Oggi esce l'ultimo album di Yann Tiersen. Si intitola Dust Lane e il suo autore, purtroppo per lui, è conosciuto soprattutto per le colonne sonore firmate all'inizio degli anni Duemila, tra cui, naturalmente, quella di Il favoloso mondo di Amélie (che tra l'altro conteneva pezzi scritti anni prima e riarrangiati per l'occasione). Non che poi ne abbia scritte molte, né prima né dopo, al massimo uno si ricorda delle musiche per Goodbye Lenin!, eppure i suoni sognanti dei carillon di Amélie, quell'aria così parigina e bohemienne che esprimevano, rimangono tutt'ora segni indelebili di una certa idea di cultura medio-bassa del nostro tempo, inizialmente passaggi emozionanti e minimalisti, poi, a forza di ripetuti ascolti nelle pubblicità e nelle hall degli albergi, veri e propri cul de sac artistici o peggio ancora residui scaduti di cultura di massa, estetica trangugiata dal commercio e adottata dai servizi del Tg e dal popolo di Vasco Rossi. Insomma, Yann Tiersen ha davvero bisogno di essere conosciuto per quello che realmente vale, in quanto polistrumentista e compositore, autore di una musica piena e travolgente, qualcosa tra i guizzi intellettuali della Penguin Cafe Orchestra e la passionalità del post-rock melodico, con contaminazioni audaci e un maledettismo rabbioso. Dust Lane, per quanto ascoltato una sola volta, ha tutto questo, è pieno e coinvolgente (specie la prima parte di Ashes), ha una sezione strumentale di tutto rispetto (la Dust Lane Inc.), rodata tra l'altro in una lunga tournée in cui l'album è stato scritto, provato, perfezionato. Chissà che tra un po' non arrivi anche in Italiaa.
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Oggi esce l'ultimo album di Yann Tiersen. Si intitola Dust Lane e il suo autore, purtroppo per lui, è conosciuto soprattutto per le colonne sonore firmate all'inizio degli anni Duemila, tra cui, naturalmente, quella di Il favoloso mondo di Amélie (che tra l'altro conteneva pezzi scritti anni prima e riarrangiati per l'occasione). Non che poi ne abbia scritte molte, né prima né dopo, al massimo uno si ricorda delle musiche per Goodbye Lenin!, eppure i suoni sognanti dei carillon di Amélie, quell'aria così parigina e bohemienne che esprimevano, rimangono tutt'ora segni indelebili di una certa idea di cultura medio-bassa del nostro tempo, inizialmente passaggi emozionanti e minimalisti, poi, a forza di ripetuti ascolti nelle pubblicità e nelle hall degli albergi, veri e propri cul de sac artistici o peggio ancora residui scaduti di cultura di massa, estetica trangugiata dal commercio e adottata dai servizi del Tg e dal popolo di Vasco Rossi. Insomma, Yann Tiersen ha davvero bisogno di essere conosciuto per quello che realmente vale, in quanto polistrumentista e compositore, autore di una musica piena e travolgente, qualcosa tra i guizzi intellettuali della Penguin Cafe Orchestra e la passionalità del post-rock melodico, con contaminazioni audaci e un maledettismo rabbioso. Dust Lane, per quanto ascoltato una sola volta, ha tutto questo, è pieno e coinvolgente (specie la prima parte di Ashes), ha una sezione strumentale di tutto rispetto (la Dust Lane Inc.), rodata tra l'altro in una lunga tournée in cui l'album è stato scritto, provato, perfezionato. Chissà che tra un po' non arrivi anche in Italiaa.
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