booty Looting Foto Wim Vandekeybus, Biennale di Venezia danza contemporanea
Biennale di Venezia – 8° festival Internazionale di Danza Contemporanea. Per MAE Milano Arte Expo, Federicapaola Capecchi - Racconto di un’occasione e privilegio. Sabato 23 giugno 2012 assisto alla prima assoluta del nuovo lavoro di Wim Vandekeybus, booty Looting. Non capita tutti i giorni di vedere spettacoli di questa portata. Capita alla Biennale Internazionale di Danza Contemporanea di Venezia, dove Ismael Ivo (leggi intervista), direttore artistico, indaga, investe e osa. Come capita, grazie alla disponibilità dell’ufficio stampa della Biennale Danza, che Maria Stefanoni e la responsabile, Emanuela Caldirola, permettano, dalla sera alla mattina, di incontrare e intervistare un artista del calibro del coreografo fiammingo. Così la mia due giorni veneziana porta con sé booty Looting e la fortuna di conoscere e parlare con Wim Vandekeybus. La cui disponibilità e semplicità è da citare e sottolineare. I timori c’erano, inutile nasconderlo. Come un pittore d’improvviso a un tavolino con Francis Bacon, un jazzista a bere il caffé con Charles Mingus o Chet Baker. Come me davanti a Vandekeybus. Ed eccomi così a scrivere di questo incontro. >>
Andiamo con ordine: lo spettacolo booty Looting
Arsenale, Teatro alle Tese, in scena la prima assoluta di booty Looting, di Wim Vandekeybus.
Un campo di battaglia, un diluvio visivo e corporeo immerso nella vita, nel mare delle immagini, della memoria che crea o prosciuga questo diluvio. In pochi minuti ti accorgi che non sei spettatore “comodo”, che sei ingaggiato anche tu in questo giuoco. In un batter d’occhio è come sentir sussurrare all’orecchio … non sistematevi comodi sulle vostre sedie … Quattro danzatori, un musicista e un fotografo. Musica, movimento, parola e fotografia su un piano di parità l’uno con l’altro. Ogni linguaggio e medium aggiunge o cancella qualcosa. La fotografia è il mezzo che consente di parlare di memoria. Del processo di distorsione della memoria. A partire dal personaggio principale, Birgit Walter, attrice con un passato travagliato. Di lei vengono mostrati diversi lati, versioni, storie, punti di vista di chi l’ha vissuta. Oscillando tra reale e irreale c’è la versione di Birgit di chi la adorava, c’è il racconto dei figli che si contraddicono l’un con l’altro, c’è l’instillazione del dubbio se sia vera la sua vita e storia.
Tu, confuso, giungi ad una fragile certezza: vero, non vero o distorto, ognuno del pubblico uscirà con una propria versione da raccontare. E subito sulla scena gli artisti ricambiano piani e prospettive. I personaggi si rubano l’un l’altro la memoria incorniciati in fermo immagine da grandi stampe di fotografie che cambiano continuamente ambiente e situazione. Si sottraggono i ricordi davanti a un grande schermo dove passano i loro visi e corpi immortalati in tempo reale dal fotografo Danny Willems, a rendere tutto il processo tangibile. Ogni volta si delinea e si sposta la zona di confine tra reale e irreale. E si accentua nella relazione tra gli artisti e i loro personaggi, nell’emergere di ulteriori storie dai ricordi, propri o rubati, e da invenzioni. Anche il musicista Elko Blijweert fa una partita con te e con i protagonisti sulla scena. Porta e toglie, inganna e gioca. Fotografia, musica, movimenti e parole hanno tutti effetto sulla fantasia, e sono quindi egualmente in grado di evocare e manipolare le immagini. E tu devi immaginare. Il tuo punto di vista, ciò che ricordi è stabile? E sei ormai nel pieno del saccheggio: depredi, porti via, spogli, anche tu; aggiungi, modifichi, trasformi, immagini, evochi insieme agli artisti.
