Però Rebecca è portata a Tokyo dal destino e vi resterà per 12 anni. Al suo ritorno Tommy è là, anche se non lo sa sembra che non abbia fatto niente altro che aspettarla e ricominciano da dove avevano lasciato, però da adulti, senza quella piacevole suggestione di innocenza che caratterizzava la loro relazione precedente.
L'idillio dura poco perchè Tommy è portato via da un incidente automobilistico.
Rebecca, non rassegnata alla perdita decide di rivolgersi a un'agenzia di determinazione genetica e si fa impiantare il clone del suo amato.
Nascerà un nuovo Tommy.
Il tema di Womb( grembo, ventre ) sembrerebbe già chiaro fin dall'inizio: la clonazione che è responsabile di incroci aberranti solo a sentirli.
I cloni odorano di liquido lavavetri come dicono i bambini e sono evitati da coloro che non si sono serviti di nessun tipo di eugenetica.
Rebecca cresce il suo Tommy isolandosi il più possibile da tutto ciò che la circonda . Vive con lui in una palafitta costruita su una spiaggia la cui distesa sabbiosa si perde a vista d'occhio nella nebbia che si abbassa fin sull'orizzonte.
Una casa che sembra situata in un posto che si trova appena prima della fine del mondo.
In realtà il regista afferma che si è ispirato al mito di Orfeo ed Euridice e quindi il nucleo pulsante di tutta la narrazione diventa l'amore che travalica ogni ostacolo.
Rebecca cresce suo figlio ma rivuole il suo amante, non lo sa neanche lei come andrà a finire tra di loro perchè è chiaro che un rapporto tra lei e il nuovo Tommy che non sia quello tra madre e figlio è il punto di non ritorno.
Womb proprio per questo è un film che si stempera nell'attesa di un gesto in qualche modo completamente risolutivo.
Ma è impossibile non provare un sentimento materno quando si cresce un bambino da sola, contro tutto e tutti.
Madre o amante? E' questo il dilemma che lacera Rebecca e che è al centro del film.
E quando si arriva al punto di non ritorno, quando le mani di Tommy su di lei non saranno quelle di un figlio ma quelle di un amante rancoroso, non si potrà più tornare indietro.
La mamma ritornerà ad essere semplicemente Rebecca.
Womb è un film laconico in cui l'ambientazione ha un ruolo fondamentale anche se Fliegauf non si abbandona all'estetica cartolinesca.
Il suo ritmo compassato ( forse pure troppo ) si adagia su questi sfondi naturali che nella loro maestosa fissità sembrano inghiottire tutto imprimendo paradossalmente un senso di opprimente claustrofobia nonostante gli spazi sconfinati che si perdono oltre l'occhio della telecamera.
Tutto sommato Womb è il racconto di una storia d'amore che prosegue oltre la morte mediante l'ausilio della fredda tecnologia.
Non un apologo sulla clonazione, nè un film che vuole creare scandalo parlando di un tema tabù come quello dell'incesto.
Si parla d'amore, oltre ogni confine.
Etico ma soprattutto biologico.
Sicuramente un film non perfetto , con dei difetti anche vistosi ( vedi l'immutabilità di Eva Green che durante tutto l'arco temporale del film non sembra invecchiare neanche un minuto o lo scarso utilizzo di un'attrice favolosa come Lesley Manville, per non parlare del ritmo lentissimo che scoraggerà più di uno spettatore) ma è intrigante e con un ìntelaiatura visiva piuttosto originale.
Edipo e il suo complesso hanno suonato la loro ultima canzone.
( VOTO : 7 / 10 )