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Xera, la ragazza con la spada (pag. 48)

Da Valeria Ricci @iside2184
I pensieri di Alea (parte prima)
Dopo cinque giorni di viaggio, anche la taverna più misera diventava un luogo magico: un letto pulito e una vasca di legno, non chiedevo altro. Thesla era una capitale giovane, se paragonata a Sihlya e Nortor e il caldo ardente misto al forte odore di metallo, contraddistinguevano questa città. Avevo viaggiato a lungo e visitato luoghi inesistenti secondo le mappe ufficiali ma Thesla, era l’unico posto in cui avrei resistito per non più di due giorni. Tutta la città era un cantiere in costruzione, poiché ogni edificio era abbattuto dopo soli dieci anni per essere poi sostituito con uno più moderno e all’avanguardia. Quel che più mi preoccupa, tuttavia, era il progetto che la Confederazione aveva in mente, se fosse stato messo in atto, questa città sarebbe stara rasa al suolo. <<Quanto poteva valere un’utopia, se paragonata alla vita di tutte quelle persone?>>pensai prima di mettermi a letto. Il Primo Sole era appena sorto, ma la temperatura si fece già insopportabile e l’aria divenne pesante. Approfittai della vasca per rinfrescarmi, anche se a quanto pare quella piacevole sensazione sarebbe cessata non appena in strada. Prima di andare, indossai i miei abiti color sabbia: perfetti per chi non voleva dare nell’occhio in una capitale costruita al centro di un deserto. I miei scarponcini erano a posto, i pantaloncini e la camicia mi soddisfacevano, anche se avrei preferito qualcosa con più stile. Una sistemata ai capelli e sarei stata pronta. Ecco, il mio viso riflesso nello specchio; ormai non ci facevo quasi più caso, preferivo acconciare i miei capelli castani con una semplice coda di cavallo, per non perdere troppo tempo. Passavano gli anni e non una ruga aveva segnato il mio volto: da quel che potevo ricordare, non avevo mai avuto un aspetto diverso da questo. I miei occhi erano sempre stati dorati e la mia pelle, perennemente giovane. Ricordare poi, che parola grossa, se avessi rammentato qualcosa del mio passato non sarei stata di certo li.
Dopo aver pagato la stanza, mi recai al mercato che si teneva accanto alla locanda. Era l’unico luogo in cui il profumo del vento, era diverso. Da una parte, lo zucchero caramellato, la cannella, il cioccolato, dall’altra, il pungente odore della paprica, il pepe (che mi faceva sempre starnutire) la noce moscata e tante altre spezie di cui non conoscevo il nome. Non tutte le bancarelle del mercato però, avevano un odore gradevole. Passare davanti a quella delle carni, quando la brace era spenta, mi faceva stare male, per questo cercai di evitarla tirando dritta per il negozio di pergamene e cianfrusaglie di Paru. In due giorni ebbi modo di valutare quanta, della sua merce, fosse solo spazzatura e quanta, invece, poteva valere davvero qualcosa, anche se i cartellini dei prezzi sostenevano che "tutto" aveva un valore.<<Oh! Signorina Alea, anche oggi mi onora della sua presenza!>> mi disse Paru, avrei giurato che dal tono della voce non fosse molto contento di vedermi, ma chi può biasimarlo non compravo mai nulla dal suo negozio; una maledizione per un commerciante. <<Buongiorno Paru, vorrei vedere tutte le nuove pergamene che le sono arrivate ieri notte!>> affermai decisa. Lui mi guardò perplesso, poi però forse sperando di vendermi finalmente qualcosa, mi condusse nel retro del negozio, anche più impolverato e meno curato nella disposizione delle mercanzie. Un tavolo di legno fu sgomberato alla buona, poi Paru, mi consegnò i testi accendendo una candela aromatica, forse per allietare la mia lettura o forse per nascondere il forte odore di polvere nera "clandestina" che nascondeva da qualche parte. Ne lessi avidamente quattro senza mai fare una pausa: le lingue antiche di Baràt non erano così difficili da decifrare … per me. Furono però inconcludenti e dopo la quinta, pensai di andarmene spedita alla bancarella dei dolci per annegare la mia frustrazione in una buona tazza di the caldo e pasticcini. Lo so, sembra assurdo bere bevande calde quando la temperatura è insopportabile, tuttavia io adoro il the e questo (per me) deve essere rigorosamente bollente. Lessi le altre tre pergamene ma come avevo temuto, nessuna di queste conteneva informazioni che mi potessero interessare. Quando feci per alzarmi, Paru si avvicinò, porgendomi un documento appena arrivato con delle tazzine e teste di bambole raccapriccianti.<<Signorina Alea, la prego, prenda questa pergamena; sono sicuro che non resterete delusa>> mi disse speranzoso.<<È quello che dite sempre Paru, eppure non ho ancora acquistato nulla>> gli risposi forse rincarando troppo la dose.<<Questa volta comprerete, sono sicuro, sono sicuro!