questo racconto del writing tuesday lo dedico alla mia prima follower…
.§Niagara New Orleans§.
Abbandonare casa sua -nulla di più astruso! non l’avrebbero allontanata da quelle quattro mura centenarie, nemmeno trascinandola con la forza. non aveva alcuna intenzione di traslocare con le buone presso il centro di prima accoglienza predisposto per l’evacuazione in occasione dell’annunciato uragano, che si mormorava fosse destinato a diventare il più catastrofico a memoria d’uomo della storia di New Orleans. Stella era una donna impavida, quanti e ben più terribili avvenimenti nel corso della sua vita era riuscita a tener testa, ormai non li contava più. e quelle quattro gocce di pioggia, come lei stessa aveva sprezzantemente sottolineato, di certo non la intimorivano. per cui potevano dipingerle il mondo nelle tinte più fosche e terrorizzanti a loro diposizione, ma lei non avrebbe abbandonato la sua coloratissima casetta a due piani dei suoi av, e nido d’amore condiviso per circa trent’anni con il suo Josh, prima che il buon Dio lo chiamasse a sè. C’era tutta una vita stipata al di là di quel cancello in ferro battuto, ricordi di foto seppiate e di vinili quotidianamente ascoltati, odori pieni e saporiti di Jambalaya e di rhum invecchiato, e infine l’armonica di Josh su di un ripiano del salotto che pareva lo stesse ancora aspettando. Stella accarezzava l’ottone dello strumento, come si accarezza la nuca di un neonato. Se solo avessero avuto un figlio tutto loro, adesso lei avrebbe un motivo per cui lottare, uno stimolo per guardare al domani. Invece era rimasto inascoltato il loro desiderio, come lei ora inascoltata da tutto e da tutti suonava l’armonica nella penombra del salotto. La pioggia incessante batteva sul tetto, sui vetri delle finestre, mentre il vento montava sempre più, quasi urlando e le assi di legno scricchiolavano come non mai. Stella emise l’ultima nota, quando il buio pesto avvolgeva tutta la casa, e Katrina sembrava volesse brutalmente sdradicarla dalle fondamenta. Chiuse gli occhi, stringendo forte sul petto l’armonica e aspettando in completa solitudine il termine di quest’ultima tempesta della sua vita.