C'erano anche le bambole in vendita, realizzate in resina dipinta con aniline all’alcool:
30 esemplari numerati. Peccato non averle scoperte prima. [FONTE: Stefano Bessoni]
Bessoni è un regista che ha al suo attivo diversi corti e mediometraggi e tre lungometraggi: Frammenti di scienze inesatte, realizzato in digitale (il film tratta di generazione spontanea, di morte, di anatomia, di angeli, di superstizioni); Imago mortis (che mi sto procurando) e Krokodyle, premiato nei festival di cinema horror e fantasy di mezzo mondo (Cinefantasy, Sitges, Fantaspoa, Puerto Rico Horror Film Fest, Science+Fiction) ma, stranamente, non qui in Italia. Anzi, qui da noi sembra essere persino sconosciuto, tanto che il film lo sto cercando senza, guarda un po'!, riuscire a trovarlo.
Tra i corti, Grimm e il teatro della crudeltà sembra interessante: “è un'incursione macabra nel mondo delle fiabe visto attraverso gli occhi di Antonin Artaud dopo una seduta di elettroshock”. [FONTE: Pellicolascaduta]
Altrettanto interessante dev'essere Asterione: “una libera trasposizione del racconto di Jorge Luis Borges, La casa di Asterione, dove il minotauro, rinchiuso nella solitudine e nel dolore della sua prigionia all'interno del labirinto, attende come una liberazione l'arrivo di un eroe che possa ucciderlo e finalmente liberarlo dalla sua condanna, cosa che stupirà Teseo quando racconta ad Arianna che il mostro non si è quasi difeso e si è lasciato uccidere senza opporre resistenza”. [FONTE: Pellicolascaduta]
Mi sono imbattuta in Stefano Bessoni grazie a questo articolo di Margherita Palazzo, su Sentieri Selvaggi, del quale riporto questa citazione:
[Stefano Bessoni è] Uno dei pochi registi italiani che cercano di sperimentare con forme e generi diversi, di lavorare su un immaginario gotico che non sia condizionato dalle formule nostrane, nella convinzione che “il cinema, e quello horror in particolare, sia oggi la naturale evoluzione di quella forma di narrazione popolare che è la favola. I fratelli Grimm, con le loro storie zeppe di morti che ritornano, orchi sanguinari, genitori che fanno a pezzi i bambini e poi li mangiano, altro non sono che i primi registi horror della storia. Peccato che il cinema sia stato inventato solamente un paio di secoli più tardi. E poi c’è Freud, i suoi studi sul Perturbante, il Doppelganger. Quindi è bene fare attenzione quando parlo di horror, perché il mio concetto di orrore è ben diverso dall’accezione che oggi viene commercialmente e superficialmente attribuita a questo termine. Il mio vuole essere un cinema a tinte orrorifiche che affonda le proprie radici nelle paure più profonde che si nascondono nel cuore dell’animo umano”.Oltre che regista, Stefano Bessoni è anche un illustratore che “fa convivere nel suo mondo zoologia, arte, storia naturale, fantastico e macabro e l'umorismo dei disegni di Tim Burton”. Ha pubblicato due libri, che metto in wish list: Homunculus e Wunderkammer.
Adesso sembra che sia al lavoro su un quarto lungometraggio, ispirato ai Galgenlieder - Canti patibolari di Christian Morgenstern. Ha già sviluppato alcuni dei personaggi - il Piccolo Impiccato, il Grande Lalulà e altri - e dice di volerlo ambientare in una “Berlino fantasmatica, decadente e quasi senza tempo”.
Okay, io sono già innamorata di quel poco che ho visto dei film, innamorata dei disegni e innamorata dei progetti. E sono anche incuriosita dai Canti patibolari. Ergo cercherò di procurami tutto :)
APPROFONDIMENTI:
il blog di Stefano Bessoni