Magazine Fantasy

Xera, la ragazza con la spada (pag. 89-90)

Da Valeria Ricci @iside2184
Le tre giovani leve percorsero il lungo corridoio in silenzio, ognuno troppo occupato a rimuginare sui propri pensieri. Finalmente giunti dinanzi al portone di Murdar, Reilhan avanzò in direzione delle due maestose teste intagliate che decoravano l’antico uscio. <<Kìrì, guarda chi è tornato!>> disse il primo, destatosi non appena il Novizio gli sfiorò il capo ligneo. <<Betùl osserva meglio, non è solo!>>rispose la seconda, celando un certo timore. Gli occhi del possente Luàn si posarono su Xera e per un attimo la testa vibrò. <<Salute a voi amici>> affermò la ragazza sorridendo ma le creature non sembrarono condividere il suo entusiasmo. <<Vorremmo vedere il saggio Murdar, per favore>> aggiunse il ragazzo cercando di smorzare il clima gelido che si era venuto a creare. 

<<Siete stati convocati?>> rispose Kìrì distogliendo per un momento lo sguardo dalla guerriera. <<No, ma la signorina Hillin ci ha dato il suo consenso>> si giustificò il Novizio incrociando le braccia. <<Se la metti così; prego, venite avanti!>> rispose e l’uscio si apri cigolando appena. Elesya rimase indietro e poco prima di entrare, sfiorò il ligneo portone distratta dai suoi pensieri. Il saggio era seduto su di una vecchia poltrona, apparentemente assopito, tuttavia quando i ragazzi lo raggiunsero, l’uomo si destò sorridendo loro compiaciuto. <<È un piacere rivedervi, bambini miei>> asserì portando le mani dai braccioli al grembo. Indossava un bizzarro copricapo verde acido con qualche toppa marrone cucita in maniera grossolana. I suoi abiti invece, rispecchiavano la consueta semplicità che contraddistingueva l’uomo: una modesta tunica grigia senza fregi o decorazioni particolari. Al collo pendeva il maestoso gioiello da cui il saggio non si separava mai e se fissato intensamente, sembrava racchiudere un oceano in tempesta. 
La stanza era riscaldata dalle fiamme amaranto che scoppiettavano nel camino, nonostante la temperatura esterna fosse frizzante a causa della pioggia caduta il giorno prima. <<Accomodatevi>> disse indicando il divano e il trio non se lo fece ripetere due volte. Per la prima parte del colloquio il saggio volle ascoltare in silenzio i racconti dei ragazzi. Un velo di tristezza oscurò il suo volto non appena saputo di Goreha e stranamente a Xera parve quasi che l’uomo volesse piangere per lei. Murdar amava ogni singola creatura dell’isola e i mostri non ne erano esenti. <<Non avreste dovuto affrontare un pericolo del genere, avrei dovuto creare una barriera attorno a quel castello>> si giustificò il saggio, mostrando loro involontariamente tutto il peso della sua età. <<Non sono più il giovanotto di un tempo, sapete?>> aggiunse con un sorriso che coinvolse anche il trio. Dopo il racconto, volle osservare Rhinvel e la nuova evocazione di Elesya, di cui fu particolarmente divertito perché la bestia iniziò a scodinzolare non appena richiamata. Xera non mancò inoltre di decantare l’evoluzione di Divaahr, di cui l’uomo non fu sorpreso ma che tuttavia non poté osservare poiché l’anello rifiutò di espandersi. <<Ascoltare i vostri racconti è per me motivo di gioia, sono contento che la mia Horsia vi stia regalando tutte queste avventure>> disse con un cenno di malinconia nella voce, <<Veniamo allora al dunque!>> esclamò infine <<Cosa vi porta dal vostro vecchio e noioso “Nonno”?>> domandò. A turno i tre ragazzi raccontarono cosa li aveva condotti fino alla sua dimora e per quale motivo fossero alla ricerca dei fantomatici spiriti centenari. <<Madame Taròt non accetta ancora di farsi da parte!