Un tanfo acre e insopportabile aveva impregnato tutto ciò con cui era entrato in contatto: piante, rocce e persino la stessa acqua. <<Se non fosse più che impossibile, giurerei che Madame Taròt sia passata di qui!>> affermò il Novizio sorridendo, <<Ne sarei più contenta, a dire il vero. Purtroppo però sappiamo bene a cosa è dovuto questo olezzo!>>, precisò la guerriera. Guardandosi attorno con più attenzione, Xera scrutò il terreno sul quale era seduta e raccolto un mucchietto, prima lo annusò e infine, disgustata, lo gettò lontano. << È arido, maleodorante, privo di vita e per giunta oscuro>> protestò. Anche l’erba era della stessa tonalità e quasi del tutto secca.
<<Non c’è acqua pura da queste parti, prima di addentrarci sarà meglio farne una bella scorta>> suggerì il Novizio così Xera, ansiosa di sgranchirsi le gambe, se ne assunse il compito. Non dovette tuttavia camminare a lungo per trovare una fonte pulita dalla quale attingere. <<Che strano>> pensò, <<Non sono molto lontana dal fuoco, eppure qua è tutto normale; com’è possibile?>>. La guerriera osservò l’ambiente con circospezione, ma nessun dettaglio le rivelò la causa della mancata contaminazione, per cui non volendo allontanarsi dal resto del gruppo, fece subito ritorno al falò.Durante la sua assenza Elesya si era svegliata e dall’aspetto del suo viso, Xera ne comprese i pensieri. <<Sarà meglio muoversi, meno respiriamo questo tanfo e meglio è!>>esclamò. Man mano che la distanza diminuiva, il fetore s’intensificò a tal punto da costringere i tre amici a munirsi di bende con le quali proteggere bocca e naso. <<Sembriamo tre malviventi>>asserì Elesya sorridendo, ma l’umore generale era troppo basso per scherzare. Giunti infine a pochi metri dalla foresta nera, la giovane maga dovette fermarsi. <<Che succede?>>domandò il Novizio. Xera si affiancò alla fanciulla e cingendole i fianchi con le braccia, la aiutò a sedersi. <<Tutto bene Ely?>>, <<Scusate ragazzi! Ho bisogno di riposare, mi sento stranamente senza forze>>rispose. Reilhan allora esaminò con la punta delle dita, i polsi della maga e preoccupato, le consigliò di stendersi. Non appena Elesya poggiò il capo sulla bisaccia a sostegno, si addormentò profondamente.
<<Il terreno ha assorbito la sua magia>> mormorò Reilhan. <<Che cosa facciamo adesso?>>, <<Dobbiamo aspettare e se la situazione non migliora, ci separeremo!>> spiegò. Xera si sedette accanto all’amica e con la testa china tra le ginocchia, pregò di non doverla lasciare indietro. Trascorsero due ore però ed Elesya finalmente riaprì gli occhi. <<Prendi! Bevi dell’acqua e ti sentirai subito meglio>> le disse Reilhan porgendole la borraccia e così fu. La fanciulla, rinvigorita, si alzò di nuovo in piedi e come se nulla fosse accaduto, ripresero il cammino. <<Stai attenta Ely, potrebbe succedere ancora!>> affermò Reilhan. I ragazzi percorsero gli esigui metri che li separavano dalla foresta e presto dinanzi a loro si ersero minacciosi i gargantueschi rovi. Con molta cautela le leve si avvicinarono alle piante scure ma di rose nessuna traccia. <<Proviamo a seguire il perimetro della foresta senza addentrarci troppo, alla fine troveremo qualcosa>> suggerì Xera. Per primo esplorarono il lato destro poi però incapaci di proseguire oltre, ritornarono sui loro passi raggiungendo infine la zona opposta. <<Guardate!>> esclamò Elesya improvvisamente, indicando l’unico esemplare che sporgeva all’esterno. Il gruppo corse ansioso e Xera, senza indugiare, si armò del prezioso coltello donatole da Mihrrina. <<Sono spiacente, questo fiore mi appartiene!