di Michael Lang - Arcana
Mah, mah...non l'avevo acquistato al momento della sua uscita in occasione del quarantennale. E forse la decisione era stata giusta.
Se Woodstock è il punto di arrivo di una generazione;
Se Woodstock è l'apice della musica rock;
Se Woodstock è ciò che la sua generazione e quelle future hanno sognato per sempre;
Se Woodstock è il massimo concentrato dei migliori gruppi rock - e non solo - della fine degli anni '60 (e quindi anche di oggi)
Se Woodstock è un'esperienza sociale che mai si era vissuta prima e che a maggior ragione non si è mai più vista dopo
Se Woodstock è una tappa fondamentale nella storia del '900
Se Woodstock...
beh, allora, questo libro è un'occasione mancata per raccontare, punto.
Credo che chiunque abbia acquistato questo libro si aspettasse di sapere sì come è nata l'idea, come si è generata e sviluppata, ma soprattutto volesse avere un racconto direttamente dal vivo di ciò che sono stati quei tre giorni.
Invece, questo, è un libro, scusate l'ardire, di management dove si racconta una storia 'aziendale', di prestiti e finanziamenti, di pagamenti, di gestione.
Bellissimo, ma un po' residuale rispetto alle aspettative di chi vuole sapere di più del festival.
L'ultima parte, che un po' - solo un po'... - racconta la tre giorni dell'agosto 1969, ci lascia qualche sparuto parere di qualche protagonista, che più che altro parla dell'autore e delle sue capacità organizzative.
Bellissimo, o meglio, interessante, ma veramente parziale.
Forse sarebbe stato meglio un doppio volume in cui in uno si aggiorna il lettore su come 'l'impresa' Woodstock nasce e muore tra debiti e contrasti societario/legali, e un'altro in cui si racconta la tre giorni, si legge quello che i protagonisti dal palco hanno vissuto e pensato, si narra la musica e chi ha assistito alle performance.
Probabilmente libri come questi ce ne sono in circolazione, ma avere tutto ciò da chi Woodstock l'ha creata e vissuta in prima persona - vista l'autorevolezza - credo che sarebbe stato meglio.
Un'occasione mancata, cosa che il film invece raccoglie alla grande.
Peccato.