>> rispose quasi sdegnato e i suoi occhi grigi divennero a tratti minacciosi. <<Le avevo chiesto di non interferire nella competizione, se voleva restare sull’isola … ma a quanto pare non mi ha dato ascolto>>.Il saggio si rabbuiò quando vide il teschio nelle mani di Elesya, tuttavia non provò né a toccarlo né a requisirlo, si limitò solo a osservarlo con sospetto. <<La richiesta di quella donna è stranamente singolare>> mormorò <<Non avete idea di quante cose si possano fare con quei frammenti>>. Il saggio si alzò lentamente dalla poltrona e con passo felpato, raggiunse la scrivania in cerca di qualcosa. Da una pila mediamente composita di pergamene, estrasse alcuni fogli ingialliti dal tempo. Murdar li studiò con attenzione e dopo una lunga pausa, tornò a sedersi accanto ai ragazzi. <<Fin quando non avrò indagato a fondo sulla faccenda, vi proibisco di tornare da quella megera>> sentenziò in modo autoritario benché avesse preservato l’aspetto benevolo del suo volto. Xera ebbe un fremito che la fece rabbrividire per un istante, come se il potere silente del saggio le stesse dicendo qualcosa. Reilhan, sorpreso dalla reazione dell’uomo, provò a spiegargli dei “fantocci” con i quali Madame Taròt li aveva vincolati a lei e il vecchio per tutta risposta, iniziò a strofinarsi le mani ostentando nervosismo ed esasperazione. <<“Quella donna deve avere un certo ascendente sul saggio e non credo sia del tutto positivo”>> pensò la guerriera cercando di interpretare la reazione di Murdar. <<Non badate al giuramento, penserò io a tutto … ve lo devo dopo avervi messo in pericolo con Goreha>> sostenne l’uomo tornando a sorridere. <<Restate nella mia dimora per questa notte>> aggiunse sollevandosi a fatica dalla comoda poltrona e indicando loro la porta dello studio, dal quale li congedò in fretta ma con gentilezza. Nessuno sentì di dover obiettare e obbedendo al saggio, lasciarono le sue stanze in silenzio. Una volta giunti nell’ampio corridoio, Reilhan fissò le sue compagne confuse anch’esse e intimorite. <<Non ho mai visto Murdar reagire in quel modo>> disse massaggiandosi il mento e accarezzandosi la barba incolta ormai cresciuta, cui tuttavia si stava pian piano abituando. Xera si accasciò al muro del corridoio immersa nei suoi pensieri, mentre Elesya continuò a fissare la porta imponente senza mai distoglierne lo sguardo. A un tratto Betùl si animò e sbadigliando rumorosamente, domandò ai ragazzi che cosa stesserò facendo davanti alla sua testa. Reilhan sobbalzò e si rese conto che una mano della maga, pendeva accanto alla criniera del Luàn. <<Credo che la mia amica ti abbia destato involontariamente>> si giustificò il Novizio dandogli poca attenzione e la testa si indispettì. La sua rabbia tuttavia scemò presto nel momento in cui - spostando lo sguardo - notò la guerriera a pochi centimetri dal suo collo. In men che non si dica la testa s’inabissò, sprofondando nel ligneo sonno. Xera alzò gli occhi al cielo sbuffando e riluttante, abbandonò la comoda posizione per tornare accanto ai suoi amici. <<Perché lo hai fatto?>>domandò Reilhan osservando l’amica pensierosa <<Volevo verificare un’idea>> rispose Elesya grattandosi il capo. Reilhan non comprese le intenzioni della ragazza ma capì che quello non era il posto migliore per discuterne. Insieme si allontanarono dal corridoio principale, per poi raggiungere le solite stanze, assegnate loro dal saggio. Le chiavi pendevano dalle rispettive serrature.

Si riunirono nella numero sei (la stanza di Xera) poiché la sola dotata di un sontuoso vassoio ricolmo di dolci e tè caldo alle rose, che però nessuno bevve. <<Possibile che gli incarichi in cui ci imbattiamo sono sempre così complicati?>> borbottò Xera sedendosi pesantemente sul divano imbottito davanti al camino, <<Kodur è pieno di persone esigenti>>aggiunse Elesya stiracchiando le braccia verso l’alto. Reilhan addentò un biscotto in silenzio e con la bocca ancora piena mugugnò una serie di parole di cui nessuno comprese il significato. Inghiottendo a fatica, disse <<Se non sbaglio, una volta ci sono stati ordinati dei semplici petali … eppure il risultato non è cambiato poi molto>> e ripensando alla regina velenosa, rabbrividì. <<Come ci comporteremo adesso con la Paramal? Murdar ci ha consigliato di dimenticarcene>> sostenne la guerriera assaporando un dolce allo zenzero a tratti pungente e a tratti stucchevole. <<Temo che senza il suo aiuto non faremo molti progressi con il nuovo artefatto>> lamentò Elesya, che a differenza dei suoi compagni non aveva molto appetito. <<A proposito!>> intervenne Reilhan ingoiando un altro boccone, <<perché hai risvegliato Betùl poco fa?>>. Elesya spostò lo sguardo in un punto indefinito della stanza e persa nei suoi pensieri, rispose <<Ho riflettuto sulla richiesta di Madame Taròt … Se non ricordo male, faceva  riferimento a spiriti centenari sigillati una prigione di legno>> spiegò perplessa. Improvvisamente sia Reilhan sia Xera si guardarono come colti dalla stessa idea <<Quanti anni avranno quelle due bestiacce?