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X-Men: 50 anni e non sentirli – Terza Parte

Creato il 28 settembre 2013 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco
Speciale: X-Men: 50 anni mutanti
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X Men: 50 anni e non sentirli   Terza Parte X Men Peter Milligan Marvel Comics Joss Whedon In Evidenza Grant Morrison Ed Brubaker Chris Claremont

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 Gli Anni 2000: la rinascita

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Puntando anche sul ritorno di Claremont alla Casa delle Idee (nel 1998 ai testi dei Fantastici Quattro), si decide di operare un taglio netto con il recente passato mediante l’evento Revolution che si sviluppa su tutti gli albi mutanti nel maggio del 2000 e crea un “gap” narrativo di sei mesi tra due numeri consecutivi di ogni testata. Questo espediente permette a Claremont di ripartire da zero sia su Uncanny (dal numero 381) che su X-Men (dal numero 100), dividendo nuovamente gli X-Men in due gruppi, mettendo da parte molti dei personaggi nati dopo il suo abbandono del 1991, recuperandone alcuni secondari della sua passata gestione e portandoli in primo piano, come Sage/Tessa (apparsa la prima volta su UXM#132 dell’aprile 1980) e creandone di nuovi come Thunderbird III/Neal Saara (XM#100 del maggio 2000).

Claremont commette tuttavia alcuni passi falsi in questa sua seconda gestione degli Uomini X, come il ritardare la spiegazione dei fatti intercorsi nei sei mesi non raccontati, ad esempio il perché Jean Grey e Psylocke si fossero scambiate i poteri ed è anche costretto a adattare i suoi piani all’imminente uscita del primo film sugli X-Men, per rendere più accessibile la serie ai neofiti. Tutto ciò porta numerose critiche da parte dei lettori e di riviste e siti specializzati e quando Joe Quesada diventa editor in chief della Marvel, con nuove idee di sviluppo per l’universo mutante, propone a Claremont di concentrarsi su una sola delle X-testate oppure di crearne una ex novo con un gruppo di X-Men in missione lontani dallo Xavier Institute. L’autore sceglie questa seconda ipotesi e dopo solo nove mesi nel febbraio 2001 lascia Uncanny con il numero 389 e X-Men con il 109, diventando lo sceneggiatore di X-treme X-Men, nuova testata che vede ai disegni per i primi ventiquattro numeri Salvador Larroca (con il quale Claremont aveva già lavorato sui Fantastici 4) seguito poi da Igor Kordey.

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Uncanny X-Men è affidata alla penna di Joe Casey che resta sulla testata appena un anno per poi passare il testimone a Chuck Austen che la gestisce fino al 2004, enfatizzando le trame romantiche tra i vari personaggi a discapito dell’avventura pura, motivo per cui viene molto criticato dai fan. In questo periodo le due testate non hanno un disegnatore fisso, ma numerosissimi artisti si alternano alle matite.
Quesada, con il suo arrivo nella poltrona di comando, decide di chiudere molte testate mutanti e sostituirle con albi nuovi di zecca come X-Statix del duo Milligan-Allred, che sostituisce X-Force e ne evolve il concetto.

L’evento di questo periodo è sicuramente l’approdo alla guida della testata X-Men, che per celebrare l’evento, col numero 114 di luglio 2001,cambia il suo nome in New X-Men, del “Mago di Glasgow”, lo scozzese Grant Morrison. Sostenuto nella parte grafica da artisti del calibro Frank Quitely, Igor Kordey, Ethan Van Sciver, J.P. Leon  e altri artisti del genere, Morrison rivoluziona lo status quo mutante introducendo moltissime novità a cominciare dalle nuove uniformi nere in kevlar che si richiamano a quelle indossate dagli X-Men nel film loro dedicato e sostituiscono i costumi che erano rimasti uguali per oltre 10 anni.
L’autore rompe con il passato e dà un tono più serio, cupo e realistico alla serie iniziando subito con il primo blocco di storie “E is for Extinction” (NXM#114-116) dove una nuova criminale, Cassandra Nova, sorella malvagia di Xavier, distrugge l’isola-stato di Genosha uccidendo 16 milioni di mutanti. Proprio alla fine di quest’arco narrativo Morrison fa poi fare “outing” al Prof. Xavier che, controllato mentalmente dalla sorella, rivela al mondo intero di essere un mutante, aprendo le porte del suo istituto pubblicamente a tutti i mutanti che vogliono imparare a controllare i propri poteri e creando varie scuole collegate in tutto il mondo. A Morrison dobbiamo anche l’inizio della relazione tra Scott ed Emma Frost, quando ancora il primo era sposato con Jean Grey e la morte di quest’ultima, uccisa da Magneto (NXM#150 del febbraio 2004).
Lo sceneggiatore scozzese decide poi di passare alla DC Comics e abbandona New X-Men con il numero 154 del maggio 2004, segnando, di fatto, l’inizio di un nuovo, ennesimo rilancio dei titoli mutanti. Quesada non è soddisfatto dei dati di vendita delle testate X e dà il via all’iniziativa ReLoad che porta un cambio di team creativi sulle varie testate e una riorganizzazione delle stesse con nuove squadre di personaggi.

