NEW YORK – “Non ho molestato Dylan. Le volevo bene e spero che un giorno capisca che sua madre l’ha privata dalla possibilità di avere un padre che l’amava e che è stata sfruttata da una madre più interessata alla sua rabbia personale che al benessere della figlia”. Woody Allen, rimesso sul banco degli imputati a distanza di due decenni, replica alle accuse della figliastra Dylan sul New York Times di aver abusato di lei quando aveva sette anni.
Una replica accolta dal comitato editoriale del giornale che aveva dato spazio alle accuse di Dylan nella rubrica di uno dei suoi columnist di punta, Nicholas Kristof. Allen spazia a tutto campo, da un “non l’avrei fatto nella soffitta, soffro di claustrofobia”, alle affermazioni di Ronan, l’unico figlio biologico della sua relazione con Mia che di recente non ha escluso una paternità di Frank Sinatra: “Vero, somiglia a Sinatra. Ma se è così, cosa significa? Che durante la battaglia sull’affidamento, lei ha mentito sotto giuramento affermando che Ronan era figlio nostro?”
”Anche se non è di Frank, la sua possibilità solleva il dubbio che andasse a letto con Sinatra mentre stavamo assieme. Senza parlare di quel che ho pagato in alimenti. Mantenevo il figlio di un altro?”. Per Woody Allen il ritorno di fiamma delle accuse del clan Farrow sono particolarmente insidiose: il regista ha un film, Blue Jasmine, candidato agli Oscar e le votazioni dei giurati sono alle porte.