Titolo: Wool
Autore: Hugh Howey
Genere: Distopico
Editore: Fabbri
Pagine: 552
Prezzo: 14,00 euro
Trama:
In un futuro apocalittico, in un paesaggio devastato e tossico, una comunità sopravvive rinchiusa in un gigantesco silo sotterraneo. Lì, uomini e donne vivono prigionieri in una società piena di regole che dovrebbero servire a proteggerli. Il rispetto delle leggi è affidato allo sceriffo Holston, un uomo lucido e malinconico che vive nel ricordo della moglie scomparsa. Dopo anni di servizio integerrimo, un giorno, a sorpresa, rompe inaspettatamente il più grande di tutti i tabù e chiede di uscire, di andare fuori, incontro alla morte. La sua fatidica decisione scatena una serie di terribili eventi. A sostituirlo è nominato un candidato improbabile, un tecnico specializzato del reparto macchine: Juliette. Ora che il silo è affidato a lei, imparerà presto a sue spese quanto il suo mondo è malato. Juliette è abituata ad aggiustare le cose e vuole vederci chiaro: com’è nato il silo? E chi ha interesse a mantenervi l’ordine, tanto da arrivare a uccidere? Forse il silo è in procinto di affrontare ciò che la storia ha lasciato solo intendere e che i suoi abitanti non hanno mai avuto il coraggio di sussurrare. Rivolta.
Recensione:
Cosa succederebbe se il mondo intero fosse spazzato via e i suoi abitanti fossero costretti a vivere dentro a un enorme silo che sprofonda nella terra? Cosa succederebbe se fuori l’aria fosse letale e all’interno vigessero regole ferree e le nascite monitorate attraverso una lotteria?
Questo è lo scenario di Wool, primo volume della trilogia del silo scritta da Hugh Howey, al cui seguito troviamo Shift e Dust.
Quello di Wool è un mondo particolare, claustrofobico e malsano. Le persone sono convinte di vivere nel modo giusto perché è questo che la legge fa credere loro. Coloro che non resistono e decidono di uscire vengono puniti con la Pulizia, un metodo spietato che costringe a pulire le lenti delle telecamere puntate su un mondo fittizio che non esiste più, e che conduce alla morte.
La protagonista di questa storia è Juliette, colei che da sempre ha vissuto nei meandri del silo lavorando nella sala macchine assieme ad amici e colleghi. Una serie di sfortunati eventi però portano la ragazza a ricoprire il ruolo di sceriffo ed assumere i controllo di ciò che la circonda. Ben presto strane macchinazioni la portano a conoscenza della natura reale del silo, quali sono le vere regole che lo governano. C’è forse qualcuno all’esterno che fa credere loro quello che vuole? Quello che viene chiamato “Vista” è reale oppure è solo la proiezione di milioni di pixel su uno schermo?
Un romanzo che ha riscosso un successo enorme, nato come autopubblicazione e ingigantito dal passaparola, fino a renderlo un fenomeno mondiale.
Molti pensavano di trovare forse l’inizio di un nuovo Hunger Games, rimanendo invece delusi da un incipit che, a parer mio, aveva un grandissimo potenziale sprecato a causa della sua narrazione. Forse è proprio questo il punto dolente. Non potendo giudicare il libro in lingua originale non resta che giudicare la versione italiana come qualcosa che poteva essere sfruttato meglio.
Ciò che succede all’inizio, che dovrebbe fungere da catalizzatore per far comprendere al lettore il contesto della storia e il suo sviluppo, è narrato a un ritmo così vorticoso da risultare spesso confusionario, visto e considerato che dobbiamo prendere ancora confidenza coi personaggi.
Juliette, la protagonista, colei che dovrebbe essere l’eroina trascinante di tutta la storia, simbolo di una ribellione all’interno del silo, si trova spesso coinvolta in situazioni che la riguardano in modo solo marginale, il suo cambio di status, da operaia a comandante non produce in lei nessun tipo di cambiamento interiore. Forse solo egoismo. Che cosa la porti ad essere quello che è e a prendere certe decisioni non ci è dato di sapere.
Gli altri personaggi sono descritti in modo sommario, l’unica cosa che li differenzia gli uni dagli altri sono i nomi. Cosa rende diversi l’ex sceriffo Holston e Juliette? Che senso ha che ci siano delle gerarchie all’interno del silo se poi non hanno nessun valore? Non c’è mai una distinzione tra i buoni e i cattivi, niente sottigliezze o sfumature caratteriali, sembra più che l’autore non abbia mai deciso che taglio dare agli attori della sua storia. Il lettore è anche testimone dello sboccio di una pseudo storia d’amore. Pseudo perché anch’essa nasce di punto in bianco e ha uno sviluppo così improbabile che viene quasi da chiedersi come abbiano fatto questi due personaggi ad innamorarsi, soprattutto chiedersi come possa un lettore assennato dargli credito.
Pessima la scelta di portare la storia ad un bivio e percorrerla su due binari paralleli per poi riunirla in un secondo tempo. Come se non bastasse passano anche giorni e settimane e lo sventurato lettore nemmeno se ne rende conto… troppo preso a cercare di capire come certe cose siano potute accadere…
Forse perché Howey aveva già in mente di farne una trilogia ed era il suo intento fin dall’inizio, forse perché l’illuminazione è arrivata dopo, assistiamo a un così detto “allungamento del brodo” di proporzioni bibliche con troppe cose lasciate a metà. Scelte infelici fanno sì che venga dato spazio a cose futili e dialoghi che hanno ben poco da dire a scapito di quelle poche occasioni in cui la storia potrebbe invece farsi più interessante e ingranare la marcia giusta.
Ciò che resta al fido lettore alla fine del libro sono i continui sali e scendi dalle scale del silo, mentre si chiede che cosa sia riuscito a inventarsi l’autore per portare avanti la trama nel secondo volume…
Sull’autore:
Hugh Howey è cresciuto a Monroe, nel North Carolina. Prima di pubblicare i suoi libri ha fatto lo skipper, l’operaio e il tecnico audio. Ha iniziato la serie di Wool nel 2011, autopubblicandola sul Kindle Store di Amazon. Dopo l’enorme successo ottenuto, ha scritto gli altri due libri della trilogia, Shift e Dust, vendendo i diritti dell’edizione cartacea per cifre milionarie. Wool è in corso di pubblicazione in 18 paesi, e i diritti cinematografici sono stati acquistati da Ridley Scott.
Francesco Balestri