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Year of the Goat: i dischi del 2015 secondo Metal Skunk

Creato il 23 dicembre 2015 da Cicciorusso

PRIMO POSTO

clutch psychic warfare
“Quello dei Clutch è un mondo rurale, giovane e forte, in cui gli uomini non si depilano le sopracciglia, non si fanno le fotine ma bevono birra e prendono a ceffoni le proprie donne quando parlano troppo. E tutti sanno che è giusto così. Un suono di basso grassissimo guida una band dalla pompa esagerata, quaranta minuti all killer no filler che sono una spremuta di virilità. Dare un seguito a una bomba come Earth Rocker non era una faccenda per niente facile”. (Stefano Greco)

SECONDO POSTO

Faith-No-More-Sol-Invictus

“Le condizioni per fare un nuovo album c’erano tutte, la band era pronta, rodata e in forma, la motivazione era quella giusta, l’ispirazione tutto sommato c’era. Nel complesso Sol Invictus è ciò che ci si poteva aspettare. Non sarà il miglior album dei Faith No More, semmai farà a braccio di ferro con Album of the Year per la palma di peggiore, ma al momento è l’unica cosa che si poteva fare: dare una prova di vitalità compositiva”. (Charles)

Motörhead-Bad-Magic

“Crescendo tutti noi abbiamo avuto periodi in cui il metal è stato messo da parte, è stato trascurato, ci siamo rivolti verso altri lidi, forse lo abbiamo addirittura rinnegato. Ma alla fine torniamo sempre da lui, perché il metal è come la fregna, è il nostro destino dal quale non possiamo stare lontani. È una cosa fisica, di base, di ipotalamo, di sangue”. (Il Masticatore)

TERZO POSTO

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“Ultimi romantici in un mondo in piena decadenza, gli High On Fire prendono l’assioma di Lemmy “se non piace ai tuoi genitori, allora va bene” e lo portano all’estremo. Luminiferous, come qualsiasi dei loro dischi precedenti, è un esercizio nel riportare il metal a casa, un lavoro la cui caratteristica fondante e irrinunciabile è quella di essere fastidioso e non importa certo che il risultato finale possa essere a tratti poco fruibile. Volume, feedback, distorsione. Rumore. È in primo luogo un discorso di integrità” (Stefano Greco).

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I Killing Joke non sono solo uno dei gruppi rock più influenti degli ultimi quarant’anni ma sono pure invecchiati meglio del 95% delle migliaia di band che hanno influenzato. Pylon è uno dei migliori dischi dell’ultima fase della loro carriera e si confermano colossali per classe, ispirazione e potenza evocativa. Qua dentro lo abbiamo recuperato un po’ tutti troppo a ridosso della stesura della playlist per avere il tempo di digerirlo e parlarne con cognizione di causa. Rimedieremo. (Ciccio Russo)

ALTRA ROBA CHE CI E’ GARBATA

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GOATSNAKE – Black Age Blues

“Dopo tre lustri di silenzio discografico pressoché totale (l’EP Trampled Under Hoof risale al 2004 e contiene solo tre brani inediti), Black Age Blues riprende il discorso dal punto esatto in cui il monumentale Flower of Disease l’aveva interrotto. E lo fa con una freschezza e una credibilità tali che il lasso di tempo tra i due dischi sembra poco più che un mero accidente cronologico. Un viaggio potente, apocalittico, estremamente cupo; uno scorcio della frontiera americana degno del miglior Cormac McCarthy”. (Enrico Mantovano)

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MY DYING BRIDE – Feel The Misery

Feel the Misery è musicalmente molto più carico di atmosfere gothic rispetto alla recentissima produzione ma sempre negativo, deprimente e definitivo. L’album inizia con un brano cimiteriale in memoria della morte del padre del cantante e prosegue con To Shiver In Empty Halls che è uno dei dieci pezzi più intensi mai scritti dai My Dying Bride che, da oltre vent’anni, scandiscono il nostro tempo che passa. Questo è l’obiettivo degli inglesi, farci sentire più vicini alla morte e allo squallore che ci circonda”. (Charles)

