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X-men 2

Creato il 17 aprile 2014 da Jeanjacques
X-men 2
E se una cosa ha successo volgiamo per caso negarci il seguito? Certo che no! Questa è una logica che andava bene sia oggi che nei giorni passati, ed è l'unico collante rimasto con questo genere di prodotti. Ma anche gli altri, sia chiaro, perché il fatto che ora vadano di moda i sequel dei film dei supereroi è solo una diretta conseguenza delle schiere di nerd. Andasse di moda la fantascienza, si farebbero film di fantascienza a iosa e ci sarebbero mille seguiti anche lì. Solo che adesso vanno di moda i titoli con una sub-nomenclatura allucinante, un tempo seguiva il numeretto dopo il titolo, che faceva molto tamarro e classista. E quindi dopo il successo planetario di X-men ecco che venne il sequel, col rigoroso 2. Ricordo che mi persi pure questo al cinema e che lo recuperai in VHS [particolare che ti fa capire che è passato un botto di tempo!] alla festa di compleanno di un amichetto delle medie, uno di quegli amichetti che durante le superiori non vedi più. All'epoca mi piacque e, con mio sommo stupore, venne a piacermi ancora di più quando alcuni anni dopo lo beccai nuovamente in televisione.

Per gli X-men sembrano essere tempi tranquilli, ma l'idillio finisce quando Kurt Wagner, meglio conosciuto come il mutante Nightcrawler, cerca di uccidere il presidente, fallendo. Da quel momento il governo fa iniziare una campagna anti mutante e gli X-men verranno presi di mira. Così la scuola per giovani dotati [quanto fa porno questo nome?] del professor Xavier viene attaccata dal colonnello Striker, mentre Magneto con l'aiuto di Mistyca si libera dalla sua prigione di plastica...Il film pone le sue basi sulla storia Dio ama, l'uomo uccide, scritta dal professore Chris Claremont - e per quanto io adori gli X-men di Joss Whedon, devo ammettere che gran parte del lavoro l'ha fatta Claremont nei lontani anni Ottanta con le sue fantastiche storie - e disegnata da Brent Anderson. E guarda caso, per rispettare la mia tradizione libraria, mi tocca dire che non ho letto manco questa. Ma dei fumetti anni Ottanta ho letto solo i fondamentali, come Watchmen di Alan Moore o Contratto con Dio di Will Einser, anche perché coi supereroi ho un rapporto di amore ed odio che, se da un alto mi spinge a seguire certi filoni moderni, dall'altro me li lascia vedere da una certa distanza di sicurezza, quindi a patto che non siano saghe immancabili non mi sforzo troppo di seguirli. Per dire, degli Eighties mi interessa ben altro. Ma tornando al film, che possiamo dire... migliora sensibilmente rispetto al primo, che pure era bello figo. Ora l'ambientazione è stata tutta presentata, sappiamo chi sono tutti i personaggi e quali sono le loro caratteristiche, quindi ci si può concentrare direttamente sull'azione. E di azione e intrallazzi vari ce ne sono parecchi, perché altrimenti che storia di supereroi sarebbe? Una storia di supereroi raccontata bene, ecco. Infatti si prende sul serio quanto basta, non ha particolari ambizioni artistiche e, soprattutto, il suo unico intento è quello di intrattenere. E lo fa alla grande. I personaggi risultano credibili (sì, Ciclope è odioso, ma lui è il boy scout della situazione ovunque), ci sono mille tramacci strani e ogni cosa è inserita al posto giusto. Insomma, va bene che ora qualcuno si è messo a dire che pure i film sui supereroi possono essere artisticamente validi - pffff! - e cazzi a mazzi vari, però sinceramente la cosa mi risulta ridicola. Posso pur capire che molti autori hanno saputo fare opere encomiabili nella nona arte [no, Watchmen non è un fumetto sui supereroi, casomai lo è il film] ma alla fine dobbiamo tener conto di quello che sono: cosa rivolte a un pubblico per bambini. Perché con tutto l'impegno possibile, non potrò mai io, adulto, prendere sul serio un film dove un tizio si va venire degli artigli dalle mani o che spara ragnatele dai polsi. E' un qualcosa inscritto nel loro DNA di storie, e non è un male. L'intrattenimento è la forma più pura di tutte e, se fatto in una certa maniera, diventa valido e istruttivo a una sua maniera. Ma non sarà arte. Così come non lo sarà mai questo film, che rimane comunque un prodotto estremamente degno e validissimo. La regia è così affidata nuovamente a Bryan Singer, che dirige tutto con mano classica e sicura, sapendo sempre dove mettere la macchina da presa e fornendo un paio di momenti veramente fighi. L'azione la fa da padrona ma anche i piccoli momenti introspettivi giocano una loro important coerenza che non snatura la linearità del film. E anzi, il momentone drammaticone verso la fine riesce a tirarmi fuori una lacrimuccia ancora adesso, tanto che alle volte non mi sembra proprio vero che sia successo. E per tornare al discorso fatto poco fa, beh, se un film su dei tizi in calzamaglia riesce a fare questo, dell'arte non ce n'è bisogno. C'è bisogno di emozioni genuine e accessibili a tutti, sia al pubblico di infanti a cui si rivolge che a quelli più rodati. E questa non è arte, ma è qualcosa di più importante. Si tratta di narrazione.

E la capacità di narrare bene una storia, è sicuramente più importate di una qualsiasi classificazione di sorta, perché è attraverso questa che i miti sono stati resi tali.

Voto: ★½
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