>> si chiese la guerriera mentre un guizzo le illuminò gli occhi. Anche il Novizio si pose la stessa domanda <<Forse è per questo motivo che Hillin ci ha indirizzati dal saggio>> continuò a spiegare Elesya << Non per chiedergli aiuto, bensì per gli spiriti che proteggono le sue stanze>>. Xera tuttavia obiettò <<Perché non dirlo chiaramente allora, ci saremmo risparmiati i consigli da brivido del Nonno>> lamentò stringendosi nelle spalle. <<Hillin non aiuta mai nessuno, questo lo sanno tutti!>> replicò Reilhan incrociando le braccia sul petto <<In qualche modo avrà voluto testare la nostra intelligenza, mettendoci alla prova>> disse e Xera non poté fare a meno di ricordare le ultime parole del demone dinanzi al suo ufficio. <<Mi scoppia la testa!>> sentenziò la ragazza tenendosi il capo, << Sono stanca di tutti questi enigmi. In questo momento vorrei solo riposare e cercare di schiarirmi le idee>> aggiunse inoltre, stendendosi sul letto senza neanche disfarsi della bisaccia. Elesya e Reilhan si congedarono raggiungendo le rispettive camere, contenti di seguire l’esempio della compagna. La giovane maga riprese con sé il teschio posandolo sul tavolo accanto al letto poi, sedendosi su una delle tre sedie che lo adornavano, iniziò a fissarlo intensamente. Pian piano i suoi occhi si fecero sempre più pesanti e infine arresa, si lasciò scivolare nei meandri più oscuri della sua mente. Di nuovo si trovò nel mezzo di un prato candido come la neve di cui a stento si scorgeva l’orizzonte. Questa volta però era ben consapevole che di lì a poco lo scenario sarebbe cambiato, per cui senza esitare, camminò in una direzione indefinita cercando di non fermarsi mai. Le gambe divennero tuttavia pesanti come fossero legate a delle zavorre invisibili. Anche respirare si fece faticoso e presto i suoi polmoni bruciarono esausti. Intorno a lei c’era l’infinito eppure si sentì stranamente in gabbia. Subito l’aria divenne rarefatta e un gelo pungente si fece strada su quel prato incontaminato. Il cielo si oscurò e l’erba morbida si fece aguzza e tagliente come una lama affilata. Elesya sentì delle fitte alle piante dei piedi, poiché ferite dagli steli gelati e gemendo per il dolore, si accasciò al suolo pesantemente. L’erba le lacerò le pallide gambe che si tinsero di rosso porpora in pochi istanti. Elesya pianse disperatamente e proprio in quel momento sentì una voce che la fece trasalire <<Non dirò nulla>>bisbigliò, << Lo giuro!>>. Apparteneva a una donna molto giovane, la cui angoscia penetrò fin dentro le ossa della giovane maga. Ci fu silenzio e infine una risata agghiacciante, preludio di ciò che Elesya più temeva. Nuovamente il freddo di una lama la colpì alla base del collo e la sua testa rotolò lontana dal corpo. Elesya si risvegliò urlando e madida di sudore. Questa volta però nessuno accorse da lei e la ragazza comprese che ogni stanza era protetta da qualche barriera magica che impediva ai suoni di oltrepassare le mura. Si sciacquò il viso nel catino di ceramica vicino alla finestra e per lei fu un sollievo rinfrescarsi. <<“Che mi sta succedendo”>> pensò denudandosi per poi assicurarsi che sul suo corpo non ci fossero ferite da medicare. S’immerse fino al collo nella vasca ricolma d’acqua calda che padroneggiava la stanza mentre con lo sguardo volò lontano - oltre i cieli di Horsia - per raggiungere infine l’amata Payanir e quindi la sua casa. Una piccola lacrima rigò il suo volto ricordando le terribili sensazioni provate nel suo sogno e involontariamente si ritrovò a massaggiarsi la base del collo. Fu allora che con le dita percepì qualcosa che la fece trasalire. Con uno scatto repentino uscì dalla vasca senza badare all’acqua che intanto aveva bagnato gran parte del pavimento e dinanzi allo specchio, si voltò. Con orrore percorse ogni singola linea del sigillo che le copriva la nuca e per certi versi, le ricordò il marchio presente sotto il teschio. Allo stesso tempo però era differente e sfiorandolo, Elesya sentì ardere i polpastrelli. Si rivestì in fretta senza neanche asciugarsi e subito si ritrovò nella stanza del Novizio, nella speranza che il suo