1994: Wolf di Mike Nichols
La critica lo ha lodato per l’intenzione di «innalzare» il genere horror (generatore di tanta spazzatura…) sostenendo però che il tentativo non è del tutto riuscito: giudizio, a mio parere, errato.
Thriller horror ironia perfettamente fusi in questo film di Mike Nichols che ha anche il merito di essere, come scrive Tiziano Sossi, “un’analisi critica della società intellettuale e manageriale statunitense”. La suspense è mirabilmente calibrata, il ritmo è sostenuto senza essere esageratamente forsennato, le sorprese sono ben dosate. Un horror che ha il pregio di avere «una storia» che lo sostiene, forse non del tutto originale ma interessante e intrigante. Wolf coinvolge e non concede un attimo di tregua allo spettatore che non sa se ammirare maggiormente la perfetta regia di uno dei migliori talenti del cinema americano, l’intelligente script opera di Wesley Strick e di Jim Harrison, la magica fotografia del grande Giuseppe Rotunno, l’eccezionale performance dell’intero cast composto da nomi prestigiosi del firmamento hollywoodiano. Un plauso particolare a Jack Nicholson, inaspettatamente controllato in un ruolo in cui era facile strafare: ennesima conferma di un talento fuori del comune.
p.s.
Inappropriata e fastidiosa la colonna sonora di Ennio Morricone, con l’aggravante del ‘già sentito’.