booty Looting, Wim Vandekeybus, Foto Denny Willems, Biennale di Venezia danza contemporanea
Sei in gioco. Ormai consapevole, ogni tanto, ti senti anche un po’ derubato. Perché sei dentro fino in fondo al nucleo centrale dello spettacolo: memoria, ricordo, verità e menzogna, e tutte le zone d’ombra in mezzo. Il corpo è aggressivo, adrenalinico, ferino. Gli impulsi sono istintuali, a volte alterati da nuove esperienze. Come la memoria lo è in modo permanente. Tra le immagini e ricordi dei movimenti dei corpi, della danza: un corpo che si contorce a terra, e allo stesso tempo è capace di lievitare in aria. Impattando ripetutamente a terra frusta e mette in risonanza diverse corde della vita: dolore, assenza, impotenza, mancanza, rabbia. E tutte le sfumature di qualcosa che ti attanaglia. La partitura coreografica e teatrale è complessa e indelebile. Nulla in quel momento sembra necessario e urgente più di quel corpo. E stupefacente. In evidenza le singole parti del movimento, le singole membra, i singoli impulsi. I movimenti reali della vita che diventano danza in modo assolutamente forte, imprevedibile e tagliente.
Lo stile di Wim Vandekeybus è di rilievo non solo per il tratto coreografico ma soprattutto per la commistione di linee espressive: musica, drammaturgia, parola, immagine. Vandekeybus è il corpo, il movimento reale – puro, violento, atletico, estenuante – che si fa danza. A lui sembra non interessare la danza “pura” ma le emozioni che può esprimere attraverso il confronto con altri linguaggi. Regista, coreografo, attore e fotografo energico – ribelle – sembra lanciare, ogni volta, una bomba. Anche le riflessioni – le più sottili – possono essere esplosive. E le molteplici e moltiplicabili riflessioni che nascono da booty Looting sono affascinanti. Come Wim Vandekeybus è affascinato dalla fotografia e da ciò che può far accadere, portare o togliere. Una foto aggiunge qualcosa, trasforma, lascia le cose e può ingannare lo spettatore. “Memories are often created or distorted on the basis of photographs. Proust once accused the visual memory of actually erasing memories. Taste and touch are much more sensitive, but the visual is dominant. Which is why you can perfectly well remember things you have never experienced, simply because you have seen pictures of them.” […] “A photo freezes something that is actually already past. This means you are constantly working on time and its creation.” [..] What’s more, your memory is constantly adjusted by what you experience. A harsh or difficult experience can suddenly make something unpleasant which you used to find beautiful, a good memory can become bad.” – sostiene Wim Vandekeybus.
booty Looting Foto Wim Vandekeybus, Biennale di Venezia danza contemporanea
Infinite forme muovono l’inedita qualità della danza e del suo teatro. Brutale, violento, e giocoso, ironico. Rischioso. Corre dei rischi Vandekeybus, anche con i suoi danzatori ai quali chiede evoluzioni tecniche anche delle più ardite ed estreme. Di lui sono dette molte cose – carattere istintivo e animalesco, finemente interessato alla relazione tra corpo e spirito, artista dalla formazione anti-accademica, forgiatore di dinamiche corporee inusuali e forti. Come spesso accade ai “grandi”: o è amato fino in fondo o detestato.
Nel giardino dell’albergo veneziano in cui alloggiava ha rilasciato a MAE Milano Arte Expo un’intervista. Abbiamo conosciuto un uomo di grande disponibilità, apertura e passione. In continuo cambiamento. Non dispensa certezze ma, al contrario, è portato a condividere le proprie intuizioni e visione del teatro.
