati da centinaia di candele accese, assieme per sempre, a testimoniare che il cielo punisce l’odio con l’amore.
“Two households, both alike in dignity,
In fair Verona, where we lay our scene,
From ancient grudge break to new mutiny,
Where civil blood makes civil hands unclean.
From forth the fatal loins of these two foes
A pair of star-cross'd lovers take their life;
Whose misadventured piteous overthrows
Do with their death bury their parents' strife.
The fearful passage of their death-mark'd love,
And the continuance of their parents' rage,
Which, but their children's end, nought could remove,
Is now the two hours' traffic of our stage;
The which if you with patient ears attend,
What here shall miss, our toil shall strive to mend.”
(W. Shakespeare, Romeo and Juliet, Prologue)