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Wine Food Festival e Musei del Gusto: tra il ludico e il culinario in Romagna

Da Chiaretto41

Wine Food FestivalGrande succeso di pubblico per il Wine Food Festival in Emilia Romagna. Un ricco calendario di "eventi golosi", un viaggio di gusto in Emilia Romagna, alla scoperta dei piaceri della regione, da Piacenza a Rimini. "Ad appena cinque settimane dalla sua apertura e a circa metà del calendario eventi, il Wine Food Festival ha già attirato ai suoi appuntamenti oltre 500.000 persone, con 100.000 visite al sito www.winefoodfestival.it e più di 500 richieste di pacchetti soggiorno": Andrea Babbi, amministratore delegato di APT Servizi Emilia Romagna, stila un primo parziale bilancio dell'edizione 2010 del cartellone enogastronomico regionale, a poco più di un mese dal suo inizio. Tanti i prodotti tipici protagonisti nel secondo fine settimana di ottobre del Wine Food Festival.
Per chi non avesse ancora avuto l'occasione, proseguono numerosi appuntamenti iniziati ai primi di ottobre e dedicati ai tanti prodotti di stagione e ai piatti della tradizione autunnale. Per ogni appuntamento enogastronomico, il sito www.winefoodfestival.it riporta programmi dettagliati degli eventi, schede informative sui prodotti tipici protagonisti e tutti i pacchetti soggiorno ad hoc, creati appositamente per godersi al meglio non solo le manifestazioni, ma anche i luoghi che le ospitano, tra arte, cultura e natura.

I musei del Gusto in Emilia Romagna
Ma non è l'unica delle apprezzabili e innovative iniziative in campo ludico-enogastronomico portate avanti in Emilia Romagna. Come i primi "Musei...da mangiare!". In Emilia Romagna, terra dai mille sapori e dal ricco retaggio enogastronomico, i prodotti tipici entrano al museo, o meglio si "fanno museo", raccontandosi al visitatore e svelando la propria storia, i complessi ed affascinanti procedimenti produttivi e le tante curiosità. Sono 19 i musei del gusto dell’Emilia Romagna (www.museidelgusto.it), alcuni dei quali celebrano prodotti famosi come: il Prosciutto di Parma, il Salame di Felino, il Parmigiano Reggiano.

Uno spazio di oltre 500 metri quadrati nell'ex Foro Boario di Langhirano, eretto nel 1928, ospita il Museo del Prosciutto di Parma, a pochi chilometri da quella terra, stretta tra il Po e l'Appennino, dove la macellazione e lavorazione delle carni suine è praticata sin da epoca pre-romana e dove la nebbia densa e umida permette una perfetta stagionatura. Otto sezioni invitano ad un affascinante viaggio nel mondo del celebre insaccato, dalle razze suine destinate ai salumi tra l’antichità e i giorni nostri al fondamentale ruolo del sale e della salatura, passando per la norcineria tradizionale e l’evoluzione delle tecniche e degli spazi nella lavorazione del prosciutto. E se dopo la visita si vuole passare ad una conoscenza più "approfondita", niente di meglio di una sosta al primo Prosciutto Bar d'Italia (ospitato nel centro commerciale Euro Torri di Parma), che propone menù esclusivamente a base di prosciutto, culatello e frutta, accompagnati da pane cotto in forno a legna, con una carta delle acque e vini creati appositamente.

Un perfetto "mosaico" di carni suine magre e grasse, bianche e rosa, arricchito di poco sale, qualche grano di pepe nero, vino e ingredienti di concia dà vita ad uno dei prodotti della tavola più antichi del parmense, il Salame di Felino. A raccontarne la storia è il Museo del Salame Felino ospitato nell'omonimo Castello a Felino. Il percorso di visita si articola in cinque tappe, iniziando dalle testimonianze storiche sul rapporto tra Felino e la lavorazione del maiale (risalente all’età del Bronzo) e passando per l’impiego gastronomico del salame a Parma, la produzione casalinga del gustoso insaccato, gli strumenti di lavoro dei norcini di una volta, per finire con la tecnologia di produzione del passato e attuale e la carta d'identità del prodotto. Non mancano le curiosità: la tradizione vuole che il salame di Felino venga affettato con un taglio inclinato di 60 gradi rispetto all'asse dello stesso; ciò è per evidenziare la grana e per evitare, in caso il salame venga consumato fresco, la possibile sbriciolatura della fetta. Nello spessore della fetta deve "stare" esattamente un grano di pepe nero.


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