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Chiude, dopo quarantasei numeri X-Treme X-Men e Chris Claremont torna su Uncanny con Alan Davis alle matite mentre Austen e Larroca prendono le redini di New X-Men che dal 157 torna a chiamarsi soltanto X-Men. Austen resta ai testi solo pochi mesi perché dal numero 166 viene sostituito da Peter Milligan. Nasce poi una terza serie, Astonishing X-Men, scritta dal talentuoso regista e sceneggiatore televisivo Joss Whedon e disegnata da John Cassaday. L’errore che tuttavia commette la Marvel in questo rilancio mutante è quello di tenere le tre serie completamente distinte e indipendenti l’una dall’altra, causando palesi incongruenze nella continuità generale dell’universo mutante.

Con ReLoad si provano a rilanciare anche altre testate mutanti come New Mutants che diventa New X-Men: Academy X e Excalibur che, gestita anch’essa da Claremont, vede all’opera un manipolo di mutanti guidati da Xavier e Magneto che cercano di ricostruire Genosha. Purtroppo la testata ha vita breve e chiude dopo appena quattordici numeri, anche a causa dell’imposizione che costringe Claremont a usare la serie quale prologo del maxi evento Marvel del 2005: House of M.
Brian Michael Bendis, deus ex machina dietro il rilancio dei Vendicatori, scrive questo crossover estivo per le matite di Oliver Coipel e narra la storia di un mondo dove i mutanti sono la maggioranza della popolazione creato dai poteri di Wanda Maximoff/Scarlet, figlia di Magneto. Nell’epilogo della saga tutti gli eroi del Marvel Universe si oppongono alla Casata di M (la famiglia di Magneto) e la storia si conclude con la frase magica di Scarlet che è il punto di partenza dell’ennesimo, scontato, rilancio mutante: “No more mutants!”, basta mutanti.

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I mutanti presenti sulla Terra sono ridotti ad appena 198, ottenendo in questo modo un duplice risultato: da un lato si riduce drasticamente il numero di personaggi mutanti (anche lo stesso Charles Xavier perde i propri poteri) che ormai saturano l’universo Marvel, la maggior parte dei quali erano utilizzati, dopo la creazione, per un paio di storie e poi lasciati nel dimenticatoio. Dall’altro si centra l’obiettivo che ha più a cuore Quesada, quello di far tornare i mutanti a essere dei reietti, emarginati dall’Homo Sapiens, tornato di nuovo a essere la razza predominante.
Di fatto l’editor in chief della Marvel annulla una delle novità che Morrison aveva introdotto all’inizio della sua run sugli X-Men, quando la Bestia scopriva che nel giro di pochi decenni gli Homo Sapiens si sarebbero estinti lasciando il pianeta delle mani dell’Homo Superior la cui popolazione stava crescendo sempre più.
Nuovamente molte serie mutanti vengono chiuse e altre, chiaramente, rilanciate come X-Factor che ritrova Peter David come sceneggiatore e New Excalibur, ennesima incarnazione del gruppo mutante britannico con Claremont alla guida per i primi otto numeri. Sono poi date alle stampe varie miniserie tra cui spicca X-Men: The 198 dove si racconta il destino degli unici mutanti rimasti sul pianeta, tutti confinati nello Xavier Institute.

Tra il 2004 e il 2006 viene anche presentata una trilogia di miniserie, per un totale di diciotto albi, dal titolo X-Men: The End. Scritta da Chris Claremont e disegnata da Sean Chen, Greg Land e Gene Ha, la storia racconta gli ultimi giorni degli X-Men in un futuro imprecisato. In verità questo progetto avrebbe dovuto vedere la luce anni prima con al timone John Byrne per la sceneggiatura e i disegni e Chris Claremont ai dialoghi, salvo poi essere accantonato per l’abbandono della Marvel da parte di Byrne nel 2001.

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Nel 2006 ricorrono i trenta anni dall’uscita di Giant Size X-Men e la Marvel festeggia l’anniversario pubblicando la mini di sei numeri X-Men: Genesi Letale, scritta da Ed Brubaker e disegnata da Trevor Hairsine. Si svela qui il retroscena che la squadra di nuovi X-Men assemblata da Xavier per salvare il gruppo originario dall’isola di Krakoa era in realtà la seconda squadra poiché un primo gruppo aveva fallito. Il tutto è narrato da Vulcan, terzo fratello Summers, tornato in vita grazie all’energia liberatasi nel momento in cui i mutanti hanno perso i poteri per mano di Scarlet nell’epilogo di House of M.
Alla fine dello stesso anno i team creativi delle testate X vengono di nuovo cambiati con Mike Carey che sostituisce Peter Milligan alla guida di X-Men e Claremont che, a causa di problemi cardiaci che gli impongono un riposo forzato, passa il testimone di Uncanny a Ed Brubaker, lasciando incompiute alcune trame tra le quali la resurrezione di Psylocke. Su Astonishing X-Men, dopo due archi narrativi da dodici numeri ciascuno, Whedon e Cassaday lasciano il posto a Warren Ellis e Simone Bianchi.

Fine terza parte

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