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L'impressione scaturita dalla visione di Giorni di un futuro passato è quella di un cerchio che si chiude, magari in maniera imperfetta e con qualche incongruenza disseminata qua e là, ma si chiude. Nonostante questo non sia l'ultimo tassello dell'epopea cinematografica dedicata agli X-Men, e la scena finale dopo i titoli di coda è lì a dimostrarlo, la sensazione di chiusura rimane forte, merito forse del ritorno dietro la macchina da presa di Bryan Singer già regista dei primi due capitoli dedicati ai mutanti di casa Marvel.
Molte sono le cose e i volti che tornano, le incongruenze si perdono un po' nella mole di materiale girato con protagonisti X-Men e Wolverine, sette film in cui non tutto forse si incastra alla perfezione ma nei quali rimane intatto almeno lo spirito alla base dei personaggi (non garantisco per il secondo di Wolverine che non ho visto). Detto questo premetto di aver apprezzato questo Giorni di un futuro passato ma di aver preferito il precedente X-Men - L'inizio. Poteva essere un film grandioso, ne è uscito un altro buon tassello della saga, apprezzabile per diversi aspetti.
In un futuro remoto, generato probabilmente dalla linea temporale di X-Men: Conflitto finale (???), i mutanti sono dei sopravvissuti in perenne fuga dalle sentinelle, enormi robot assassini capaci di adattarsi ai poteri mutanti del nemico e sconfiggerli, ideate in passato da Bolivar Trask (Peter Dinklage). Per il manipolo di X-Men sopravvissuti, ormai vicini alla fine, l'unica speranza sembra quella di mandare indietro nel tempo Wolverine (Hugh Jackman) in modo da alterare il passato per scongiurare la guerra tra mutanti e sentinelle.
Nel 1973 un Wolverine al corrente degli eventi futuri, dovrà convincere i due mutanti più potenti dell'epoca, ormai rivali, a collaborare per il futuro della loro razza. Starà a Charles Xavier (James McAvoy) e Magneto (Michael Fassbender) con l'aiuto di Bestia (Nicholas Hoult) impedire l'assassinio di Trask da parte di Mystica (Jennifer Lawrence), episodio che convincerà gli umani a considerare i mutanti come un pericoloso nemico da eliminare a tutti i costi.
Il film si gioca principalmente nel 1973 andando a collocarsi dopo gli eventi di X-Men - L'inizio e di conseguenza, Hugh Jackman a parte, la parte del leone la fanno gli attori che hanno interpretato gli X-Men nel film summenzionato. I personaggi che appaiono nelle scene future, compresi quindi i vari Xavier e Magneto di Stuart e McKellen, sono relegati al ruolo di comparse o poco più, funzionali alla trama ma lontani dallo svolgimento principale della stessa. Perdono ogni importanza la presenza dell'Uomo Ghiaccio (Shawn Ashmore), di Colosso (Daniel Cudmore), di Blink (Fan Bingbing), di Warpath (Booboo Stewart), di Sunspot (Adan Canto) e finanche quella di Kitty Pride (Ellen Page) nonostante sia lei a occuparsi di mandare la coscienza di Logan nel suo io passato. Interessanti l'introduzione di Alfiere, interpretato da Omar Sy e il look alla X-Force versione Remender dato agli X-Men del futuro.
Uno degli elementi più interessanti del film è stato vedere gli X-Men calati negli anni '70, con vestiti e scenografie dell'epoca, periodo nel quale il duo Chris Claremont e John Byrne (insieme a Cockrum) diede vita all'incarnazione più celebre e meglio riuscita del gruppo mutante, una specie di ritorno a casa (un'altra chiusura del cerchio se vogliamo) molto sfizioso se pur parecchio lontano dalla versione a fumetti di quei mitici anni. E quindi la guerra in Vietnam, Nixon, e in qualche modo anche l'uso di stupefacenti diffuso all'epoca. Quello che trova Wolverine nel passato è uno Xavier sconfitto, in preda al dolore fisico e a quello dell'anima, strafatto di una droga/medicina creata da Bestia che gli consente di continuare a camminare nonostante i danni subiti da Magneto nel film precedente, ma allo stesso tempo inibisce i suoi poteri mentali. Di contro Magneto è considerato un terrorista, rinchiuso e sospettato di aver contribuito alla morte del presidente Kennedy, l'unico a mantenere un barlume di sanità è il giovane Bestia.
Per riunire la cricca ci si avvale dell'aiuto del velocista Pietro Maximoff (Evan Peters), protagonista di una delle sequenze e delle interpretazioni migliori dell'intero film e unico nuovo personaggio introdotto degno di nota. Anche McAvoy convince in un'interpretazione molto, molto inedita di un giovane Professor Xavier mentre la statura di Fassbender già la conoscono tutti, attore forse qui anche poco sfruttato.
Le trame dei film dedicati agli X-Men hanno un po' di succo in più rispetto alla media dei cinecomics di casa Marvel, ci sono collegamenti da fare, cose da capire e tanti personaggi in più da poter apprezzare e approfondire. Per forza di cose qualcuno di questi viene sacrificato, in tutti i film visti finora non ha mai avuto il giusto risalto un personaggio splendido come Tempesta ad esempio (Halle Berry). Comunque, a conti fatti, le cose cambieranno e il cerchio si chiuderà, ritornando a quella scuola, quella dove Singer ci portò quattordici anni fa, dove c'era quella rossa, ve la ricordate? E quel tipo con gli occhiali...
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