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UFOMAMMUT – Ecate

“Dai suoni più diretti, pesanti e aggressivi rispetto alle prove più recenti, Ecate segna un parziale ritorno alle origini per i piemontesi volanti. A furia di allargare le maglie della loro anima più space rock e psichedelica con Eve e i due Oro, deve essere stato naturale riallacciarsi alle asprezze sludge dei primi dischi, con una capacità espressiva, però, espansasi nel frattempo ai confini dell’iperspazio”. (Ciccio Russo)

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ENSLAVED – In Times

“Gli episodi minori della discografia recente degli Enslaved seguono un’evoluzione diversa rispetto a quella della discografia maggiore, diciamo così. In Times è, difatti, il figlio naturale di RIITIIR, di cui prosegue un cammino lungo ormai quasi venticinque anni e che vede i norvegesi proiettati senza freni verso un’unicità che continua a stupire non tanto da un punto di vista strettamente stilistico (di questo ormai non ci stupiamo più da parecchio) ma più che altro per il suo mantenere sempre livelli altissimi senza mai scadere”. (Roberto ‘Trainspotting’ Bargone)

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UNCLE ACID & THE DEADBEATS – The Night Creeper

The Night Creeper si piazza a metà fra l’immediatezza di Blood Lust e la malattia di Mind Control. Non ci sono evoluzioni particolari del sound, lo scarto di serietà è già avvenuto e quindi la differenza rispetto ai diretti concorrenti la fanno solo i pezzi. Pusher Man è tra le canzoni dell’anno e siamo quasi alla perfezione del genere: un mix esemplare quanto indefinibile di senso di pericolo, narcotici e presenza del maligno. È una questione inafferrabile di equilibrio e loro sembrano averlo trovato in questi mid-tempo fra nausea e giramenti di testa. Non credo sia una questione di formule, penso sia piuttosto un periodo di particolare ispirazione, godiamocelo finché dura”. (Stefano Greco)

CIOFECA DELL’ANNO

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“Moscio, tirato via e senz’anima, Repentless è il colossale atto di presunzione di un musicista convinto che fosse possibile portare avanti una delle più grandi band della storia del rock dopo la morte del suo compositore più dotato. Non mancano solo i pezzi, manca anche quell’inconfondibile botta emotiva che solo gli Slayer sono in grado di dare. E un disco degli Slayer senza la botta semplicemente non è un disco degli Slayer”. (Ciccio Russo)

L’ITALIA MIGLIORE

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Considerando fuori concorso gli Ufomammut perché sono alieni, Sermonize è probabilmente il miglior disco stoner/doom uscito dall’Italia nel 2015. I genovesi Isaak, rispetto alla loro precedente incarnazione (ovvero i Ghandi’s Gunn), suonano ancora più aggressivi e ruvidi, incorporando elementi che vanno dai Down ai Corrosion of Conformity. E dal vivo piallano tutto: se passano dalle vostre parti, non perdeteveli per alcuna ragione. (Ciccio Russo)

CONCERTO DELL’ANNO

MANOWAR @St. Jakobshalle, Basilea

Year of the Goat: i dischi del 2015 secondo Metal Skunk

“Hanno suonato impeccabili come sempre e sembrava anche che si divertissero. La gente era tutta contenta, cantava, alzava il segno del martello con gli occhi lucidi. Un tizio mi ha dato la sua birra senza nessun motivo. E poi è finito tutto. È sembrato durare cinque minuti, e invece sono state due ore pienissime”. (Roberto ‘Trainspotting’ Bargone)

GRUPPO DI SUPPORTO DELL’ANNO

GRIME

GRIME

“La discesa in un girone infernale popolato da eroinomani e violenti alcolizzati. Circle of Molesters (che trovate in streaming qui) è il nome della loro ultima fatica e mai titolo fu più azzeccato. Consigliatissimi a chi cerca la rappresentazione del marcio in musica”. (Manolo Manco)



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