di Emiliano Morozzi
23 agosto 1305, sul patibolo eretto in un villaggio nei dintorni di Londra, viene barbaramente giustiziato William Wallace, colui che diverrà con le sue gesta l’eroe nazionale della Scozia. Tra scozzesi e inglesi tuttora non corre buon sangue, e le radici di questa strisciante ostilità tra i due popoli vanno ricercate in quegli anni, quando la corona d’Inghilterra assoggetta, con l’inganno e con la forza delle armi, i regnanti scozzesi, dando il via a un conflitto che si risolverà soltanto nel 1707 con l’ingresso forzato della Scozia nel Regno Unito.
L’epopea di William Wallace prende il via nel 1290, quando muore la regina Margherita di Scozia. Numerosi pretendenti vantano diritti alla successione e dal momento che la contesa non si risolve, viene chiamato come arbitro Edoardo I, re d’Inghilterra. Quest’ultimo approfitta della situazione e invece di presentarsi con una delegazione diplomatica, porta con sé un grande esercito e reclama la Scozia come stato vassallo, costringendo il futuro re, Giovanni di Scozia, a rendergli omaggio e di fatto considerando la nazione vicina alla stregua di un protettorato. Il nuovo sovrano scozzese, costretto a sottostare alla pesante umiliazione, accetta di malavoglia e nel 1296 decide di ribellarsi rifiutandosi di rendere omaggio al sovrano inglese. Edoardo I replica immediatamente attaccando la Scozia, saccheggiando un villaggio di confine e costringendo Giovanni all’abdicazione, dopo averlo sconfitto militarmente a Dunbar.
Mel Gibson interpreta William Wallace (wordpress.com)
Fino a questo momento, Wallace non è altro che un uomo comune, roso dall’odio nei confronti degli ingliesi che gli hanno ucciso il padre. Ricercato dalle autorità inglesi per avere ucciso due soldati, Wallace partecipò alle rivolte che stavano scoppiando in vari punti della nazione contro il dominio di Edoardo I. A Loudon Hill e ad Ayr il giovane scozzese sconfigge gli inglesi e qualche mese dopo partecipa alla rivolta che scaccia l’amministratore inglese da Scone. I nobili scozzesi non vogliono però una guerra aperta con l’Inghilterra e scendono a patti con il nemico, ma Wallace e il nobile Andrew de Mornay vogliono continuare la lotta e radunano le proprie milizie presso Stirling Bridge. Qui Wallace dà prova d’essere un ottimo stratega: aspetta al varco le truppe inglesi all’imbocco dello stretto ponte e le falcia quando arrivano dalla parte opposta. Gli inglesi provano allora a far passare quante più truppe possibile ma vanno incontro al disastro: il ponte crolla, molti soldati annegano e quelli rimasti vengono presi tra due fuochi dalle truppe scozzesi.
È la prima grande vittoria di Wallace, ma la sua gloria fu tanto intensa quanto effimera: soltanto un anno dopo, rimasto solo a comandare i rivoltosi per la morte di De Mornay (in seguito alle ferite riportate a Stirling Bridge), fu sconfitto a Falkirk e costretto a darsi alla macchia. La corona inglese però aveva messo il nome di Wallace sulla propria lista nera e gli emissari di Edoardo I furono ostinati nella caccia all’eroe nazionale scozzese, che cadde nelle loro mani nel 1305. Giudicato traditore, Wallace fu barbaramente ucciso e fatto a pezzi, la testa fu conficcata in un palo appuntito ed esposta sul Ponte di Londra, e gli altri resti divisi e spediti in varie città inglesi, come monito per tutti coloro che osavano ribellarsi alla corona. Una fine macabra, ben diversa dalla conclusione del film “Braveheart”, che l’ha reso celebre in tutto il mondo, quando il morente Wallace, invece di chiedere pietà, con l’ultimo fiato che ha in corpo grida al popolo “libertà”.
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