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Wolf Children – Ame e Yuki i bambini lupo (di Mamoru Hosoda, 2012)
Creato il 09 marzo 2014 da Frank_romantico @Combinazione_CWolf Children – Ame e Yuki i bambini lupo
“Il mondo è pieno di cose che non conosco” (Hana)
Mamoru Hosoda, dopo averci regalato quella piccola perla di La ragazza che saltava nel tempo, torna dopo un po’ di anni con quella che io definisco un’opera sublime, perfetta in ogni suo aspetto: nel disegno, nella narrazione e nell’impatto emotivo sullo spettatore. Insomma, un capolavoro. Ne parlo a caldo, senza averci riflettuto più di tanto, e ci tengo a non perdere tempo in arzigogolate razionalizzazioni sui sentimenti che questo anime mi ha scatenato. Non c’è tempo per pensare, c’è solo ed esclusivamente l’abbandono alle emozioni. Innanzitutto ringrazio il Future Film Festival che ha permesso a quest’opera di arrivare in Italia, lasciata in programmazione nelle sale per un giorno solo (13 novembre 2013) e perciò l’avranno vista in quattro. Ma potete recuperarla comodamente, si trova facile e perderla sarebbe un sacrilegio.
Tutti noi dovremmo conoscere la storia di Hana, giovane studentessa che si innamora di un uomo lupo, l’ultimo rimasto della sua stirpe, e che con esso darà alla luce prima una bambina (Yuki, che significa neve) e poi un bambino (Ame, che significa pioggia). La voce fuori campo di Yuki ci condurrà nel racconto della loro vita. Hana, rimasta sola all’improvviso, dovrà crescere i suoi figli da sola, prima in città tra mille peripezie, poi in campagna, luogo scelto per isolarsi da umani curiosi e intolleranti. Inaspettatamente gli abitanti di quel luogo impervio si prodigheranno nel darle una mano. Un anziano e burbero signore, in particolare, le insegnerà l’arte dell’arrangiarsi, coltivando verdure. Questo personaggio è a dir poco meraviglioso, un misto tra Clint Eastwood e i giudici di Master Chef, è colui che inserirà Hana in un contesto sociale familiare e accogliente.
Hasoda ricostruisce la crescita dei bambini accompagnata a quella della madre, lo sviluppo sia fisico che caratteriale di formazione è straordinario, assolutamente credibile pur mantenendo l’elemento fantastico della natura ambivalente. Il loro essere per metà umani e per metà lupi non impedisce allo spettatore di credere che tutto possa essere possibile. Ed è questa la vera potenza dell’anime. Ho pianto di commozione e riso contemporaneamente per la veridicità delle situazioni, la scelta di donare ad Ame e Yuki due personalità completamente distinte fin dai loro primi passi è stata impeccabile. Ed è soprattutto sorprendente l’attenzione nella loro crescita che li porterà a cambiare nuovamente. Hasoda ci tiene a raccontarci una favola magica pregna di realtà.
“Potrebbe sembrarvi una favola, potreste perfino riderne, o dire che al mondo non possono esistere cose così strane”, ci dice Yuka nell’introduzione. Eppure, quella era la vera storia della sua mamma. Una mamma a cui tutti dovremmo attingere insegnamento, per la forza inesauribile nel crescere i suoi figli liberi di essere quello che vogliono essere. La figura del padre, l’uomo lupo, è altrettanto positiva e forte, la fiducia che ripone in Hana è l’emblema di quello che l’amore vero riesce a creare. Anche se è difficile, anche se sembra impossibile. Hasoda ci insegna che niente è davvero impossibile, esiste solo quello che sappiamo e quello che non sappiamo. Quello che ancora non sappiamo, probabilmente, è quello che ci può rendere felici. Lo si percepisce in una semplice verdura che nasce da un orto, da un frigorifero regalato, dalla libertà. Le lacrime di Hana non le impediscono di sorridere, accompagnandola in un finale che è uno dei momenti più alti dell’animazione giapponese degli ultimi anni.
Inutili i paragoni con Miyazaki, Hasoda ha un modo di essere tutto suo. Questa non è un’avventura epica, questa è una storia vera, amici. Sì, ci sono bambini lupo. Ma è una storia che racconta come si conquista la libertà di esistere su questo mondo per quello che si è. E per quello che si desidera essere. Perché, che ci piaccia o no, è sempre una scelta.
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