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Wish I Was Here

Creato il 14 gennaio 2015 da In Central Perk @InCentralPerk
E' già Ieri -2014-
Ce ne ha messo di tempo Zach Braff per tornare dietro la macchina da presa.
Dopo il suo esordio con La mia vita a Garden State, che aveva convinto i fan e folgorato gli altri, di anni ne sono passati 10, ma poco sembra essere cambiato.
Il protagonista è ancora un attore in cerca di gloria, piuttosto apatico, ma che una famiglia ce l'ha, le sue emozioni le riesce ad esprimere, ma ad abbandonare il suo sogno, alla soglia dei 35 anni e con la moglie costretta a un lavoro poco esaltante per provvedere ai bisogni primari dei figli, non ci pensa.
Alla scuola invece ci pensa il padre, che pagando la retta ha iscritto l'adolescente per nulla ribelle ma molto credente Grace, e il più vispo Noah, a una scuola privata ebraica, dove la religione è praticamente la materia principale.
Cosa non va in questo idillio?
Non va che tutti, dai presidi, ai colleghi fino al genitore stesso, vedono nella perseveranza di Aidan uno sbaglio, una mancanza di rispetto e un'incapacità a crescere e accettare gli obblighi che avere una famiglia comporta.
Wish I Was Here
Gli ideali di questo più che trentenne con prole sono ancora quelli di un giovane ventenne, ma i problemi sono grandi.
Quello che si chiede Aidan è però perchè dovrebbe rinunciare ai suoi sogni, perchè dovrebbe accontentarsi quando gli è sempre stato insegnato, anche da Dio, a perseguire e fare ciò che lo appaga?
Bella domanda, non è vero?
Inevitabile la crisi, quindi, anche matrimoniale, che va al pari passo con i continui rifiuti ai casting, e soprattutto con quella della salute del padre, il cui cancro è tornato all'attacco e non può più essere sconfitto.
Crisi non significa sconfitta, però, significa possibilità di cambiamento, e quello che sembra il periodo più buio nella vita di Aidan, costretto a ritirare i figli da scuola, a diventare il loro insegnante privato, a confrontarsi con una moglie che lo supporta ma chiede anche qualcosa in cambio, diventa così la possibilità per conoscersi meglio, tra limiti e difetti, avvicinandosi a che gli è da sempre vicino, sfruttando le sue debolezze.
Wish I Was Here
In poche parole: Zach Braff colpisce e affonda ancora una volta, facendo di una storia semplice, di un classico quadro da Sundance Film, uno scenario con cui entrare in sintonia, tra risate e qualche lacrimuccia.
E chi meglio di un blogger può capirlo?
Uno (o una) che si sveglia, lavora qualche ora giusto per pagare l'affitto, e poi si ciba di film e serie TV, inseguendo il suo sogno, sperando che qualcuno noti e dia importanza a quanto scrive nel suo angolino.
Aidan sembra parlare anche a noi, anche a me, nel suo ostinato andare avanti, quasi egoisticamente, nel suo bisogno di una svolta, che arriva.
Con la sua storia, forse a tratti un po' buonista, vero, forse non raccontata al suo meglio con scelte di montaggio (soprattutto nel finale) che fanno un po' storcere il naso, parla a un'intera generazione di sognatori che se ne sta più a letto, forse, accontentandosi nel non volersi accontentare.
Il film quindi funziona, parla col cuore, scritto com'è con i sentimenti.
Merito anche dei personaggi che secondari non sono, dalla moglie devota (la bella Kate Hudson), al fratello genio irrequieto e nerd, ai figli stessi che diventano dei piccoli idoli, tratteggiati e caratterizzati come sono appositamente per amarli.
E poi c'è la musica, colonna sonora portante e emozionante, con scelte d'annata e doc (Bon Iver, Hozier, Gary Jules...) come Braff ci ha già abituato.
Nel suo modo naif, nella sua semplicità nel mandarci un messaggio diretto, Braff accontenta così non solo i fan e chi ha permesso tramite crowdfunding la realizzazione della pellicola, ma anche chi chiede qualcosa di fresco, non del tutto nuovo, vero, ma onesto e sincero.
Mostrandoci che, a volte, il modo migliore per realizzare un sogno è quello di svegliarsi.
Wish I Was Here
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