Così anche questa trilogia giunse alla fine. Ricordo che quando la pellicola qui recensita giunse nelle sale nostrane, la fumetteria della mia zona era aperta da pochissimo. Ma era stato un tempo sufficiente affinché io finissi nella vorticosa spira dei manga, divenendo a tutti gli effetti un otaku. Che per quel che può valere il termine, è traducibile con un grezzo ma efficacissimo jappominkia. Eggià. Perché per me o solo lunghe e complesse saghe nipponiche, all'epoca, oppure uno dei film del sensei Miyazaki. I supereroi? Pff! I supereroi e gli americani avevano rovinato il fumetto internazionale e solo i giapponesi ne conservavano la vera essenza, tanto che il mio futuro sarebbe stato quello di andare nelle terre d'oriente per proporre la mia stupenderrima saga fanta-cyber-iper-vulagocentrica. Insomma, ero un coglione. Non che ora le cose vadano molto diversamente, eh. Sempre coglione rimango, ma se non altro ho la mente più aperta e malleabile. Insomma, tutto questo giro di parole per dire che mi persi al cinema pure questo film, recuperandolo solo molto più tardi. Anzi, in tempi anche vagamente recenti, devo ammettere, quando ho deciso di coprire alcune lacune derivanti dal mio periodo di estremo snobismo - quello che quasi tutti, prima o pi, hanno attraversato.
Tutti stanno ancora piangendo la morte della bella Jran Gray, quando questa sembra essere risorta. In realtà non è lei, ma è la Fenice, una sub entità estremamente pericolosa e distruttrice che vuole sovvertire l'ordine naturale delle cose. Intanto nel retso del mondo viene rilasciato uno speciale vaccino che sembra curare dai poteri mutanti, e le due cose presto cozzeranno violentemente...
La parola più adatta a descrivere questo film è: macello. Il che non è da intendersi come accezione positiva, purtroppo. Perché se il macello fosse stato contemplato nell'indicare i numerosi scontri fisici sparsi durante la pellicola, beh, mettiamola così... una bella storia con dei combattimenti estremamente fighi. In quello che è un film di supereroi, quindi una cosa nata esclusivamente per fondere delle storie piacevole e dell'azione strettamente muscolare - perché si sa, i supereroi sono quello che i lettori di fumetti vorrebbero essere ma non saranno mai. Invece no. Anche perché qui si fondono insieme due storie particolarmente importanti, quella della Fenice scritta dal solito Claremont, vera colonna portante delle x-storie, e Talenti di Joss Whedon - si esatto, proprio lui, quello che ha diretto The Avengers. Che per dire, sono due storie davvero diverse e che hanno, intrinseci nei loro snodi narrativi, degli avvenimenti abbastanza importanti e sconvolgenti. Sarebbero bastate per creare due film singoli e totalmente indipendenti, invece vengono usate entrambe per quello che è il film più breve del x-trittico. La sceneggiatura è quindi una confusa accozzaglia di situazioni ed avvenimenti di vitale importanza, senza però che si abbia mai la giusta tempistica narrativa per quelli che sono tutti gli eventi racchiusi in questo film. Che da una parte vede la storia della Fenice, riportando in vita la povera Jean Gray in una versione estremamente malvagia, con tutto il dualismo manicheo che un evento simile comporta, e dall'altra l'ideazione del farmaco in grado di annullare i poteri mutanti. C'è anche spazio per la solita tematica del razzismo ma, proprio per via di quest'ultimo particolare, anche del vero potere che differenzia l'uomo dalle bestie: quello della scelta. E strano a dirsi è proprio il secondo movente, quello più filosofico, che finisce per destare maggior interesse. Interesse che viene però smontato dal continuo susseguirsi di eventi già citato, finendo per rendere vano il tutto. Anche perché qui cambia la regia, e dopo i due ottimi primi capitoli diretti da Bryan Singer, ecco che il testimone passa a Brett Ratner, onesto mestierante fattosi conoscere prettamente per titoli action e un commedia - anche se aveva sfornato Red Dragon, che pur nei suoi limiti ho sempre ritenuto un ottimo prodotto - che qui però contribuisce a creare maggior confusione non sapendo dosare i tempi e non dando la necessaria drammaticità a certe scene cardine. Se ne vanno due personaggi piuttosto importanti ma, nonostante le facce depresse dei vari attori, non si riesce a sentire quel senso di perdita. Soprattutto una morte, quella di un personaggio piuttosto topico, avviene così velocemente che non se ne avverte l'importanza che dovrebbe avere. Ed è proprio questo che mi ha fatto profondamente incazzare: perché questo è un film che parla di scelte e di perdita, fatto però da un mestierante che della morte non sembra aver capito nulla. Sembra più impegnato a metterci dentro delle citazioni per dare il famigerato contentino ai nerd di turno, come l'inserimento truffaldino di una Sentinella all'inizio nella Stanza del Pericolo, ma oltre quello proprio non si riesce ad andare. Ed è per questo che quella che poteva essere una pellicola di chiusura col botto finisce per essere solo un blando tentativo di spettacolarizzazione drammatica, dove avvengono delle strane insensatezze e con un finale che fa storcere non poco il naso. Vero uso e consumo sembrano essere gli attori, a cominciare da un Ian McEllen che ci mette tutto l'impegno possibile per interpretare un Magneto epico e sofferente, ma non riuscendo a compensare quello che è uno script davvero fatto male e che arriva a malapena alla sufficienza.Sembra essere il destino delle trilogie Marvel - anche se di Iron man il due mi ha fatto schifo ed il terzo l'ho ritenuto onesto. Ma il tempo sembra ridare nuova linfa agli uomini-x, vedere per credere!Voto: ★★