>>. Un balzo rapido bastò al ragazzo per impossessarsi della rosa, un attimo prima della guerriera. <<Ancora tu!>> ringhiò la ragazza nervosa, << È destino dunque, che le nostre strade s’incrocino; ma guarda ci siete proprio tutti!>> aggiunse osservando il curatore e la maga. Reilhan estrasse il maglio e senza riflettere, si fiondò sul ragazzo che aveva giurato di sconfiggere <<Dereth, non mi sfuggirai questa volta!>> urlò. Ma la giovane leva non aveva perso la sua agilità e con uno scatto all’indietro evitò l’assalto del curatore. <<Non sei abbastanza veloce, mi dispiace>> lo schernì e sfoderando il suo fioretto, accettò la sfida. <<Basta, vi prego>> implorò la giovane maga, che alla vista di quell’arma, fu presa dal panico. I due ragazzi però la ignorarono e tra un affondo e l’altro si avvicinarono pericolosamente alle spine velenose. Stanco di sferzare l’aria, Reilhan decise di terminare in fretta il duello con un unico e decisivo attacco e concentrando tutto il suo potere nel martello, si fiondò sul nemico. Ma Dereth sorrise compiaciuto e rinfoderata la lama, si scansò all’ultimo momento, costringendo infine il curatore a colpire i rovi retrostanti. Le piante s’infransero con facilità e per buona sorte, Reilhan non entrò in contatto con le spine. <<Che peccato>> asserì Dereth deluso. <<Avresti preferito che Rei si avvelenasse con le sue stesse mani, vero Dereth!>> dichiarò Xera infuriata, <<Non è mia la colpa se non sa controllare i suoi attacchi>> disse scrollando le spalle, <<Sei un vigliacco! Ti farò pentire di aver incrociato di nuovo la mia strada>>. La guerriera si preparò ad attaccare ma Dereth, ottenuta la rosa, preferì defilarsi abbandonando così il trio che, ancora una volta, si ritrovò al punto di partenza. <<Maledizione!>> esclamò Xera sfogando la sua rabbia contro i rovi circostanti e sradicandone alcuni con un pugno ben assestato. All'improvviso però la terra tremò sotto i loro piedi e finalmente destate, le piante cominciarono a muoversi, contorcendosi e dimenandosi pericolose. Reilhan fu il primo a essere preso di mira da uno dei rovi più alti, che con violenza gli si scagliò contro sfiorandolo appena.<<Non fatevi colpire dalle spine>> ricordò il Novizio e scansando i ripetuti attacchi delle piante, si ritrovò ben preso separato dal resto del gruppo.Per quanto le ragazze provassero a raggiungerlo ogni tentativo fallì, poiché i movimenti imprevedibili dei rovi non concesse loro tregua. <<Reilhan!>> urlarono a turno ma del curatore non vi era più alcuna traccia. Quando la distanza divenne esorbitante, le piante tornarono a dormire e la terra si placò. Circondato da spine aguzze, Reilhan non osò muovere un muscolo e nonostante fosse ferito in diverse parti del corpo, fu sollevato nel costatare che nessun taglio presentava segni d’avvelenamento. Armato di martello, si guardò intorno cercando con lo sguardo una possibile via d’uscita ma le piante erano troppo serrate e non gli fornirono alcuna apertura. Non potendo muoversi quindi chiamò a gran voce le sue compagne, sperando fossero a pochi passi da lui, tuttavia nessuno rispose. Dopo l’ennesima invocazione Reilhan, temendo per la sorte delle sue amiche e motivato dal desiderio di ritrovarle, iniziò a farsi largo tra i rovi a suon di martellate. Per una radice abbattuta però, alte quattro ne germogliavano più resistenti e infide. Il curatore però non si arrese e continuò a percuoterle fino a che la forza non sembrò venirgli meno. Riverso in ginocchio ansimante, fu sul punto di arrendersi quando proprio accanto a lui sbocciò una delle rose nere agognate, sprigionando del gas che condusse il ragazzo in un sonno profondo.