Che “non deve fare distinzione tra la danza e il teatro: la danza dipende dalla recitazione e viceversa.” Tale convinzione lo rende onnivoro di molti altri linguaggi e delle loro possibili interazioni e comunicazioni. Si potrebbe togliere la parola danza alla definizione teatrodanza, non precisare danza contemporanea o teatro fisico, non fare catalogazioni, abbandonare le etichette. Perché esiste solo lo spazio unico della scena e perché in tale spazio agisce un essere scenico completo, tra movimento, parola, musica, immagine. Questo è teatro. Punto.
booty Looting Foto Wim Vandekeybus, Biennale di Venezia danza contemporanea
Wim Vandekeybus, che preferisce definirsi un regista che usa la danza più che un coreografo, parla con semplicità e umiltà della sua ricerca. Da qui siamo partiti: dalla sua osservazione e dall’uso che fa del corpo, che espone, continuamente, in modo sempre più forte. “[...] è un lungo progetto e processo, iniziato 25 anni fa, quando ho iniziato a fare spettacoli, con il mio primo lavoro ‘what the body does not remember’ – che rimetteremo in scena a breve -, un’indagine sui limiti del corpo nella relazione con gli istinti [...] Sicuramente il corpo per me è stato, come tu dici, esporre, ricercare, indagarlo, perquisirlo…cercare ciò che si ripete, le immagini del corpo, pose, forme, come le persone si pongono, come il corpo è esposto, a cosa [...]”
Partendo dall’inizio della sua ricerca ne confida molti aspetti, tra i quali l’infuenza di una visione catastrofica dell’essere umano. Racconta come questo nuovo spettacolo costituisca, in fondo, un ritorno a queste origini, a questo inizio di ricerca sul corpo, così come un re innamoramento per la fotografia, con la sua capacità di fermare, modificare, variare qualcosa, di mentire.
Il fascino della fotografia e dei suoi processi è accentuato dal mix di media che sceglie di usare, ognuno con un ruolo di primo piano sulla scena. La musica è importante – afferma – quanto la recitazione e la danza. Non applica distinzioni, divisioni, differenze. I lavori sono il risultato di queste continue interazioni, di questa complementarità.
Ora il corpo è una ancor più dura ricerca per Vandekeybus. Anche durante le audizioni – racconta – si trova davanti molti corpi belli, forti, alti, bassi. Ciò che a lui preme è l’energia che trasmettono prima di iniziare qualsiasi cosa e qualsivoglia movimento. Come stanno in piedi, come si siedono, come stanno in silenzio, come attraversano lo spazio. Sicuramente come “rompono”, trasformano, scomponendo il corpo.
booty Looting, Wim Vandekeybus, Foto Denny Willems, Biennale di Venezia danza contemporanea
È come un viaggio. Nel tentativo di rompere la banalità, l’ovvietà, andando verso le cose vere in modo estremo. “Not just esthetic” – ribadisce più volte Vandekeybus – “but emotional drive”. La spinta emotiva è il fuoco centrale che lo attrae e che persegue, anche in studio e in fase di creazione e composizione. “It’s simple, it’s very simple, I use body for that but the result is sometimes complex but I don’t think too much about it. I don’t have a conceptual approach of the body. I work with persons.”
Da queste riflessioni sul corpo e sul suo lavoro il passaggio è diretto allo spettacolo booty Looting dove le immagini hanno un ruolo incisivo. Gli chiedo se, alla fine, un medium, qualsiasi, aggiunga o tolga qualcosa. “It depend. Totally.The picture, the image of something is not the same as the thing itself. It becomes another reality[...]” La musica, il suono sono un’altra realtà, il pubblico lo è, ed è chiaramente un medium. Può aiutarti, come non farlo. È una prova. La danza è un mezzo di espressione. Molti danzatori con un approccio concettuale lavorano su pensieri, cose astratte e non trasmettono niente. L’attenzione per Vandekeybus è volta a trovare nei movimenti delle persone una ragione e trasformarla in una dichiarazione teatrale.