amico potesse aiutarla. Reilhan, confuso dalla visita improvvisa dell’amica, la fece accomodare dandole infine un pezzo di stoffa per potersi asciugare. L’abito si era appiccicato al corpo a causa dell’acqua, mettendo così in risalto le sinuose curve della giovane donna. I capelli corvini inoltre, le ricadevano ancora grondanti sulle spalle, incorniciandole il viso ed esaltando la sua bellezza naturale. Il curatore arrossì, tuttavia non si fece distrarre e presto le domandò il motivo di quell’intrusione improvvisa. Elesya inizialmente indugiò ma poco dopo raccolse la chioma sulla spalla, mostrando al ragazzo la runa nera che imbrattava la sua pelle. Reilhan inorridì. << Quando è successo?>> le chiese sfiorando con le dita il marchio ma Elesya alzò le spalle confusa e Reilhan non disse altro. Si limitò a esaminare il sigillo e di tanto in tanto, borbottava senza però venirne a capo. <<Non conosco questi segni!>> confessò accomodandosi su di una sedia accanto a Elesya, che presto si voltò sconsolata. <<Non ti preoccupare>> la rassicurò <<Sono certo che Murdar ci aiuterà>>aggiunse accarezzandole dolcemente una guancia. Elesya arrossì imbarazzata e per un attimo dimenticò il marchio sul collo, rassicurata dal tocco delicato del curatore. <<Ti ringrazio!>> gli rispose sospirando, <<Ogni volta che mi sento persa, accorri sempre in mio aiuto>>aggiunse tenendo lo sguardo basso e avvampando. << Fa parte dei miei doveri >> rispose Reilhan, poi però corresse i modi aggiungendo <<Sono qui per servirvi, gentile donzella>> e maldestramente emulò un inchino che fece sorridere la ragazza. Improvvisamente qualcuno bussò alla porta. Era Xera che si accomodò senza aspettare il consenso da parte del Novizio. <<Hai visto Ely?>> domandò entrando bruscamente. La giovane maga sobbalzò e così anche il curatore che colto alla sprovvista, indietreggiò inarcando un sopracciglio. <<Ho interrotto qualcosa?>> asserì la guerriera osservando le guance rosee dell’amica e leggendo un certo imbarazzo sul volto del Novizio. <<Solo la tranquillità, mia cara>>rispose repentinamente Reilhan ricomponendosi, <<È un bene che tu sia passata comunque>> si affrettò ad aggiungere << C’è qualcosa che vogliamo mostrarti!>>.  Xera abbandonò presto l’uscio e con due falcate raggiunse i due amici. Il suo aspetto tranquillo tuttavia incuteva un certo timore. Elesya si voltò mostrandole il sigillo e Xera inorridì. Involontariamente la sua mano salì fin sopra la spalla destra, lì dove era celato il marchio del sole e della luna. Xera allungò una mano in direzione di Elesya, e delicatamente sfiorò la runa apparsa alla base del suo collo. Una scossa pungente le percorse il corpo fin sopra la testa e indietreggiando si portò il più lontano possibile dalla sua amica. <<Che ti prende!>> domandò Reilhan perplesso ma Xera non seppe esternare le innumerevoli sensazioni che in quel momento l'avevano travolta. <<Ti prego, nascondilo>> le disse tremando ed Elesya ubbidì.  La guerriera si accasciò sul letto prendendosi il capo tra le mani e per un attimo sentì l’irrefrenabile impulso di piangere, che tuttavia ricacciò nello stomaco. <<Com’è successo>> domandò arrabbiata. << Non lo sappiano, forse un effetto collaterale dell’artefatto>> tentò di spiegare il Novizio preoccupato per la reazione della guerriera. Era chiaro che quell’argomento per lei era ancora una ferita aperta.  <<Maledizione!>> esclamò nervosa. << Se è così, Alamar dovrà risponderne a me!>> aggiunse ma Elesya le si avvicinò e prendendole le mani, la rassicurò <<Non è colpa sua Xera, ricordi? Anche lui è una vittima inconsapevole!>>Il tocco gentile della ragazza, tramutò la rabbia in dispiacere e presto Xera si ritrovò a fissare Elesya mostrandole quanto fosse in pena per lei. <<Preferirei che certe esperienze vi fossero risparmiate>> riuscì solo a dire e la maga si rannicchio sulla sua spalla, dandole e cercando allo stesso tempo, un po' di conforto. <<Andiamo da Murdar!>> affermò Reilhan prendendo le redini della situazione, <<Piangerci addosso non servirà a nulla>> e con quella frase s’inimicò le due ragazze per pochi istanti, almeno fin quando non le prese per mano, trascinandole nel lungo corridoio gremito di stanze numerate.

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