WTO news - Singapore, mon amour... ma l'Alba non ci sta

Creato il 15 dicembre 2011 da Asinistra

In mattinata, e comunque prima dell'apertura dell'Ottava Conferenza Ministeriale della Wto, oltre 100 Paesi in via di sviluppo (Pvs) tra cui India, Cina e Brasile metteranno sul tavolo del negoziato un documento che, con un linguaggio appropriato al livello del negoziato, contesteranno le priorità fissate nel mandato che il Consiglio generale ha conferito ai ministri per le tre giornate del 15-17 dicembre. In un incontro con le Ong internazionali della rete Our World Is Not For Sale alcuni negoziatori di America Latina e Africa hanno comunicato l'intenzione dei loro Governi di contestare l'assenza nell'agenda del vertice, concordata secondo le loro denunce da una ventina di paesi sugli oltre 150 Paesi membri, di iniziative concrete per lo sviluppo e per il sostegno ai Paesi meno sviluppati (LDC Package), come previsto nei mesi scorsi. Al centro del dissenso, che potrebbe portare i Paesi latinoamericani del gruppo Alba al passo ulteriore della disassociazione dal consenso sul documento finale, anche il tentativo di reintrodurre liberalizzazioni negli investimenti (i Singapore issues gia' rigettati alla ministeriale di Cancun), di occuparsi di caambiamenti climatici, sicurezza energetica e sicurezza alimentare, impedendo in realtà, per pure ragioni commer ciali, agli Stati nazionali di intervenire efficacemente per contrastarli. Un duro colpo alla credibilità di un vertice che, ben prima del suo avvio ufficiale previsto per oggi alle 15.00, registra l'ennesimo conflitto tra Paesi sviluppati e Paesi in via di sviluppo.
Lamy a De Schutter: le politiche sul cibo le discutiamo alla Wto
Il relatore sul diritto al cibo delle Nazioni Unite Olivier De Schutter e il suo rapporto ''The World Trade Organization and the Post-Global Food Crisis Agenda'' sono finiti nel mirino del direttore generale della Wto Pascal Lamy che, alla vigilia dell'avvio dell'Ottava Ministeriale della Wto, gli ha rivolto una lettera aperta in cui critica l'idea che la Wto e il commercio internazionale possano essere una delle cause della crisi alimentare presente. ''Sono radicalmente contrario alla sua affermazione che gli Stati devono limitare la loro dipendenza dal mercato globale per raggiungere la propria sicurezza alimentare'' obietta Lamy. Cita, in risposta, un'altro organismo delle Nazioni Unite, la task force di Alto Livello creata da Ban Ki Moon,, che invece sostiene in una propria analisi che un mercato globale piu' liberalizzato contribuisce alla sicurezza globale alimentare rendendo il cibo piu' disponibile''. L'appartenenza alla Wto, critica in sintesi Lamy, costringe i Paesi membri a monitorare i prezzi e gli eventuali sbilanciamenti con maggior attenzione, e questo contribuisce in misura determinante a mitigare gli effetti della crisi alimentare. L'idea di portare, dunque, l'agricoltura fuori dalla Wto e piu' vicina ai percorsi Onu delle agenzie romane (soprattutto Fao e Ifad) tratteggiata nell'ipotesi di de Schutter, e' respinta al mittente: ''non sono convinto del bisogno di creare nuovi processi per discutere e valutare la sicurezza alimentare e il commercio'', dice Lamy che si conferma ''impegnato perche' l'agenda di sviluppo lanciata a Doha porti risultati anche rispetto all'agricoltura''.
Fonte:http://fairwatch.splinder.com/
Uno Sguardo A Volo Radente Su Un'economia Capace Di Futuro

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