>> come se ripetere la stessa frase più volte, potesse renderla più veritiera. Poiché il documento giunse in compagnia di un piatto di biscotti secchi, accettai di dargli uno sguardo ... e non me ne pentii.Dalle prime righe, riconobbi dei simboli che avevo ritrovato in un vecchio diario cinque anni prima. In alcuni punti però era illeggibile poiché l’inchiostro si era cancellato nel tempo. Mettendo insieme tutti i pezzi, mi appuntai delle coordinate su un frammento di pergamena. D’accordo, non dovevo farlo; avevo promesso di acquistare il documento che avrei ritenuto interessante, in cambio di una lettura preventiva e Paru, seppur con riluttanza, aveva accettato (cosa di cui si era subito pentito). I prezzi di quel negozio però erano troppo alti e non tutto era accessibile per le mie tasche: onestà, un valore svalutato in quel posto perché avrei dovuto comportarmi diversamente? Conoscere il mio passato era l’unica cosa importante per me. Alla fine del documento, doveva esserci stata una mappa in origine, ma il foglio era stato strappato. <<Dannazione!>> pensai, ogni volta che m’illudevo di essere vicina alla verità, una pagina mancante o un’informazione tradotta male mi riportava al punto di partenza.<<Paru, questo documento non è completo!>> urlai, sfogando una parte della mia frustrazione.<<Per Aseth, che succede Signorina, se urla in questo modo i miei clienti scapperanno via!>> mi rimproverò ponendo l’accento sulla parola “clienti” e questo mi rese ancor più nervosa ... nonostante avesse ragione.<<Un momento, cosa avete detto?>>domandai, qualcosa nelle parole di Paru mi sembrò familiare.<<Scusate Signorina, non volevo essere scortese ma lei ha alzato troppo la voce, capisce?>> si scusò mortificato, forse il mio viso doveva averlo intimorito.<<Non intendevo minacciarvi>> mi giustificai, <<Il nome che avete pronunciato, Aseck, Asehl …>>,<<Aseth?>> mi corresse, <<Esatto, proprio quello: è presente anche in questo documento incompleto>>tenni a sottolineare il fatto che fosse mancante della mappa, sperando che se avessi deciso di comprarlo mi avrebbe fatto un prezzo di favore. Paru lo guardò per pochi minuti, ebbi la sensazione che ne conoscesse già il contenuto e naturalmente questo rese tutto molto più interessante, per me s’intende, amavo estorcere informazioni. Assunsi un’espressione più seria e lo fissai intensamente fino a quando non cominciò a sudare. <<Ebbene Paru, mi dica: chi è Aseth?>>quando pronunciai ancora quel nome, il commerciante con un cenno mi fece capire che non avrei dovuto ripeterlo ad alta voce. <<Nel mio villaggio, pronunciamo il suo nome solo se è proprio necessario>> mi disse, nonostante poco prima l’avesse quasi urlato per rimproverarmi.<<Non si scherza con le divinità>>continuò, << Se poi parliamo di lei … beh tanto vale tagliarsi la lingua>>Improvvisamente mi venne la pelle d’oca, non che certe pratiche mi turbassero, tuttavia l’atmosfera si fece davvero pesante.<<Sono sicura che nel documento ci fosse anche una mappa! Guardate! In questo punto manca una pagina>> gli indicai i frammenti che ne erano rimasti ma lui non li degnò di uno sguardo, fu allora che capii chi possedeva il foglio mancante.<<Quale mercante distruggerebbe la sua merce?>> gli domandai, sperando di fruttare il suo orgoglio a mio vantaggio. Lui mi guardò preoccupato; avevo appena fatto centro.Si sedette sulla sedia accanto al tavolo di legno, non lo avevo mai visto così nemmeno dopo avergli fatto esporre tutti i pezzi, di una vetrina fin troppo assortita; ma se volevo quella mappa non potevo mostrarmi in pena per lui.<<Allora Mercante Paru, detto anche “l’onesto” (lo inventai al momento), vuole forse mettere a rischio la sua reputazione?>> forzai la mano ed ebbi successo.Il mercante mi spiegò che Aseth era una dea venerata non solo nel suo villaggio, ma anche in tutti quelli limitrofi, tuttavia, con il passar del tempo, nauseata dall'uomini preferì ritirarsi in una fortezza di cui nessuno conosceva l’esatta ubicazione. La mappa che aveva strappato dal documento mi avrebbe condotto proprio a Taseth (il suo villaggio) ma avendo fatto un giuramento alla sua famiglia, ossia di non divulgare la posizione di questo e quindi di non farvi più ritorno, poco prima di consegnarmela, si rese conto che avrebbe infranto l’ennesima legge del villaggio e nonostante fosse stato esiliato*, voleva tener fede al suo giuramento.(* Secondo la legge, chiunque osasse abbandonare i propri parenti senza il loro consenso, sarebbe stato bandito).<<Mi dispiace Paru, ma oltre alla mappa, il documento contiene anche delle coordinate precise, forse nella fretta non ci ha fatto caso>> gli comunicai e lui sembrò sul punto di piangere.<<Mi renda la mappa, in cambio io acquisterò il suo documento, più qualche altro oggetto del negozio e le prometto inoltre, che una volta raggiunta Taseth non farò mai il suo nome!>>.
Quando pronunciai la parola “acquistare”, gli s’illuminarono gli occhi ma solo più tardi avrei capito perché tutti l'avessero soprannominato “il subdolo” piuttosto che l’onesto, ero stata raggirata.

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