con questo post partecipo al writing tuesday dell’Interno 105.
.§Look at all the lonely people§.
Veronica era nata sotto il segno dei Beatles. cullata con le note Michelle, svezzata a suon di Let it be, pupazzi e poster con i Fab four a decorare la sua stanzetta, tutto perchè suo padre era da sempre un loro fan scatenato. e così Veronica le conosceva tutte a memoria le canzoni di Paul e John, nota dopo nota, un susseguirsi di melodie incastrate nel suo cervellino sin dall’infanzia. Intrappolata in quell’epoca così lontana dal presente, Veronica si sentì come un extraterrestre sbarcato sulla Terra quando mise piede per la prima volta in aula, manifestando a una platea di preadolescenti -tutti iscritti al primo anno delle medie- i suoi gusti musicali. all’inizio fu stupore e meraviglia, poi incredulità, infine cominciarono le battutine salaci e i commenti sgradevoli sul suo conto. in classe fu soprannominata Yesterday e le ore di inglese erano un supplizio. mortificata, umiliata, inadeguata per quel mondo che giustamente non si era fermato ai Beatles ma era andato avanti, non trovava scappatoie a quella sua condizione di ragazzina anni ’60 piombata all’improvviso nel terzo millenio. tentava di intavolare un discorso in merito col padre, ma lui rifiutava qualsiasi suono non prodotto dalla sua mitica band inglese. per suo fermo volere, in casa loro era bandito qualsiasi gruppo o solista che non avesse attinenze con i baronetti di Sua Maestà. tuttavia Veronica soffriva perchè a scuola la sua vita era diventata un inferno: in aula il suo banco si distingueva per una frase estrapolata da un brano di Penny Lane, le compagne la scansavano oppure la deridevano, i professori non intervenivano quando lo scherzo si trasformava in atto di bullismo. perchè Veronica con la sua aria innocente e fragile, era la vittima designata. uno stillicidio continuo che torturava mente e corpo in ogni singolo istante trascorso a scuola. fu dopo uno scherzo particolarmente pesante che decise di opporsi a quelle angherie straripanti. decise il giorno e l’ora in cui attuare il suo piano, quando gli spogliatoi della palestra erano vuoti, con i ragazzi alle prese con un torneo di basket e le ragazze a fare da pubblico fervente sostenitore della squadra della classe. scelse con cura il colore della sciarpa, dell quale un’estremità l’appese al soffione, il resto attorno al collo: un piccolo salto dal suo zainetto giallo e fece pace col resto del mondo, senza rancore.