Una domanda sull’overdose di immagini cui la nostra società è assuefatta lo porta a sottolineare come oggi tutto sia visivo. La maggior parte delle persone ha una macchina fotografica digitale sempre con sé, si nutre di immagini, film, trascurando magari la letteratura. Analizza il fenomeno ma senza attribuirgli una valenza negativa. Esorta solo a non dimenticare che ancora molto deve essere immaginato. Dell’immagine fotografia ha molto rispetto e amore, è evidente. “The picture have a story on itself […] the fact is still photography has a big power [...]”.
booty Looting Foto Wim Vandekeybus, Biennale di Venezia danza contemporanea
Insistendo sul potere dell’immagine la curiosità mi porta a chiedergli come, concretamente, ha lavorato con I suoi danzatori rispetto alle immagini. Da artista sorprendente quale è, era da aspettarselo, è partito esattamente “al contrario”, dal procedimento opposto. Chiedendo ai danzatori cosa non volevano assolutamente fosse fotografato, cosa non si può fotografare, cosa è impossibile fotografare. È realmente partito all’opposto, passando attraverso la lettura di Susan Sontag, di Berger, il fatto che lui stesso è anche un fotografo e che la fotografia digitale ha radicalmente cambiato tutto. Ha chiesto ai suoi danzatori di pensare a queste cose e di giocare con tutto questo, e di non pensare al fotografo (che è in scena con loro).
Prestare attenzione al fotografo fa sì che si lavori solo per lui e ciò che avviene sul palco è totalmente noioso. Ha lavorato sull’idea della fotocopia, di diventare una fotocopia: qualcosa di piuttosto forte. Anche qui ribadisce il suo interesse e approccio alla persona e non a strutture concettuali. Scrittura, testo, danza: solo mezzi rispetto alle persone con cui va a lavorare. “The theatre need to be clever, to reinvent itself also… needs probably to be most advanced in dance…sometimes dance is a lot behind [...]”
Così si chiude questo piacevole incontro con Wim Vandekeybus, parlando dello stato delle cose oggi e di ciò in cui lui crede. Non gli piace descriversi come un coreografo ma come un regista che usa la danza. Ciò che è veramente importante per il teatro è creare un universo. Non crede che il teatro debba essere solo impegnato socialmente. Serve fantasia, un certo grado di follia, serve ogni tanto anche un approccio divertente. Il teatro deve essere umile e sincero. Questo perché la sua funzione è comunicare e dire qualcosa. Spende alcune altre parole e consigli da ascoltare, come tutta l’audio intervista. Qui ne ho raccontato solo alcuni passaggi salienti, per non privarvi della possibilità di sentire la voce di Vandekeybus e le sue riflessioni.
L’audio intervista verrà pubblicata a breve sul canale Youtube di Milano Arte Expo.
Federicapaola Capecchi – coreografa
booty Looting Foto Denny Willems, Biennale di Venezia danza contemporanea
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8° festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia
booty Looting
di
Wim Vandekeybus
DIRECTION, CHOREOGRAPHY & SCENOGRAPHY: Wim Vandekeybus
CREATED WITH & PERFORMED BY: Jerry Killick, Birgit Walter, Elena Fokina, Dymitry Szypura, Luke Jessop, Kip Johnson
ORIGINAL MUSIC LIVE: Elko Blijweert
LIVE STILL-PHOTOGRAPHY: Danny Willems
ARTISTIC ASSISTENT & DRAMATURGE: Greet Van Poeck
LIGHTING DESIGN: Davy Deschepper, Francis Gahide, Wim Vandekeybus
SOUND DESIGN: Antoine Delagoutte
STYLING: Isabelle Lhoas ASSISTED BY Frédérick Denis
MOVEMENT ASSISTANT: Máte Mészáros
LIGHTING ON TOUR: Davy Deschepper
SOUND ON TOUR: Antoine Delagoutte
PRODUCTION: Ultima Vez
COPRODUCTION: Dance Biennale 2012 (Venice, IT), KVS (Brussels, BE), Schauspiel Köln (Cologne, DE)
WITH SPECIAL THANKS TO: Archa Theatre (Prague, CZ)
Sito della compagnia:
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