21 maggio 2014 Lascia un commento
Ad un primo viaggio in Corea del Sud, ne seguira’ uno in Israele, poi nel Galles dove il nostro trovera’ non una cura ma un modo per arginare l’infezione.
Non e’ che lo zombie come concetto mi faccia impazzire. Diciamo che dal mio punto di vista Romero aveva gia’ esaurito l’argomento con la straordinaria eccezione di "28 giorni dopo" dove Boyle non solo inventa con mezzi ristrettissimi un film fenomenale ma rivoluziona il topos introducendo il concetto, perche’ di concetto si tratta, di zombie "veloce". Marc Forster compie un passo in avanti innestando una marcia in piu’, e’ il caso di dirlo, alla gia’ alta velocita’ degli umani decerebrati, non si parla di non-morti ma di gente malata, spingendo l’acceleratore su pazzi senza alcun autocontrollo e istinto di conservazione, rabbia pura senza mediazione che permette alcune scene interessanti e soluzioni inedite.
La regia e’ buona, le fesserie tante ma chi se ne frega, giocando soprattutto sul finale aperto che lascia supporre un numero imprecisato di capitoli a venire, specie perche’ a questo punto si profila una vera e propria guerra mondiale come da titolo appunto. Claustrofobico laddove gli spazi limitati sono la chiave della tensione, mantiene alta l’attenzione e trasmette bene la concitazione che ripetutamente attanaglia le scene.
Sul cast poco da dire. Brad Pitt e’ bravo come sempre ed in forma piu’ che mai. A suo agio in qualsiasi ruolo egli si cimenti, anche laddove non serve essere chissa’ che, porta casa grandi apprezzamenti.
Attorno a lui volti noti e meno noti, persino Pierfrancesco Favino che non ha l’aria di essere li’ per pura paraculata e neppure in una comparsata dal momento in cui gli e’ stato riservato un ampio spazio nell’ultima parte del film.
Bello dai, merita un giro.